Non ha mai detto, né si è mai sognato di farlo, citando Ayn Rand: “Ostentare la propria intelligenza è una cosa volgare, ancor più volgare che mostrare la propria ricchezza” ed è odiato, si dice, perché dal nulla è giunto al successo e alla ricchezza e perché, senza ipocrisie, ha dichiarato: “non pagherei mai una bottiglia di vino 30mila euro, ma se c’è qualcuno che la vuole io gliela vendo”. A Matrix, qualche giorno fa, davanti a tre milioni di telespettatori, ha raccontato con toni asciutti quello che è successo con il suo yacht, con abbordaggio in diretta come in un reality show e moglie (la Gregoracci) e figlio, messi alla porta, senza neanche poter prendere i pannolini (ma i soldi per una suite nel più lussuoso hotel del luogo, certamente sì). Un gran clamore che ha fatto il giro del mondo, amplificato da analoga e immediatamente successiva sorte, toccata alla presidente dell’Expo e del suo omonimo gruppo farmaceutico, Diana Bracco, denunciata, pare, per evasione e con carte della sua barca di 40 metri anch’esse andate alla Procura di Genova. Il crimine fiscale contestato è l’evasione dell’accisa sui carburanti e dell’iva, con in più l’utilizzo delle società di charter al solo scopo di beneficiare degli sconti fiscali, mentre le barche sono di uso esclusivo di Briatore e della famiglia Bracco. Flavio Briatore ha contestato pubblicamente le modalità del sequestro, denunciando in particolare che uno degli ufficiali della Guardia di Finanza, durante la perquisizione, ha fatto salire a bordo moglie e figlio per un “giro turistico”. Ora il Giornale e altre testate dicono che la Guardia di Finanza ha difettato di sobrietà e ancora, affermando che clamore può nuocere alla nostra economia, dal momento che il mondo è pieno di porti che accolgono senza troppe storie i ricchi del pianeta, se vengono fatti scappare dai nostri (stessa cosa per la tassa ai ricchi di Sardegna, due anni or sono). Il 28 maggio, a Bisceglie, Fiorello, in accappatoio paiettato, ha preso in giro non solo Briatore, ma l’Italia che hai personaggi come lui tripudia tanta importanza. A Matrix, offesi da tante menzogne, Briatore e la bellissima Gregoraci hanno spiegato i loro punti di vista; così il noto imprenditore che si è soffermato sui capi di accusa rivolti nei suoi confronti, rilevando più volte che i suoi investimenti, compresa l’imbarcazione in questione, hanno lo scopo principale di creare posti di lavoro e i suoi continui sforzi sono rivolti soprattutto a favore dei suoi dipendenti, per garantire una continuità di lavoro e quindi di stipendi; mentre la splendida consorte ha ricordato le sue semplici origini e la totale comprensione nei confronti della maggioranza degli italiani, compresi suo padre e sua sorella, che lavorano in cambio di soli 1.000 euro al mese, con tutte le difficoltà, comuni a tanti, di arrivare a fine mese. Sempre dalla stampa apprendiamo che Briatore, oltre a quelli per lo yacht, ha altri grattacapi, come il megacentro turistico che sta realizzando con Marcello Lippi. E certamente ci si attende il silenziatore sulla vicenda, per non nuocere sull’umore e la tranquillità del CT, che certo porterà nuovi sogni nell’animo di tanti tifosi italiani, che campano anche con meno di 800 Euro, ma vogliono sognare che una partita li possa, infine, riscattare. Vittorio Emanuele II, dopo l’unita d’Italia, disse: Ci sono due modi per governare gli italiani: con le baionette o con la corruzione e, credo, per una volta avesse ragione, anche se, in Italia, fra leggi, leggine, grida e scappatoie, si trova sempre il modo di salvare i potenti. E’ accaduto per Valentino Rossi, accadrà per Briatore e, certamente anche per Diana Bracco, il cui fascicolo sullo “Ifg Only”, è all’esame della Procura di Genova, poiché, secondo la finanza, il panfilo, registrato a Sanremo e ormeggiato ad Antibes in Costa Azzurra, veniva usato privatamente dai Bracco, eludendo così le aliquote fiscali. I legali di Briatore e della Bracco, diranno chele accuse sono infondate e che è il noleggio assoggettato alle imposte, per cui non vi è alcuna irregolarità. E, vedrete, avranno ragione.
Carlo Di Stanislao
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