“In una caverna sotto terra viveva uno Hobbit”(J.R.R. Tolkien). Felice Equinozio d’Autunno AD 2013. Buon 76mo compleanno a Bilbo e Frodo Baggins, gli Hobbit che piacciono a Papa Francesco. Domenica 22 Settembre 2013 alle ore 22:44 (CEST) inizia l’Autunno che dura 89,842 giorni. Il Sole attraversa l’equatore celeste. Ciò significa che il giorno e la notte dovrebbero avere la stessa durata (equinox).Comincia ufficialmente la stagione primaverile per l’emisfero australe di Papa Francesco. Il 25mo giorno celtico del mese di Edrini segna la fine dell’estate boreale e, con l’aumento dell’attività solare (verso il massimo), l’avvio delle più spettacolari aurore polari in pieno massimo solare 2013. “Equinozio” è una parola che deriva dalla lingua latina: significa “notte uguale” al giorno. La nostra civiltà poggia sui valori e sulle regole che rispecchiano quelle del Cielo. Gli astronomi definiscono matematicamente e fisicamente l’equinozio come il preciso istante in cui il Sole raggiunge uno dei due punti d’intersezione dell’eclittica (il percorso del Sole nel cielo) con l’equatore celeste (equatore della Terra proiettato nel cielo). Un punto d’intersezione è localizzato nella regione occidentale della costellazione della Vergine: il Sole l’attraversa ogni anno determinando nell’altro emisfero l’inizio della Primavera australe. L’altro punto di intersezione è localizzato nella regione orientale della costellazione dei Pesci, precisamente la zona che il Sole attraversa all’equinozio di Primavera, superando finalmente l’equatore e conquistando nella sua “risalita” l’emisfero boreale per dare inizio ad un nuovo ciclo di rinascita, appunto primaverile. Tutto questo grazie all’iniziativa congiunta della Terra e della Luna! Un sistema davvero speciale, creato da DIO per funzionare perfettamente. Il 22 Settembre è una data importante che segna sul calendario fantastico della Terra di Mezzo, il compleanno di Bilbo e Frodo Baggins, due dei protagonisti del famoso romanzo “Il Signore degli Anelli” del Professor J.R.R. Tolkien. Bilbo è anche l’eroe de “Lo Hobbit – La riconquista del Tesoro”, il capolavoro “prequel” di Tolkien che il regista Peter Jackson, 75 anni dopo la pubblicazione del romanzo, ha magistralmente diretto nella sua nuova pellicola cinematografica in 3D, Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato”(http://the-hobbit-movie.com/; www.thehobbitblog.com/) con le magistrali sonorità immortali del compositore Howard Shore. Dopo il successo del primo capitolo, è in arrivo il secondo grande film, Lo Hobbit – La desolazione di Smaug, della una nuova trilogia basata sul romanzo del professore cattolico britannico J.R.R. Tolkien che definisce gli hobbit “minuscoli esseri dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari”, timidi, capaci di “sparire veloci e silenziosi al sopraggiungere di persone indesiderate” con un’arte che sembra magica ma è “unicamente dovuta a un’abilità professionale che l’eredità, la pratica e un’amicizia molto intima con la terra hanno reso inimitabile da parte di razze più grandi e goffe”, quali gli uomini. Peter Jackson, premio Oscar proprio grazie all’acclamata e pluripremiata saga de “Il Signore degli Anelli” ha filmato molti dei protagonisti, Gandalf compreso, che già erano presenti nella prima grandiosa trilogia. Avvincenti e spettacolari sono i trailer ufficiali del kolossal, Lo Hobbit – La desolazione di Smaug, che uscirà nei cinema italiani il 12 Dicembre 2013, il giorno dopo negli Usa. Dopo essere miracolosamente scampati, grazie all’aiuto delle Aquile, a un’imboscata degli orchi capitanati da Azog il Profanatore, Gandalf, Bilbo, Thorin e la piccola compagnia di nani si rimette in viaggio alla volta della Montagna Solitaria, un tempo sede della capitale del regno di Erebor, ora dimora del terribile drago Smaug. La Warner Bros Pictures Italia, infatti, distribuisce “Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato”(The Hobbit: An Unexpected Journey) nei cinema italiani in contemporanea con la distribuzione statunitense del film. Sulla Terra gli equinozi di Marzo e Settembre sono i due giorni dell’anno nei quali le ore di luce e di oscurità sono “eguali” nel corso delle 24 ore. La definizione chiaramente teorica di lunghezza del giorno si riferisce all’intervallo di tempo fra due intersezioni temporalmente consecutive del centro apparente del disco solare con l’orizzonte del luogo geografico terrestre. Con questa definizione “pura”, la