Ha 31 anni la legge che, in Italia, riconosce alle persone transessuali la loro condizione. Dopo una mobilitazione del Movimento Italiano Transessuali e dei Radicali, che sensibilizzo’ l’opinione pubblica sulla questione, si arrivo’ infatti alla legge 164 del 14 aprile 1982. Questa legge riconosce alle persone transessuali la loro condizione e ne riconosce anche il ‘sesso di transizione’.
La legge, all’art.3, stabilisce che ”il tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico, lo autorizza con sentenza. In tal caso il tribunale, accertata la effettuazione del trattamento autorizzato, dispone la rettificazione” dei dati anagrafici. In teoria, rilevano gli esperti, nel caso il medico non ritenga necessario l’intervento chirurgico per raggiungere l’equilibrio del soggetto, in Italia e’ possibile comunque ottenere il cambiamento dei dati anagrafici, come ha chiarito una sentenza del Tribunale di Roma nel 2012. Nei fatti, pero’, si e’ sempre data una interpretazione rigida della legge e si e’ dunque sempre ritenuto necessario l’intervento chirurgico al fine dell’adeguamento all’anagrafe.
Le persone che hanno concluso, da un punto di vista legale, la transizione da un sesso all’altro possono sposarsi ed adottare.
Dal punto di vista clinico, il disturbo dell’identita’ di genere e’ catalogato fra i disturbi mentali del DSM-IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). Secondo il DSM-IV, tra i criteri diagnostici per identificare tale disturbo il fatto che il soggetto ”si identifica in maniera intensa e persistente con individui di sesso opposto”. Inoltre, ”deve esserci l’evidenza di una condizione di malessere persistente o di estraneita’ riguardo al proprio sesso biologico” e un ”disagio clinicamente significativo o compromissione in ambito sociale, lavorativo e nelle relazioni interpersonali”. Su tale questione, pero’ il dibattito e’ aperto: ”E’ sbagliato considerare il disturbo di identita’ di genere come disturbo mentale – afferma il direttore generale dell’ospedale S.Camillo-Forlanini di Roma Aldo Morrone – e su questa linea sono concordi molti esperti a livello internazionale. L’auspicio e’ dunque quello di una revisione, al piu’ presto, del DSM-IV”.
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