Fondo assistenza sanitaria integrativa:13 euro a carico del datore di lavoro

Si chiama fondo assistenza sanitaria integrativa, e, per alcune categorie di lavoratori è già obbligatorio così come lo è per il datore di lavoro. Il comparto sanitario nazionale è la prima voce nel debito pubblico italiano, è la sanità che pesa sul pareggio di bilancio. Ricordiamo che per i soli parlamentari spendiamo di sanità circa […]

Si chiama fondo assistenza sanitaria integrativa, e, per alcune categorie di lavoratori è già obbligatorio così come lo è per il datore di lavoro. Il comparto sanitario nazionale è la prima voce nel debito pubblico italiano, è la sanità che pesa sul pareggio di bilancio. Ricordiamo che per i soli parlamentari spendiamo di sanità circa 12 milioni di euro l’anno: dentista, fisioterapia, cure termali, ect. Questa spesa sanitaria resterà inalterata in favore dei parlamentari mentre, con tutte le sigle sindacali concordi, tranne la Fiom, lavoratori e datori di lavoro sono obbligati a versare mensilmente una quota per il fondo assistenza sanitaria integrativa senza la quale nessuno avrà diritto alla cura. L’obbligo si trova all’interno dei contratti di lavoro. Si va verso quindi la privatizzazione della sanità pubblica e la conferma arriva dai vari gruppi assicurativi che stanno costituendo associazioni per la gestione dei fondi ed è lo stesso ministero della salute ad attestare l’avvenuta iscrizione del lavoratore all’anagrafe dei fondi sanitari di cui al Decreto del Ministero della salute. Il contributo mensile, è pari a 13,00 euro a carico del datore di lavoro, per ciascun lavoratore assunto a tempo pieno. Battere cassa in ogni modo possibile, questo l’imperativo del governo perchè, pur obbligando ogni lavoratore a pagarsi il fondo per il diritto alla cura, le altre tasse che dovrebbero garantirgli lo stesso diritto restano invariate. Inoltre e l’illazione è del tutto legittima, queste associazioni che vanno a gestire questi fondi faranno convenzioni con quelle strutture sanitarie riconducibili ai gruppi assicurativi dalle quali tutto parte. Per ora le categorie di lavoratori coinvolte sono: dipendenti di istituti e imprese di vigilanza privata, servizi fiduciari, call center. Si chiede quindi quale senso della giustizia possa esserci nel richiede contributi aggiuntivi a chi già arranca per delle tasse salate e solo per mantenere in piedi inutili palazzi e poltrone sospette. Molta poca chiarezza sull’argomento come troppa poca informazione, tutto questo lascia pensare che lo scopo sia non curare i lavoratori che ne avrebbero diritto, ma non si son visti versare un contributo aggiuntivo ingiusto e per racimolare centinaia di euro in due modi, attraverso il contributo e attraverso la percentuale delle convenzioni con le strutture sanitarie. ” L’aspetto di fondo, – precisa il presidente Paccagnella -, è che si sta facendo passare, in maniera sublimale per ora, che se vuoi essere garantito devi rivolgerti al privato come le assicurazioni. Un anno fa dicevano di sottoscrivere una polizza privata in caso di inondazioni, perché lo Stato non poteva garantire indennizzi, i fondi a disposizione erano solo per pagare i salari del comparto Protezione Civile, poi hanno detto la stessa cosa per i danni da terremoto, ora con gli enti di previdenza e assicurativi statali. Praticamente non hanno denaro per le coperture perché i soli tagli da loro praticati in maniera immediata riguardano il sociale, mentre i tagli nella pubblica amministrazione come nella politica rimangono parole. Il loro messaggio è chiaro: pagate e non rompete! ”

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