lunghezza del giorno risulterebbe di 12 ore. Ma, in realtà, grazie agli effetti di rifrazione atmosferica, il semidiametro e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del giorno ecceda quella della notte. Agli equinozi, intesi come giorni di calendario, il Sole sorge quasi esattamente ad Est e tramonta quasi esattamente ad Ovest. “Quasi” in quanto l’equinozio è un preciso istante che può, al massimo, coincidere con uno dei due eventi, ma non prodursi due volte nell’arco di 12 ore. Chiaramente sulla Terra quando il Sole “attraversa” l’equatore celeste nel punto in cui l’eclittica interseca l’equatore celeste siamo agli equinozi. Ai solstizi il Sole ha la massima declinazione (positiva o negativa) e quindi la massima distanza angolare dall’equatore celeste. Ai solstizi il Sole è, cioè, nel suo punto più alto o più basso rispetto all’equatore celeste. Tutto dipende dal fatto che l’asse terrestre, a causa dei ben noti “catastrofici” eventi primordiali di formazione planetaria, dopo il Grande Impatto di circa 4 miliardi di anni fa, è inclinato di 23°,27′ rispetto alla normale al piano orbitale (eclittica). E poiché l’equatore è perpendicolare all’asse terrestre, sulla sfera celeste i due piani (equatore celeste ed eclittica) sono inclinati proprio di 23°,27′ determinando il fatto che il Sole, nel suo moto apparente, cambi sempre angolazione rispetto all’equatore celeste. Quando, sempre nel suo moto apparente, generato dai moti della Terra, il Sole si trova nell’intersezione dei due piani i suoi raggi incidono perpendicolarmente sull’equatore terrestre (equinozi). Quando, invece, si trova nel punto più alto rispetto all’equatore celeste (massima declinazione) i raggi raggiungono perpendicolarmente il tropico del cancro (solstizio estivo). La Festa dell’Equinozio d’Autunno, un appuntamento molto importante nel calendario celtico, era nota come Alban Elued, la festa della Luce dell’Acqua. Oggi, in ossequio alla tradizione ed alla spending review della “economia del debito” (amara medicina somministrata agli Italiani per contrastare il malaffare politico-amministrativo così diffuso nel Belpaese da far venire il mal di testa!) si mobilitano le organizzatori di Associazioni culturali, Pro-Loco ed Amministrazioni comunali d’Italia: è l’occasione per valorizzare il territorio e le risorse turistiche delle piccole comunità montane. Da cristiani cattolici, fedeli al magistero della Chiesa Cattolica Apostolica Romana (il serafico San Francesco d’Assisi nel suo meraviglioso Cantico delle Creature ha celebrato la bellezza dell’Universo come l’Opera di DIO e non di futuribili Ingegneri amorali) la riscoperta della festa dell’Equinozio d’Autunno significa soprattutto riportare al centro dell’attenzione dei cittadini, il rispetto per l’Universo, il Creato, la Natura e l’Ambiente che ci circonda, con lo stesso amore che per la Natura avevano le popolazioni antiche. Come insegna Papa Francesco. Le iniziative scientifiche e folcloristiche servono, senza rischi di scivoloni nel sincretismo e nell’eresia, a recuperare e valorizzare, da cristiani e non da pagani, le risorse tipiche territoriali, le intelligenze e i prodotti della madre terra, creando veri posti di lavoro a tempo indeterminato. La Festa dell’Equinozio d’Autunno vuole essere l’occasione per perseguire obiettivi più nobili, per valorizzare l’Astronomia ma anche la cultura popolare, creando un percorso storico-turistico sui genersis tra le nostre contrade d’Europa. Siamo di origini italiche (anche se il Cinema italiano paradossalmente lo ignora!) ma nulla esclude che si possa creare un ponte nella storia con gli antichi Celti d’Europa (anche grazie all’Astronomia ed alla Letteratura) per attirare investimenti utili alla realizzazione di “centri” di valorizzazione storica, artistica, scientifica ed archeologica in Abruzzo. Perché contatti e contaminazioni tra i due popoli, vi furono come sembra suggerire il film di Peter Jackson. La Festa dell’Equinozio d’Autunno, allora, può aiutare a riscoprire le antiche tradizioni che avevano nella Natura e nel suo rispetto, il centro di tutto, a cominciare dal focolare domestico nelle comunità ancestrali, celtiche e italiche prima; etrusche latine e cristiane poi. Ed allora la magia si ripete: il Sole scende, le tenebre iniziano a prevalere sulla luce. “Luce dell’Acqua – annunciavano i Celti nei loro villaggi – perché l’acqua rappresenta l’oceano cosmico in cui il Sole dimora nella parte calante