Gin&Genio, le liriche di Dan Fante

Taxi puzzolenti a New York, donne e debiti, bourbon e il fantasma del vecchio, Point Dume e una famiglia ingombrante. Il mondo poetico e letterario di Dan Fante è sempre contiguo a quello reale. Figlio d’arte, il papà è quel gigante che risponde al nome di John, Fante junior viene riproposto in Italia con una […]

Taxi puzzolenti a New York, donne e debiti, bourbon e il fantasma del vecchio, Point Dume e una famiglia ingombrante. Il mondo poetico e letterario di Dan Fante è sempre contiguo a quello reale. Figlio d’arte, il papà è quel gigante che risponde al nome di John, Fante junior viene riproposto in Italia con una raccolta di poesie, “Gin & genio”, appena pubblicata dalla nuova casa editrice Whitefly press (160 pagine, 15 euro). La traduzione dall’americano è di Gabriella Montanari, anche direttrice editoriale della Whitefly press.

“Nonostante l’alcol, la droga, la miseria e la disperazione, Dan Fante”, si legge nella seconda di copertina a firma Fernanda Pivano, “ha conservato la purezza d’animo del padre e attraverso la sua poesia ci racconta splendide storie”.

Sì, sono splendide le storie di Dan, e non solo perché lo diceva la Pivano. Talvolta racchiuse in poche righe come queste: “Quando penso a papà – oggi / oggi che è davvero famoso / e la gente finalmente dice di lui / quello che lui già sapeva / e diceva a tutti trent’anni fa / mi rendo conto che non ha mai dubitato del suo genio / che la sua rabbia e le sue amarezze / erano guerre contro la vita / piccole esplosioni nucleari non rivelate / un modo per marcare il territorio / Per papà non faceva differenza / La vita era una gran puttana”.

La famiglia, il padre John, il fratello Nick (genio della Nasa, morto investito come un cane, mentre ubriaco barcollava in strada), la madre Joyce Smart (nome e cognome tutto un programma), e poi la casa a forma di Y di Point Dume, vicino Los Angeles, e la vita esagerata, tra eccessi di ogni tipo, sono il corollario di una poesia under, under, underground. “L’unica cosa che so”, scrive Dan Fante nella poesia dedicata al fratello Nicholas Joseph, “è che eri pieno di gin e di genio / miserabile, triste e con un carattere di merda”.

Il titolo di questa raccolta spiega bene la sensazione di trovarsi di fronte a un grande autore che, come tutti i grandi, non crede mai fino in fondo alla sua arte, e confessa spesso nei versi tutti i suoi dubbi: ci si trova davanti a un genio, ma c’è bisogno di un po’ di gin.

Paolo Di Vincenzo

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