L’Aquila, affama randagi: gli animalisti minacciano ricorso al Tar

Ci sono persone che hanno deciso di rimanere a L’Aquila, per amore, per lavoro, per vigilare e per tantissimi altri motivi, ma oggi diventa sempre più difficile capire le scelte dell’amministrazione comunale. Ormai il consiglio comunale sembrerebbe irremovibile sul divieto di dare da mangiare agli animali randagi, tanto che l’ordinanza del 22 luglio è stata […]

Ci sono persone che hanno deciso di rimanere a L’Aquila, per amore, per lavoro, per vigilare e per tantissimi altri motivi, ma oggi diventa sempre più difficile capire le scelte dell’amministrazione comunale. Ormai il consiglio comunale sembrerebbe irremovibile sul divieto di dare da mangiare agli animali randagi, tanto che l’ordinanza del 22 luglio è stata rinominata “affama randagi”. Sì, sembrerebbe che fra tutti i problemi della città: scarsa o inesistente illuminazione, strade dissestate, abusivismo, lavori in corso per megarotatorie sproporzionate, ricostruzione lenta, infiltrazioni della criminalità organizzata, sarebbe prioritario il decoro urbano deturpato da cani e gatti.
L’8 agosto gli animalisti hanno protestato davanti al consiglio comunale dove sono stati raggiunti dal sindaco Cialente che ha ribadito che non ci sarà nessun ripensamento. Successivamente gli animalisti, con un gesto di disobbedienza civile, hanno distribuito cibo al Parco del castello, nonostante sia prevista una multa fino a 500 euro per i trasgressori dell’ordinanza. Ci sono molti cani che stanziano nel centro storico, ma anche nei quartieri della periferia, e riescono a sopravvivere grazie all’umanità di chi dà loro da mangiare: associazioni e singoli cittadini. Invece di vietare la loro sopravvivenza, il comune avrebbe dovuto fare una campagna di sensibilizzazione per la loro adozione, per la sterilizzazione, così come prevede la legge 281 del 1991.
L’ordinanza affama randagi è palesemente in contrasto con la normativa nazionale, infatti le associazioni animaliste hanno minacciato ricorso al Tar: ciò significherà anche intasamento del tribunale per un provvedimento capriccio del comune aquilano e dispendio di denaro pubblico.
Ma la cosa più deprimente è che questa ordinanza va nella direzione dell’egoismo sociale, e che colpendo gli animali mette un altro tassello alla disumanizzazione del nostro vivere collettivo.
Pertanto chiediamo al sindaco e a tutta la sua giunta di revocare l’ordinanza affama randagi.
I primi firmatari: Samanta di Persio, Nicoletta Bardi, Filomena Cioppi, Alessandro Sirolli, Anna Tellini, Nadia Tarantini, Pierangelo Serio, Tina Massimini, Paolo Perna, Rezakhan Mohammad Ali, Rosalba Belloni, Umberto Giancarli, Daniela Stecca, Luigi Stringini, Laura Copersino, Paola Prosperini, Paola Mattioli, Mauro Cedola, Eugenio Carlomagno, Patrizia Tocci, Lucio Capri, Carmine Aleandri, Annabella Pace, Fabrizio Mancini, Giuseppina Sidonio, Antonella Trinchini, Anna Maria Cesarini, Carla Finarelli, Piera Pasquini, Antonella Lattanzi, Gianluca Biscio, Tiziana Lattanzi, Ernesto Metelli, Jacopo Esposito, Clementina Moro, Alessia Cicino, Matteo Marchetti, Alberto Aleandri, Elisabetta Aleandri, Pina Lauria, Maria Pia Di Giorgio, Maria Pelliccione, Rosaria Pelliccione, Gianluca Bertolini, Vincenzo Rosa, Marina Rosa, Ugo Rosa, Guido Roli, Andrea Pelliccione, Maria Pia Tobia, Federico Paci, Rita Virgili, Monia Esposito, Giuliano De Angelis, Giuliano Esposito, Sergio Calligaris, Fausto Appia, Candida Spaziani, Caterina Appia, Gabriella Pietropaoli, Conte Generosa, Tommaso Appia, Lucy Irvine, Marcello Gallucci, Antonietta Spinelli, Valerio Epifano, Roberto Epifano, Gabriele Epifano, Vincenzina Aureli, Giulio Panella, Sebastiano Santucci, Antonella Santucci, Anna Maria Barile, Paolo Alloggia, Paolo Giancola, Alessandra Giancola, Francesca Frenda, Paolo Tomassi, Giulia Tomassi, Isabella Tomassi, Giovanna Di Carlo, Loretta Del Papa, Grazia Malatesta, Lilli Centofanti, Maura Viscogliosi, Anna Iorio, Paolo Iorio, Anna Maria D’Angelo, Antonietta De Felice.

Nicoletta Bardi

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