dell’anno”. Insomma, un altro momento del calendario antico in cui i confini fra mondo visibile e quello invisibile si facevano molto sottili, comunque molto vicini alla festa di Halloween del 31 Ottobre. Alban Elued rappresentava sia per i Celti sia per gli Italici la fine del raccolto. Dava inizio alla ricerca di frutta e uva per produrre vino. È il tempo della Vendemmia nelle nostre campagne, i profumi delle uve avvolgono mille paesi. È festa. Ed allora immaginiamoceli i vecchi druidi dei vicini villaggi che, con la sacca in spalla, entravano nei selvaggi boschi per trovare radici ed erbe aromatiche bagnate dalla preziosa rugiada. Alla ricerca di medicamenti e pozioni utili alle comunità. Una scena non molto diversa da quella che viviamo ai nostri giorni, alla ricerca spasmodica di vaccini retro-virali trivalenti per sconfiggere le nostre paure, compresa la nuova influenza alle porte. Anche il mondo dell’Astronomia è in fermento. La mappa interattiva degli eventi organizzati in tutti i continenti della Terra illustra in modo inequivocabile come centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo rivolgono lo sguardo alla Luna nel corso della stessa notte. Ognuno dovrebbe osservare la Luna al binocolo ed al telescopio almeno una volta nella vita. Questo è l’obiettivo perseguito dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e dall’Unione Astrofili Italiani, promotori dell’edizione italiana della InOMN. L’UAI ha invitato le associazioni aderenti ad organizzare dei “Moonwatch party”, serate osservative nelle quali grazie agli astronomi sarà possibile per chiunque accostarsi ai telescopi puntati verso il nostro satellite naturale. Non c’è che l’imbarazzo della scelta per cercare le iniziative più vicine alla propria città per imparare a riconoscere le principali formazioni lunari: mari, catene montuose e crateri. La Luna nella fase del Primo Quarto e Ultimo Quarto è particolarmente suggestiva per l’osservazione dei crateri distribuiti lungo il terminatore, la linea che divide la parte illuminata del disco lunare da quella oscura. La luce solare radente disegna ombre nettissime sulla Luna che consentono di percepire con la massima chiarezza i contorni dei crateri e i principali rilievi. Nel Primo Quarto le direzioni Terra-Luna e Terra-Sole formano un angolo di 90 gradi e metà dell’emisfero rivolto alla Terra è illuminato: la Luna sorge sei ore dopo il Sole ed è visibile nella prima parte della notte. Un po’ di malinconia accompagna le osservazioni che sono dedicate alla memoria del grande astronauta Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna, scomparso nel 2012. Osserviamo, dunque, il Mare della Tranquillità dove si trova non solo la celebre impronta di Armstrong che testimonia quel “grande balzo per l’umanità”, ma anche la sezione di lancio del modulo lunare Aquila con gli esperimenti scientifici, la bandiera americana e la targa ricordo dell’Apollo 11 della Nasa. La notte dell’equinozio offre l’occasione per dare ancora uno sguardo agli astri delle costellazioni tipicamente estive, mentre ad oriente sarà già possibile individuare quelle che domineranno la volta celeste nei prossimi mesi. Osservare al telescopio la Luna è sempre una grande emozione. È l’oggetto astronomico più grande e vicino alla Terra con una distanza media di 384.400 chilometri (non sarà così per sempre, perché il nostro satellite naturale si allontana di 4 centimetri l’anno!) ossia poco più di un secondo-luce: guardando la Luna (basta un pollice per coprirla, idem la Terra dalla Luna) si ha la sensazione di poterla toccare, di viaggiare tra i crateri, i mari ricoperti di Regolite, gli Appennini e le Alpi seleniche. Se l’illuminazione è migliore per poterla osservare, la luce, incidendo lateralmente, crea un gioco di ombre che mette in rilievo i particolari della superficie. Quando la Nasa propose nel 2010 l’istituzione di un International Moonwatch Party immediatamente l’Italia aderì con entusiasmo all’iniziativa che fu un’importante occasione di incontro e collaborazione tra i ricercatori e gli scienziati dell’Inaf e gli astrofili riuniti nell’UAI. Nel quarto anno della manifestazione, sono migliaia in tutto il mondo gli Osservatori, i centri di cultura scientifica e le piazze dei Comuni più sensibili (anche nella lotta all’inquinamento luminoso, applicando le leggi!) dov’è possibile osservare la Luna nelle migliori condizioni. E sono già molte centinaia i punti di osservazione in