Politiche attente e sistemi di incentivazione chiari e trasparenti favoriscono la crescita del settore dell’energia pulita. In Italia invece, la situazione è di assoluta incertezza per gli operatori. Il Governo italiano ha inserito nella manovra finanziaria una norma che, di fatto, blocca lo sviluppo delle rinnovabili intervenendo sui certificati verdi. Di sistemi di incentivazione delle energie rinnovabili e di esperienze europee si è parlato oggi a Roma, nel corso di un convegno organizzato da Legambiente in collaborazione con Anev, Associazione nazionale energia del vento e Globe Europe che ha visto la partecipazione dei senatori Pd Francesco Ferrante (responsabile Cambiamenti Climatici) e Roberto Della Seta (capogruppo Commissione Ambiente), Francesco Javier Garcia Breva del PSOE, Xavier Desgain del Green party del Belgio, Rafael Jimenez-Aybar Director Joint GLOBE Secretariat in Europa, Carlo Corazza della Commissione europea Rappresentanza di Milano, Antonio D’Alì e Andrea Fluttero, rispettivamente Presidente e membro Commissione Ambiente del Senato per il Pdl, Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente.
Entro il mese di giugno, cioè entro poche settimane, il Governo dovrà presentare il Piano nazionale di sviluppo delle rinnovabili e aprire un confronto con le Regioni per dividere gli sforzi e riuscire a dare certezze per il futuro. Il pacchetto clima dell’UE (obiettivo 20–2020) è ormai operativo con l’adozione il 6 aprile 2009 da parte del Consiglio della nuova direttiva sulla “promozione dell’energia da fonti rinnovabili”: una riduzione del 20% dei consumi di energia al 2020 sul livello tendenziale; un impiego del 20% di energia da fonti rinnovabili sul consumo lordo di energia; una riduzione del 20% delle riduzione di CO2 sul livello raggiunto nel 2005. Questi obiettivi dovranno essere tradotti entro il giugno 2010 in definiti piani nazionali e trasposti, entro 18 messi, nelle legislazioni nazionali.
L’obiettivo fissato per l’Italia del 17% da FER (fonti energetiche rinnovabili) è assolutamente raggiungibile grazie a corrette politiche di sviluppo che prevedano la semplificazione delle norme di autorizzazione e regole certe per gli investimenti. In Italia mancano ancora le Linee Guida per l’approvazione dei progetti delle rinnovabili con conseguente caos a livello regionale. Ma non solo. Se il futuro è incerto per il solare fotovoltaico (ancora si attendono notizie sulla proroga del conto energia) e per il solare termico (la detrazione del 55% scade a dicembre), il colpo di grazia per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia arriva ora dal Governo, con l’abolizione retroattiva dell’obbligo da parte del GSE di riacquisto dei certificati verdi, la misura contenuta nell’articolo 45 della manovra finanziaria.
Che succede invece negli altri paesi europei? In Francia – si legge nei materiali per il convegno forniti oggi, Overlook sui sistemi d’incentivazione delle energie rinnovabili -, l’elettricità da fonti rinnovabili è incentivata mediante la regolamentazione dei prezzi in termini di una tariffa feedin. Gli operatori di sistemi di energia rinnovabile hanno contrattualmente diritto nei confronti del gestore della rete di distribuzione al pagamento per l’energia elettrica immessa. Il gestore della rete di distribuzione è obbligato a stipulare un contratto per l’acquisto di energia elettrica ad un prezzo fissato per legge. Il governo francese indice gare per la costruzione di sistemi che generano elettricità da fonti rinnovabili per raggiungere la capacità obiettivo fissata dal piano di investimento pluriennale (PPI ). L’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili viene promossa attraverso meccanismi di regolazione fiscale: chi investe in sistemi di energia rinnovabile beneficia di un credito d’imposta sul reddito (Crédit d’Impôt), inoltre, coloro che installano fotovoltaico sugli edifici possono beneficiare di una aliquota IVA ridotta; in determinate condizioni, chi installa un impianto di energia rinnovabile in un nuovo edificio può anche beneficiare dell’esenzione dall’imposta sugli immobili. L’energia elettrica da fonti rinnovabili è promossa attraverso una regolamentazione dei prezzi in termini di una tariffa feedin. I gestori della rete di distribuzione sono obbligati a stipulare un contratto con gli operatori di sistemi che generano elettricità da fonti energetiche rinnovabili, per l’acquisto e il pagamento di energia elettrica ad un prezzo fissato da un decreto (“obbligo di concludere un contratto”, art. 10 Loi n ° 2.000108).
In Germania, tutte le tecnologie utilizzate nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sono ammissibili per la promozione e l’incentivazione e godono di una tariffa incentivante con una tariffa feed in. Gli impianti solari fotovoltaici devono registrarsi alla rete dell’Agenzia federale. Tutti gli altri impianti da fonti rinnovabili devono inscriversi obbligatoriamente al “registro degli impianti”.
L’importo degli incentivi, diversificato per ogni tipologia di fonte, si basa sui costi di costruzione e gestione di un certo tipo di impianto, vale a dire in particolare i costi di investimento, costi operativi, i costi di misurazione e il costo del capitale. Il calcolo delle tasse si basa sui costi attesi. Ciò mira a garantire la redditività dell’operazione degl’impianti in generale.
In Spagna, i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili possono scegliere tra una tariffa feedin e un bonus che si applica solo alle quantità di energia elettrica entro le capacità di produzione massima di legge fissata per ciascuna tecnologia individuale (artt. 3742 RD 661/2007; arti. 10, 5 RD 1578/2008). Il costo dell’incentivazione dell’elettricità da fonti rinnovabili, attraverso una regolamentazione dei prezzi è a carico del consumatore. Questo costo è incluso nei prezzi dell’elettricità che i consumatori devono pagare (Real Decreto 2017/1997). Il costo della riduzione fiscale è a carico dello Stato. L’elettricità prodotta da fotovoltaico viene acquistata a prezzo garantito con tariffa feedin, regolamentata per i nuovi impianti ogni trimestre. Tutti gli impianti la cui potenza installata non sia superiore a 100 MW possono essere incentivati (art. 27,1 Ley 54/97, art. 45 RD 661/2007). Impianti la cui capacità supera questo limite non sono ammessi.
La sfida che L’Italia ha di fronte è quella di indirizzarsi radicalmente su un sentiero a bassa emissione di anidride carbonica entro i prossimi 5 anni. E, in questo contesto, l’attenzione deve essere posta più sulla strumentazione normativa, regolamentare, fiscale che sulla sola analisi delle risorse tecnologiche. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica infatti, è stato ritardato soprattutto dall’assenza di sistema. I fattori più critici sono stati il contrasto di orientamenti tra le differenti autorità di regolazione e i conflitti di competenze tra diversi livelli decisionali, la modestia dell’industria italiana delle rinnovabili, la scarsa volontà politica, le resistenze opposte da forti localismi. Se venisse confermata l’abolizione dell’obbligo del GSE di riacquistare i certificati verdi, ben 9000 posti di lavoro attualmente in essere sarebbero a rischio, e verrebbe compromessa la possibilità dell’incremento di nuove 15000 unità che il mercato in espansione faceva prevedere fino a pochi giorni fa.
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