“Un affare di stato sulla pelle dei migranti”. È questo il titolo del pezzo sul numero 151 di Altreconomia in cui si racconta il mercato nero che si cela dietro ogni sanatoria. Nel 2012 la regolarizzazione dei migranti è valsa allo Stato un tesoro da 134 milioni di euro, incassati solo grazie all’apertura della pratica per uscire dal mercato del lavoro nero. Quante di queste domande però andranno a buon fine? Le stime dicono una su tre. E nel 90 per cento dei casi il documento non idoneo, causa del no delle Prefetture alla regolarizzazione, è la prova di permanenza in Italia a partire dal 31 dicembre 2011. Una “carta” che a sanatoria in corso i sindacati avevano fortemente criticato. Questo è solo uno dei passaggi farraginosi della domanda di emersione che creano il business dei documenti falsi. Pur di ottenere un pezzo di carta, i migranti sono disposti anche a pagare 10mila euro.
Protagonisti delle truffe sono personaggi spesso insospettabili, dal pensionato all’ex poliziotto, fino a falsi cooperanti internazionali, racconta Altreconomia. Come Bashir Ali, un somalo che si fingeva collaboratore del World food program ma che in realtà lavorava per Banje, un trafficante di uomini somalo a capo di un’organizzazione che trasportava migranti dall’Africa fino al Nord Europa. Eppure questi traffici non lasciavano alcuna traccia, nemmeno economica: i pagamenti erano effettuati tramite hawala o hundi, due sistemi di money trasfer “paralleli”. E su questo mercato, secondo il dato del Global Financial Integrity riportato da Altreconomia, nella prima decade degli anni 2000 sono transitati 5.860 miliardi di dollari verso 150 Paesi. (lb- RS)
Altreconomia: regolarizzazione, “un affare di stato sulla pelle dei migranti”
“Un affare di stato sulla pelle dei migranti”. È questo il titolo del pezzo sul numero 151 di Altreconomia in cui si racconta il mercato nero che si cela dietro ogni sanatoria. Nel 2012 la regolarizzazione dei migranti è valsa allo Stato un tesoro da 134 milioni di euro, incassati solo grazie all’apertura della pratica […]
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