Italia e in Europa. Fu il compianto astronomo Franco Pacini, poco prima della prima edizione del 2010, a suggerire l’immagine suggestiva perfetta di un evento il cui “obiettivo è quello di far osservare almeno una volta la Luna al telescopio a tutti gli abitanti della Terra”. In Pace, senza più guerre, discordie e conflitti, con la Volontà e la Benedizione di DIO. Sarebbe un risultato grandioso se nel XXI Secolo ciò gradualmente fosse raggiunto attraverso anche quest’imponente azione di promozione, inculturazione e diffusione capillare dell’Astronomia alle popolazioni di tutti i Paesi del mondo. Al Primo Quarto, verso il terminatore (la linea che separa la luce dal buio) ci sono molte formazioni montuose e crateri facilmente osservabili, anche da un buon binocolo o da un piccolo telescopio con soli 15-20 ingrandimenti. I gruppi montuosi denominati gli Appennini e le Alpi sono facilmente visibili proprio vicino al terminatore. Tra questi due gruppi montuosi si può osservare il cratere denominato Archimede ma anche tanti altri più piccoli presenti in quell’area. Il centro del nostro satellite è dominato dal Mare della Tranquillità dove allunò il modulo lunale (LEM) Aquila dell’Apollo 11 il 20 Luglio 1969. Sempre verso il terminatore è possibile osservare tanti altri crateri: Hipparcus, Albategnus, Alphonsus, Arzachel. Meglio munirsi di una cartina lunare: ve ne sono disponibili on line di tutti i tipi, dimensioni e qualità scaricabili, grazie alle “App”, anche da iPhone, iPad, iPod Touch et similia. Per non far diventare questa occasione di avvicinamento all’Astronomia solo una mera curiosità passeggera, ma consentire anche un certo approfondimento, è bene soffermarsi al telescopio per riuscire a riconoscere qualche formazione montuosa e qualche cratere. Una delle attività didattiche più interessanti, ma che richiede un po’ di tempo e precisione, è la misurazione dell’altezza delle montagne attraverso la lunghezza delle ombre. Basta fare una buona foto e determinare l’altezza del Sole sull’orizzonte lunare nel punto oggetto di misurazione. Con un po’ di trigonometria elementare si può calcolare facilmente l’altezza di alcuni picchi degli Appennini. È un piccolo risultato scientifico che, per uno studente, può essere molto efficace. Le immagini straordinarie del nostro meraviglioso satellite ripagano mille volte il gesto. Le Nazioni Unite sono in prima linea nella promozione della cultura astronomica mondiale. Stonehenge, le Piramidi di Giza e il Battistero di Parma, ad esempio, fanno tutti parte della lista pubblicata dall’Unesco il 24 Agosto 2012 nel nuovo portale del Patrimonio Astronomico in occasione della XXVIII Assemblea Generale dell’International Astronomical Union (IAU) di Beijing in Cina. L’intento è quello di preservare e promuovere i siti e i reperti che testimoniano l’interesse plurisecolare dell’Umanità verso il cielo e gli astri, considerato dall’Unesco “una prerogativa umana, un aspetto vitale della cultura che accomuna tutte le epoche, le aree geografiche e le tipologie sociali”. Poco meno di 150 milioni di chilometri ci separano dal Sole. Questo è un dato da tempo assodato. Ma durante la 28ma Assemblea Generale dell’IAU, tenutasi a Pechino, gli astronomi di tutto il mondo hanno rivisto leggermente il valore di questa distanza, un’unità di misura molto usata in Astronomia, appunto l’Unità Astronomica (A.U.), anche nella caccia ai pianeti extraterrestri. Il nuovo valore è di 149.597.870.700 metri. Con la misura esatta di questa distanza, si è conclusa una diatriba scientifica che durava ormai sin dal lontano 1672 quando l’astronomo italiano Giovanni Cassini misurò la distanza Terra-Sole grazie alla collaborazione del suo collega Jean Richer. I due osservarono Marte (prossimo all’incontro con la Cometa Ison il 1° Ottobre 2013) da due posizioni diverse e, misurando la parallasse (o differenza angolare) tra le due osservazioni, calcolarono indirettamente la distanza della Terra dal Sole. Nel corso dei secoli, grazie all’evolversi delle strumentazioni, le osservazioni e le misurazioni si fecero più accurate, ma fino alla metà del XX Secolo il metodo della parallasse era l’unico possibile per le misurazioni all’interno del Sistema Solare. Con il passare del tempo la misura divenne più precisa, utilizzando anche il calcolo della massa della nostra stella madre. L’avvento della Relatività di Albert Einstein ( implica, tra le altre cose, che la Gravità curva lo spaziotempo, per