Sono sempre di più gli italiani che, complice la crisi, scelgono di andare all’estero in cerca di un’opportunità lavorativa migliore. In maggioranza maschi e trentenni, sono oltre 4 milioni i nostri connazionali che vivono oltreconfine Una tendenza che sta aumentando sempre di più dall’inizio della recessione: nell’ultimo anno hanno fatto le valigie oltre 130mila italiani in più rispetto all’anno precedente. Lo dice il “Rapporto italiani nel mondo 2013” realizzato dalla Fondazione Migrantes e presentato oggi a Roma.
La maggior di chi sceglie di emigrare resta all’interno dell’Unione europea, ma stanno aumentando coloro che vedono nelle opportunità offerte dai paesi asiatici una prospettiva per migliorare la propria condizione economica. Si parte soprattutto dalle regioni del Sud: la Sicilia resta la prima regione di emigrazione. Ma nell’ultimo anno sono in crescita le persone che emigrano dalle regioni del settentrione: Lombardia e Veneto, in particolare.
Secondo l’indagine a lasciare l’Italia non sono solo “cervelli in fuga”. Se il 22 per cento degli espatriati è infatti laureato e il 18 per cento diplomato, sono il 24,5 per cento nel 2011 (erano solo lo 0,3 per cento nel 2010) coloro che emigrano con la sola licenza media inferiore. Un dato che mette in allarme i ricercatori della Migrantes e che ricorda il periodo delle grandi migrazioni degli anni ’50. “Ci si augura che non si abbia a che fare con flussi di giovanissimi che partono subito dopo la scuola dell’obbligo alla ricerca di un lavoro per aiutare le famiglie in forte difficoltà e disagio economico” scrivono nel rapporto.
“Spostarsi all’estero può essere un arricchimento personale e professionale, ma non deve essere un obbligo, e si deve poter tornare indietro e riportare in Italia il proprio arricchimento” sottolinea il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio inviato in occasione della presentazione del rapporto. “Negli ultimi anni – scrive il presidente -, caratterizzati da una grave crisi economica ed occupazionale, lasciano l’Italia per motivi di studio e di lavoro molti nostri concittadini, soprattutto giovani con alti livelli di istruzione e professionalità qualificata, diretti specialmente verso economie emergenti che offrono maggiori opportunità di lavoro”. La speranza, per il presidente, è che ci sia sempre la possibilità del ritorno, per fare sì che l’arricchimento culturale raccolto fuori possa portare benefici all’Italia: “E’ comunque auspicabile prevedere la possibilità di un pieno reinserimento in Italia che valorizzi tali esperienze a beneficio del nostro sistema produttivo e del mondo della ricerca”.
Oltre 4 mln i connazionali che vivono oltreconfine anche per aiutare le famiglie
Sono sempre di più gli italiani che, complice la crisi, scelgono di andare all’estero in cerca di un’opportunità lavorativa migliore. In maggioranza maschi e trentenni, sono oltre 4 milioni i nostri connazionali che vivono oltreconfine Una tendenza che sta aumentando sempre di più dall’inizio della recessione: nell’ultimo anno hanno fatto le valigie oltre 130mila italiani […]
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