C’è la fatta con uno solo voto di scarto (169, contro 168) ed è ora considerato, sotto il profilo politico “un morto che cammina”. Il Congresso dei deputati ha approvato il 27 la seconda manovra di austerita’ da 15 miliardi, un provvedimento, varato la settimana scorsa dal governo socialista del premier Jose’ Luis Zapatero, che prevede una riduzione del 5% in media degli stipendi degli statali, il congelamento delle pensioni, tagli alla spesa sociale e agli investimenti pubblici. Il governo e’ stato salvato dalla decisione dei nazionalisti catalani di optare per l’astensione. Con la manovra, la lunga luna di miele fra il governo socialista e i due grandi sindacati del paese, Ugt e Ccoo, è terminata. L’8 giugno è stato proclamato uno sciopero degli statali, che paralizzerà il Paese. E i leader di Ugt e Ccoo, ideologicamente vicini al governo, benchè riluttanti pensano ora allo sciopero generale, forse a fine giugno. Il Fmi intanto preme perchè Madrid proceda come promesso da Zapatero alla riforma del mercato del lavoro , con una disoccupazione è al 19%, e delle pensioni. Circa i citadini, serpegigia il malcontento in tuto il Paese. Il problema è dover rinunciare a quel benessere minimo garantito che il governo di Zapatero, con un welfare da paese scandinavo e un spesa pubblica in infrastrutture keynesiana, ha garantito a tutti durante i suoi 6 anni di governo. Questa austerità richiesta dall’Europa, non va proprio giù a nessuno, soprattutto a chi negli anni passati non ha approfittato dello sperpero del danaro pubblico, finito principalmente nel settore edilizio. Un taglio del 5 per cento, a partire dal prossimo luglio, agli stipendi dei dipendenti pubblici significa togliere, ad esempio, 1.200 euro l’anno ad una famiglia in cui entrambi i coniugi lavorano per lo Stato. Il caso più diffuso è quello di due insegnanti che guadagnano in media meno di 1.500 euro al mese ciascuno. Epurre il denaro da reperire per la Spagna, è molto meno dei 24 miliardi richiesti al nostro Paese, il cui leader continua a lanciare messaggi rassicuranti. Altro problema per Zapatero è che ieri, a mercati chiusi, Fitch ha tagliato il rating sovrano della Spagna da AAA a AA+, mantenendo l’outlook stabile e riducendo a F1+ anche il merito di credito a breve termine, segno che non si fida della forza del governo di varare il piano e affrontare la crisi. Inoltre, a pesare, dice una nota di Fitch, sarà anche il mercato del lavoro poco flessibile e la ristrutturazione delle casse di risparmio. Tutti impegni da onorare che probabilmente – stima l’agenzia di rating – faranno lievitare il debito al 78% del Pil entro il 2013. Ha mille problemi Zapatero, tuti urgenti e necessitanti il massimo impegno, tanto da aver annullato, il 27, il previsto incontro in Brasile con il Presidente Lula, nel corso del Terzo Forum dell’Alleanza delle civiltà organizzato a Rio de Janeiro per ieri ed oggi, poichè, così ha detto ufficialmente, per essere presente in occasione del Consiglio dei Ministri svoltosi ieri, su cui si è discusso di un urgente progetto di riforma del diritto del lavoro in Spagna. Il preoccuato e “diminuito” leader spagnolo, doveva avere un colloquio con Lula e il primo ministro portoghese José Socrates in occasione del suo soggiorno in Brasile, in quanto la Spagna è, con la Turchia, all’origine dell’idea dell’Alleanza delle civiltà, che mira ad avvicinare i mondi occidentali musulmani, lanciata nel 2005, un anno dopo gli attentati islamisti di Madrid. Zapatero si farà sostituire a questa riunione dal suo ministro degli Esteri, Miguel Angel Moratinos e cercherà di rianimarsi e rescutarsi quanto a credibilità politica, per sollevare la Spagna da questa “prognosi riservata”.
Carlo Di Stanislao
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