cui lo spazio e il tempo sono relativi alla velocità ed alla posizione dell’osservatore; e che il Sole, irraggiando energia, perde massa) complicò i calcoli oggi utilissimi nell’esoplanetologia. L’ultima definizione ufficiale dell’Unità Astronomica era “il raggio di una orbita Newtoniana circolare, non perturbata descritta attorno al Sole da una particella di massa infinitesima, che si muova mediamente di 0,01720209895 radianti al giorno (o costante di Gauss)”. La nuova definizione assunta ufficialmente dagli Astronomi in Cina è finalmente “assoluta”, espressa nel sistema metrico decimale e non dipendente dalla massa del Sole. Il metro è, infatti, a sua volta definito come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un 299.792,458mo di secondo. Nella Terra di Mezzo descritta da Tolkien nel suo romanzo “Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato” e in molti altri racconti (Perduti e Ritrovati) anche le stelle hanno la loro importanza. L’improvviso viaggio di Bilbo Baggins, coinvolto in un’epica ricerca per reclamare il Regno Nanico di Erebor governato dal terribile drago Smaug, è carico di metafore e misteri che affascinano anche Papa Francesco. Avvicinato dal mago Gandalf il Grigio, Bilbo Baggins si ritrova al seguito di tredici nani capeggiati dal leggendario guerriero Thorin Oakenshield (Scudodiquercia). Il viaggio li conduce per terre, valli, montagne, fiumi, boschi, laghi, grotte e cascate brulicanti di pericoli e avventure, abitate da Goblin, orchi e implacabili Wargs, Giant Spiders, Shapeshifters e stregoni. Qui Bilbo incontra Gollum, sulle rive di un lago sotterraneo dove trova un “semplice” Anello d’Oro legato al destino di tutti gli abitanti della Terra di Mezzo. Diretto da Peter Jackson, il quale ha anche contribuito a scrivere la storia con Fran Walsh, Philippa Boyens e Guillermo del Toro, il film “Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato” è il primo capitolo di una nuova trilogia che vede protagonisti Hugo Weaving, Elijah Wood, Luke Evans, Orlando Bloom, Cate Blanchett, Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Evangeline Lilly, Ian McKellen e Christopher Lee. Il primo film della trilogia, “The Hobbit: Un Viaggio Inaspettato”, è stato proiettato in tutto il mondo dal 14 Dicembre 2012. Il secondo film lo vedremo il 12 Dicembre 2013 e il terzo film è previsto per il 16 Dicembre 2014. Tutti e tre le pellicole escono sia in 3D sia in 2D e in alcuni cinema selezionati in IMAX. “In una caverna sotto terra viveva uno Hobbit”. Quando il 21 Settembre 1937 i ragazzi di Sua Maestà nelle librerie britanniche, sfogliando l’ultimo libro pubblicato da Allen & Unwin, all’epoca il maggiore editore del Regno Unito, lessero per la prima volta queste parole, non avevano idea di cosa fosse uno Hobbit. E soprattutto non potevano immaginare che di lì a poco sarebbero stati catturati per sempre (anche se spaventa il libertinaggio di Londra!) dal fantastico mondo valoriale della Terra di Mezzo ed avrebbero fatto la conoscenza delle sue straordinarie creature. Il libro in questione era il primo capolavoro frutto della penna di J.R.R. Tolkien, “Lo Hobbit o la Riconquista del Tesoro”. Bilbo Baggins ne era il protagonista. Entro Natale la prima edizione con tutte le sue 1.500 copie, andò esaurita. Molte ristampe furono necessarie per soddisfare le richieste sempre crescenti. Ma non bastarono a saziare l’appetito e la sete dei giovani lettori che nel corso del XX Secolo avrebbero dato vita ad eventi sociologici e culturali senza precedenti prima delle odierne lunghe file agli Apple Store di persone a caccia dell’ultimo gingillo quantistico! Così, dopo aver inserito nella seconda edizione de “Lo Hobbit” le modifiche necessarie per l’introduzione di un “sequel”, il Professor Tolkien cominciò a lavorare alla sua opera magna, “Il Signore degli anelli”. E fu proprio grazie a questa trilogia di romanzi che poi Lo Hobbit ebbe ancora più successo e divenne uno dei libri più venduti di sempre, con decine di milioni di copie e ben 40 traduzioni (in Italia edito da Adelphi). Un romanzo, da leggere, per tutti. Così se oggi si conoscono gli Hobbit, piccoli mezz’uomini dai piedi pelosi, dalla fame insaziabile, con una predisposizione naturale alla bonarietà, all’avventura, all’abnegazione, al sacrificio, al lavoro dei campi, e una passione inguaribile per la birra e l’erba pipa, è anche grazie alla grandiosa trilogia cinematografica nella quale Peter Jackson