“L’Aquila nel mondo”, di Goffredo Palmerini, così sottotitola: “Notizie, fatti ed eventi prima e dopo il terremoto del 6 aprile 2009”. Maggio 2008 – Dicembre 2009. “Prima e dopo il terremoto”, come una volta si diceva “Prima e dopo la guerra”. Perché il terremoto crea lo spartiacque tra il prima e il dopo, tra il bene e il male, tra la serenità e l’inquietudine. Ciò differenzia necessariamente questa pubblicazione da quelle che l’hanno preceduta e che, con la regolarità degli “annales”, sottolineavano eventi, personaggi, novità che, durante il corso dell’anno, avevano lasciato un segno degno di essere testimoniato. L’evento catastrofico che ci ha colpiti ha stravolto il normale scorrere dei fatti, ha turbato cose e persone, ha scosso nel profondo una civiltà territoriale solidificata da usi e costumi antichi, da un popolo capace di lavoro, di sacrificio, di onestà. Il polverone di chiacchiere che è stato sollevato non merita di scalfire questa immagine che ci appartiene, e che ci distingue anche all’estero.
L’Autore dedica il volume agli Abruzzesi nel mondo, ai volontari della Protezione civile, agli Aquilani; è chiaro il riferimento al disastro che ci ha colpiti, come è chiaro il senso di riconoscenza – sentimento condiviso dalla gran parte degli Aquilani – per chi ci ha aiutati e ci aiuterà ancora. Non a caso, credo, il tema del terremoto è svolto in articoli centrali del volume: “L’Aquila risorgerà, il terremoto non la doma” (pag. 171/175); “La visita del papa ai terremotati” (pag. 177/181); “L’Aquila riconquistata dai suoi cittadini” (pag. 188/193); ”Con il G8, per tre giorni l’Aquila capitale del mondo” (pag. 201/205); ”Un successo i lavori del G8, L’Aquila commuove il mondo” (pag. 207/ 213); “La Perdonanza Celestiniana tra le macerie” (pag. 249/253) .
Trovo particolarmente significativa l’intervista che Guido Zeccola fa a Palmerini, pubblicandola su “Il Lavoratore”, importante rivista italiana che si pubblica a Stoccolma. Le domande riguardano la situazione attuale dei terremotati, domande alle quali Palmerini risponde con parole sensate, anche se improntate, ovviamente, a un certo pessimismo. Alla domanda circa le sorti della vita culturale aquilana, privata di quasi tutte le strutture necessarie per farla esistere, Palmerini risponde, molto opportunamente, che “… Ci si riadatta con soluzioni alternative che tuttavia non facciano torto al prestigio accumulato dalle istituzioni culturali aquilane, in Italia e nel mondo”. La cultura, infatti, non è solo nei luoghi, ma nelle coscienze degli uomini, nella volontà di resistere e di continuare.
Molti gli eventi ricordati nel libro: il cinquantanovesimo Congresso nazionale della FUCI in Abruzzo, nel ricordo di Aldo Moro; l’attività del CRAM; la presenza di Mariza Bafile nel listino di Carlo Costantini, candidato alla Presidenza della Regione Abruzzo; il meeting dell’ANFE a Palermo “Memorie del futuro”.
Molte le pagine dedicate agli artisti e agli eventi culturali: lo scultore Giuseppe Gentili; il drammaturgo Mario Fratti; il pittore danese Kristian Zahrtmann; l’artista rumeno Constantin Udroiu; la scultrice e pittrice Massimina Pesce; Mariza Bafile, scrittrice oltre che personaggio impegnato politicamente. E poi eventi culturali di interesse collettivo: mostre, premi, conferimenti di onorificenze, presentazione di libri, concerti. Ampio spazio è anche dedicato allo sport.
Due articoli hanno suscitato particolarmente il mio interesse: “Donne abruzzesi nel mondo, zoom dell’emigrazione al femminile” (pag. 35/38) e “Il culto di San Gabriele, patrono d’Abruzzo, tra gli emigranti” (Pag. 111/116). Infatti, un aspetto particolarmente significativo nell’ambito del fenomeno dell’emigrazione è il ruolo che hanno ricoperto le donne: ruolo che, dal più umile al più importante, è sempre svolto con dignità, capacità, serietà di impegno. Le nostre emigrate hanno tutte – e specialmente le più umili – affrontato le difficoltà quotidiane dell’inserimento di tutta la famiglia dentro una società nuova, spesso sconosciuta nei costumi e nel linguaggio. Pur non conoscendo il femminismo, hanno di fatto creato un modello di donna indipendente, coraggiosa, capace di decidere anche da sola.
Quanto al culto di San Gabriele, è particolarmente interessante perché pone l’accento sull’importanza che ha il sacro nella nostra tradizione, e di come questo valore antico, legato ai geni della stirpe, venga custodito anche presso le comunità emigrate. Come vengono custodite, d’altronde, all’estero, tradizioni, espressioni dialettali, culti e memorie che da noi vanno svanendo. Parallelamente dobbiamo riconoscere come i nostri emigrati siano stati capaci di creare una cultura nuova, permeata di valori presi sia dalla tradizione nostrana, sia dalla realtà della nuova patria: cultura sempre impregnata di un notevole pragmatismo, ma anche di un forte sentimento, fatto di nostalgia, di memoria, di attaccamento alle antiche matrici.
Perciò il lavoro di Palmerini, teso a creare un arazzo omogeneo dal vario intersecarsi dei molti fili di culture diverse, ci appare particolarmente significativo. Tanto più significativo in un momento di grande difficoltà della città e del territorio, momento in cui si ha grande bisogno di aiuto: aiuto materiale, purtroppo, ma anche sostegno morale, condivisione, apporto di speranza e di fiducia.
Anna Ventura
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