L’Aquila, Colle di Roio e la chiesa della SS Annunziata

Nella seconda metà degli anni Settanta, un amico tedesco invitato a soggiornare in Abruzzo dal compianto dottor Pastorelli, si appostava sovente con un treppiedi per le strade di Colle e negli spiazzi deglju Rincriccaru per immortale con tratti di pennello alcuni scorci suggestivi del borgo e del paesaggio circostante. Il sito della frazione di Roio […]

CHIESA DELL'ANNUNZIATA COLLE DI ROIONella seconda metà degli anni Settanta, un amico tedesco invitato a soggiornare in Abruzzo dal compianto dottor Pastorelli, si appostava sovente con un treppiedi per le strade di Colle e negli spiazzi deglju Rincriccaru per immortale con tratti di pennello alcuni scorci suggestivi del borgo e del paesaggio circostante. Il sito della frazione di Roio di cui parlo, inteso come territorio più ampio del suo centro abitato, oltre che nella vallata roiana, si estende sulle fertili terre dell’aquilano bagnate dal fiume Raio: tra Ponte Peschio e Cavalli di Pile. Luoghi, questi, in cui oggi il nostro capoluogo pare aver trovato il suo nuovo habitat commerciale, artigianale, economico e sociale, lasciando, però, il borgo roiano e il suo altopiano un po’ discostati da iniziative e progetti che ne promuovono un adeguato sviluppo. Il corso principale del borgo, che dal paese cavalca il colle e protende verso la valle, a un tratto si interrompe e lascia il passo a un antico tracciato pedonale: la “Curta”. Il sentiero è coperto da rovi ed è lambito a tratti da residui muri di pietra. L’incamminamento, ormai quasi indistinguibile, attraversa gli incolti per qualche centinaio di metri e scompare nel punto in cui sorge un altro piccolo aggregato costituito da Map, dove hanno trovato ricovero ventuno famiglie rimaste senza casa. Tra questi due abitati si trova la chiesa dell’Annunziata (a.1178). La struttura rettangolare dell’edificio sacro (interno a navata unica) è fatta di pietre a taglio di tipica fattura romanica contenente materiali di risulta di epoca romana e alto medievale. Tra reperti lapidei ivi collocati emerge un’iscrizione latina che narra della fugace vita della liberta Attia, il cui corpo giaceva sepolto in prossimità dell’antico insediamento amiternino. All’interno della pieve, due nicchie a forma ogivale contengono pitture quattro – cinquecentesche, tra le quali emerge, sotto l’edicola sinistra, l’immagine dell’Annunciazione. I lavori di ristrutturazione, per riparare i danni subiti dal terremoto, sono iniziati nell’ottobre del 2011. Il campanile è stato ricollocato sul tetto della chiesa in corrispondenza del muro che separa l’edificio primordiale da quello aggiunto in epoca successiva. Oggi, autunno inoltrato 2013, la prolungata attività manutentiva prosegue con i lavori conservativi della sacrestia e la stesura del cordolo in cemento armato alla base del manufatto. Nel contesto urbano appena descritto, trova posto una bottega alimentare, ubicata accanto alla nuova chiesa. Questo piccolo esercizio commerciale, oltre a rivitalizzare il paese e a favorire gli scambi interpersonali, offre un importante servizio ai residenti ed evita il pendolarismo verso l’hinterland cittadino, soprattutto per coloro che hanno difficoltà a spostarsi. La difficile fase economica e sociale che sta attraversando l’Italia si ripercuote inevitabilmente sulla ricostruzione del cratere aquilano. Il recupero dei centri storici delle frazioni sembra non poter iniziare come da cronoprogramma, e Colle di Roio non si esime da questa realtà. Nel frattempo la vita sociale continua, divisa come è tra coloro che vivono nelle proprie case poste nelle immediate periferie delle contrade distrutte e i nuovi insediamenti sorti nel dopo terremoto con le problematiche di gestione ad essi connesse. Nonostante tutto è necessario non distogliere l’attenzione dai paesi. Questi borghi non sono terra di nessuno, e nemmeno vuoti come lo stato di abbandono in cui versano possa indurci a pensare. In quei vicoli, in quelle aie, dentro quelle che una volta erano case, adesso messe a nudo dagli sventramenti operati dal sisma e dalle demolizioni, ci sono le storie e i progetti di tante famiglie. E’ dunque necessario tenerne conto. Altrimenti, come sostiene lo scrittore Franco Arminio, riferendosi al terremoto che colpì l’Irpinia, “ …al cittadino è stata data la casa e gli hanno tolto il paese”.

Fulgenzio Ciccozzi

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