racconta le avventure della Compagnia dell’Anello. I tre film della New Line Cinema tratti da “Il Signore degli anelli” hanno spinto gli innumerevoli fan della saga a leggere non solo i tre grandi libri ma anche il loro “prequel”. Anzi, con un percorso inverso rispetto a quello letterario, il successo dei film ha spalancato le porte alla trasposizione in 3D sul grande schermo del primo famoso viaggio del signor Bilbo Baggins, di Gandalf e dei tredici nani: Thorin, Balin, Dwalin, Fili, Kili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur. I “trailer” ufficiali di presentazione del film, in questa magica settimana, sono un omaggio di Peter Jackson (anche grazie a Facebook) alle decine di milioni di amici di Tolkien e della Terra di Mezzo. Ma non sono certo solo le immagini ufficiali del film a spopolare su Internet. Il popolo della Rete non ha atteso invano e in silenzio l’arrivo di questa nuova avventura. Per ingannare il tempo, leggermente più lento nella Contea, i fan di Tolkien hanno dato vita ad alcuni esilaranti Progetti cinematografici fatti in casa. Guardarli è il modo migliore per festeggiare Tolkien, il compleanno di Bilbo e Frodo Baggins in questo 76mo anniversario, e il genio di Peter Jackson. A Papa Francesco piace la trilogia dell’Anello, l’Hobbit inquieto sempre alla ricerca della verità. Lo ha ammesso di persona nella sua lunga intervista a Civiltà Cattolica, lo scorso Agosto. Tra i vari Bloy, Malègue, poeti e romanzieri preferiti da Papa Bergoglio, ci sono anche Manzoni, Dostoevskij, il poeta tedesco Hölderlin, l’argentino Borges di cui è stato amico personale e il britannico Chesterton. Ma c’è anche Tolkien, l’autore di uno dei libri più letti al mondo, Il Signore degli Anelli, che ha raggiunto e conquistato l’attuale Pontefice argentino “preso alla fine del mondo”. L’emisfero australe forse osservato direttamente dai veri Extraterrestri della nostra Galassia. Proprio sessant’anni fa, nel 1953 veniva pubblicata la prima parte della più famosa trilogia letteraria, La Compagnia dell’Anello, e venti anni dopo, esattamente il 2 Settembre 1973, in Inghilterra, a Bournemouth, si spegneva il Professore autore del romanzo che già era diventato uno dei più grandi successi della storia della letteratura mondiale. Al punto che Tolkien stesso pare abbia etichettato con l’espressione “deplorevole culto” il fenomeno di fanatismo che specie a partire dalla metà degli Anni ’60, quando negli Usa il romanzo uscirà in edizione “paperbook”, aveva contagiato tutto il mondo anglosassone e non solo. A quarant’anni dalla sua morte, oggi l’opera di Tolkien è universalmente riconosciuta anche grazie alla cassa di risonanza dei sei film che il regista neozelandese Peter Jackson è andato realizzando. Gli ultimi due (per ora) stanno arrivando ma non è facile tirare le somme per dare un giudizio sulla vera “eredità di Tolkien”, come hanno intuito i partecipanti del convegno organizzato dall’Associazione culturale La Contea a Messina. Forse la creatura più improbabile e pregiata del vasto genio di Tolkien è rappresentata proprio dagli Hobbit. A parte questi piccoli uomini così buffi e decisivi per lo sviluppo e l’esito della Storia, tutto il resto (cavalli e cavalieri, torri e stregoni, foreste e incantesimi, spade, nani e draghi) Tolkien lo attinge dall’immenso bagaglio degli antichi miti e delle leggende medioevali europei. Che solo un raffinato filologo come il Professore conosceva così perfettamente. Ma gli Hobbit non li conosceva nessuno, prima di allora. Non si sa, non lo sa nemmeno lui, da dove siano spuntati. E gli Hobbit sono davvero molto interessanti anche per Papa Francesco. Sono il cespite più sensato del Novecento “breve” e sanguinario. Nella saga medioevale di Tolkien, i mezzi-uomini plasmano il Destino della Terra-di-Mezzo, non soltanto della loro bucolica Contea così poco simile al nostro mondo. Gli Hobbit sono tutto e il contrario di tutto. Impigriti e spaesati, nostalgici della verità, in quest’alba di terza era, anche noi possiamo seguire il loro esempio. Abitano nelle caverne come conigli, ma possono rivelare un coraggio da leoni, vivacchiano tra cavoli, carote e patate, ma vogliono incontrare elfi e draghi. Sono gretti e goffi ma fumano l’erbapipa. Tenaci e resistenti come pochi alle avversità, gli Hobbit sono pieni di mille risorse. Il loro ammaliante humour li rende capaci di sopravvivere ai più grandi disastri. E poi, soprattutto, sono pronti, furbi e scattanti. “Readiness it’s all”, la prontezza è tutto, dice Amleto. Qualità dei giovani di Papa Francesco. Questo è vero per alcuni tra gli abitanti della Contea, la dolce e verde regione collinare dove vivono pigramente, contenti della loro particolare condizione, quasi tutti gli Hobbit della mitica Terra di Mezzo. Tolkien parla soprattutto degli Hobbit più “audaci” nel senso etimologico del termine, quelli che coraggiosamente fanno il passo più al di là come Sam, Frodo e Bibo. Quelli che, spezzando le abitudini, si mettono in cammino e viaggiano oltre i tranquilli confini della Contea, per salvare il mondo. E questi piacciono per davvero a Papa Bergoglio. Sono questi Bilbo e Frodo Baggins con i quali “ritorna nella letteratura contemporanea l’immagine dell’uomo che è chiamato a mettersi in cammino e, camminando, conoscerà e vivrà il dramma della scelta tra bene e male”, a far parlare con cognizione di causa proprio l’allora Cardinale Jorge Mario Bergoglio. Che dedica queste parole a Bilbo e Frodo nell’omelia di Pasqua del 2008, in cui parla anche di altri viaggiatori: Enea, Ulisse e, soprattutto, Abramo, che “chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava”(Ebrei 11,8) proprio “come Frodo che, animato da un corazón inquieto, parte fedele ad una missione, ad una vocazione, di cui però non conosce molti dettagli e non controlla l’esito finale (come è noto dirà, nel grave momento della decisione:«Prenderò io l’anello, ma non conosco la strada»)”. Al cardinale Bergoglio, oggi Papa Francesco, sta molto a cuore il tema dell’uomo sempre in cammino, che si mette in strada realizzando così il benefico “éxodo de sí mismo”, proprio come dovrebbe fare la fedele Santa Chiesa di Cristo capace di uscire dalle paludi dell’auto-referenzialità e di affidarsi ad un cammino evangelico che non è stabilito né controllato da un’agenda elettronica tascabile ma appunto “obbediente” a Cristo, che nasce cioè dall’ascolto e dall’abbandono fiducioso in Dio. Perché la data del 22 Settembre è così radicata nella nostra cultura come il primo giorno di Autunno? Le ragioni sono principalmente tre. Un anno non ha lo stesso numero di giorni nelle sue quattro stagioni. La lunghezza dell’anno non è sempre la stessa. Il nostro Calendario Gregoriano (cristiano) è di per sé un’approssimazione civile del reale tempo astronomico. È stato costruito per correggere gli errori del Calendario Giuliano e per cercare di avvicinarsi alla “verità” dell’anno del tropico, ossia del tempo esatto necessario alla Terra per compiere una rivoluzione attorno al Sole. Elimina i giorni bisestili negli anni del secolo non divisibili per 400 (come 1700, 1800 e 2100) e negli anni del millennio che sono divisibili per 4000 (come 8000 e 12000). C’è un bellissimo libro del compianto Professore Piero Tempesti,“Il Calendario e l’Orologio”(Gremese Editore 2006, pp. 192) che illustra in gran dettaglio i segreti del Tempo. L’altra ragione è che l’orbita ellittica della Terra cambia il suo orientamento rispetto al Sole, cioè si inclina. Il fenomeno, noto come Precessione, porta l’asse della Terra a puntare continuamente in una direzione differente dello spazio cosmico. Dal momento che le stagioni sono definite a partire da intervalli rigidi di 90 gradi, questi cambiamenti di posizione influenzano il tempo ogni volta che la Terra nella sua orbita attorno al Sole occupa uno dei quattro quarti della sua ellittica. La forza di Gravità degli altri pianeti influenza anche la posizione della Terra nella sua orbita: verità fisica che ha suggerito agli autori del film catastrofico film “2012” di alterarla all’ennesima potenza con l’idea di profetizzare la fine del mondo, causata dall’allineamento interplanetario della Terra e degli altri pianeti del Sistema Solare con il centro galattico e dall’improvvisa dislocazione dei continenti e degli oceani con l’inversione del campo magnetico terrestre, mega-terremoti e mega-tsunami chilometrici, per il 21 Dicembre 2012. Apriti cielo! Gli scienziati, sapendo che il mondo non sarebbe finito così tragicamente, hanno calcolato l’esatta durata in giorni, ore, minuti e secondi delle quattro stagioni dell’anno bisestile 2012 nei due emisferi: l’Inverno con i suoi 88,994 giorni; la Primavera con i suoi 92,758 giorni; l’Estate con i suoi 93,651 giorni; l’Autunno con i suoi 89,842 giorni. Le stagioni più calde del 2013 come la Primavera e l’Estate, sono state 7,573 giorni più lunghe delle stagioni più fredde come l’Autunno e l’Inverno. I calcoli mostrano come la Primavera si sia approssimativamente ridotta di un minuto ogni anno e l’Inverno di circa mezzo minuto ogni anno. L’Estate sta guadagnando il minuto perso dalla Primavera e l’Autunno il mezzo minuto perso dall’Inverno. Considerato che la stagione invernale, la più corta in termini astronomici, sta progressivamente diminuendo la sua durata, si calcola che raggiungerà il suo valore minimo di 88,71 giorni attorno all’Anno Domini 3500. Le implicazioni non finiscono qui. Perché un’altra complicazione riguarda l’esatta durata del giorno e della notte equinoziali. Davvero è sempre la stessa ovunque sulla Terra? Sfatiamo l’ennesimo luogo comune. Si è sempre impropriamente insegnato che nel primo giorno di Primavera e d’Autunno la durata del giorno e della notte è eguale di esattamente 12 ore in tutto il mondo. Eppure, grazie all’iPad ed ai computer Mac della Apple Inc., possiamo verificare la sostanziale infondatezza di un tale assunto. L’Almanacco virtuale non sbaglia e i grafici tridimensionali non mentono. Occhio, dunque, alle tabelle dell’alba e del tramonto equinoziali in tutto il mondo! In questi due giorni dell’anno la durata della luce diurna normalmente è superiore alla notte di diversi minuti. Gli istanti dell’alba e del tramonto del Sole, tuttavia, non sono ovunque gli stessi. Un fattore determinante è il cosiddetto “raggio verde”, il primo e l’ultimo spicchio della sfera solare, preso in considerazione per i nostri calcoli quando sfiora il nostro orizzonte. E non la regione equatoriale solare. Un elemento di non poco conto che da solo è in grado di spiegare molte cose e di differenziare l’ora precisa dell’alba e del tramonto equinoziali del Sole. Il diametro apparente del nostro luminare è all’incirca uguale al mezzo grado. Come la Luna: altra straordinaria “coincidenza”! Ma la ragione determinante della “mancata” equivalenza tra giorno e notte equinoziali, va ricercata nella natura della nostra atmosfera terrestre, un sottile strato di gas in grado, come una lente, di rifrangere (curvare) la luce del Sole sul nostro orizzonte. Ne sanno qualcosa gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale nei loro calcoli sulle albe e i tramonti quotidiani in orbita. Sulla Terra l’angolo di rifrazione è noto: equivale a 34 minuti d’arco. Poi ci sono i 16 minuti d’arco per il semidiametro del disco solare. Il centro geometrico del Sole è normalmente 0,83 gradi sotto l’orizzonte piatto e senza ostacoli al momento del sorgere della nostra stella. Quando si guarda il Sole salire sopra l’orizzonte all’alba o scendere sotto l’orizzonte al tramonto, dobbiamo essere consapevoli dell’illusione alla quale stiamo assistendo normalmente. Il Sole non è davvero lì dove appare essere. Ma realmente è sotto il nostro orizzonte! L’implicazione è notevole per i luoghi comuni equinoziali. Osserviamo la “nascita” e la “morte” del Sole quando naturalmente ciò non accade, ma un attimo prima e dopo. Se si finisce per vedere il Sole qualche minuto prima che il suo disco sorga in realtà e qualche minuto dopo che sia già tramontato, allora capiamo bene il gioco della rifrazione atmosferica e di tante altre umane illusioni. Ragion per cui la durata della luce diurna in un determinato giorno aumenta di circa sei o sette minuti. In Europa la Primavera 2007 iniziò il 21 marzo. Per l’ultima volta. Dovremo attendere l’Anno Domini 2102. Agli Equinozi il Sole splende raggiante sull’equatore terrestre illuminandolo direttamente per 12 lunghe ore. Ma il tempo civile è relativo, ragion per cui l’atto di nascita dell’Autunno AD 2013 viene vissuto in tempi diversi dagli abitanti della Terra. Se a questo aggiungiamo la confusione sui fusi orari e sulla data esatta dello scoccare dell’Autunno, allora sembrerà inaudita la sola affermazione statistica sull’originalità del fenomeno astronomico in sé per l’anno in corso. Nulla a che fare con la fine del mondo e della civiltà. Anche se ragioni di forte preoccupazione sussistono a causa di una certa ideologia della “credibilità ed eccezionalità” nell’economia del debito contro la persona. Il fatto è che l’Europa non è più al centro dell’universo mondo culturale, politico, economico e finanziario! Anche Tolkien ha inventato il suo Calendario della Terra di Mezzo per scrivere la più bella storia di sempre. All’epoca, pensate, noi Europei eravamo ancora il centro del mondo. Mellon!
Nicola Facciolini
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