“I segreti del club Bilderberg. Il romanzo del potere”, il nuovo libro di Vito Bruschini. L’intervista

Un giorno Milla, una funzionaria dell’Unione europea, per un banale contenzioso tra un contadino spagnolo e una delle corporation del cartello del grano, scopre una incredibile strategia ordita, da un gruppo segreto formato dai più potenti magnati mondiali della finanza. Sono i Bilderberg. Milla, fragile, ma caparbia, nella sua indagine scoperchia un vaso di Pandora […]

bruschiniUn giorno Milla, una funzionaria dell’Unione europea, per un banale contenzioso tra un contadino spagnolo e una delle corporation del cartello del grano, scopre una incredibile strategia ordita, da un gruppo segreto formato dai più potenti magnati mondiali della finanza. Sono i Bilderberg. Milla, fragile, ma caparbia, nella sua indagine scoperchia un vaso di Pandora dove i personaggi sono efferati discendenti delle più ricche dinastie americane e inglesi, decisi a portare a termine i loro programmi anche ricorrendo a delitti eccellenti. Il loro obiettivo si riassume in queste brevi direttive: «Se domineremo i mercati petroliferi, controlleremo l’economia delle nazioni; se riforniremo di armamenti gli stati in via di sviluppo, comanderemo i loro governi e infine se rivoluzioneremo l’agricoltura regneremo sulle popolazioni, e diventeremo i padroni il mondo».

Negli ultimi decenni, quelli del Bilderberg sono riusciti nei loro intenti: hanno invaso nazioni per impadronirsi del loro petrolio; hanno distribuito armamenti sostenendo guerre e guerriglie per gestire i governi dei paesi belligeranti; hanno stravolto il modo di coltivare la terra, creando le multinazionali dell’agribusiness per affamare le popolazioni dei paesi in via di sviluppo e dominarle… Milla per sconfiggere la congiura, chiede aiuto a un gruppo di ex ambientalisti. L’impresa è più grande di loro, ma alla fine gli amici accettano il confronto, perché sperano di ritrovare in quel progetto gli antichi, perduti ideali. Milla e i suoi amici saranno coinvolti in un’indagine dai risvolti sempre più insidiosi, arrivando a scoprire il torbido passato di alcuni dei fondatori del Bilderberg che, sotto il nazismo, iniziarono gli studi sull’eugenetica al fine di creare organismi superiori. Milla e i suoi compagni riusciranno a sconfiggere la più potente delle lobby? E a scardinare l’infame macchina del potere che semina povertà e ingiustizia sull’intero pianeta? Alla fine, in un susseguirsi di colpi di scena, anche Milla dovrà fare i conti con il suo passato e scegliere tra l’amore e la speranza di un mondo migliore. Questa è la trama del nuovo libro (430 pagine che si leggono in maniera piacevole e scorrevole) di Vito Bruschini: il titolo è “I segreti del club Bilderberg. Il romanzo del potere” (Newton Compton editori, € 9,90).

Ancora una volta Bruschini, com’è nel suo stile, riesce a mescolare con abilità elementi di fantasia a fatti storici costruendo una trama molto avvincente che riesce a tenere sulla corda il lettore con una narrazione densa ed efficace, intessuta di violenza e misteri, fino al travolgente finale dove una serie di colpi di scena riescono a spiazzare il più smaliziato degli appassionati di thriller. Ma questo racconto non finirà con l’ultima pagina, perché ci lascerà un ulteriore dilemma: «Ma sarà poi proprio tutto vero?».
Il prologo ambientato in Etiopia, il sigillo della spiga di Re Salomone, altri riferimenti ad eventi lontani fanno intendere il forte legame che l’oggi ha con l’antichità nei suoi diversi aspetti. L’intento tuo è proprio quello di mostrare come il cammino dell’umanità si pone in realtà su un’unica linea che spesso perdiamo di vista?
La storia è davvero maestra di vita. Sono molto legato a quella frase di Hemingway che dice «Per chi suona la campana?». La campagna suona per tutti noi. Sin dalla notte dei tempi, aggiungerei io. Sono sempre stato molto influenzato dai nostri legami con il passato, cioè con la storia. E trovo molto appassionanti quei romanzi che da un insignificante indizio storico ci riportano ai grandi eventi dei nostri giorni. Il legame con il nostro passato è indissolubile.

Le priorità del club Bilderberg sono: dominare i mercati petroliferi, controllare i governi attraverso gli armamenti degli Stati del Sud del mondo e rivoluzionare l’agricoltura per controllare terre e popoli…
Il cinismo dell’uomo che ha pronunciato questa frase mi ha sconvolto. L’uomo è stato un protagonista della diplomazia americana degli anni Settanta. Si chiama (è oggi ultranovantenne) Henry Kissinger ed è stato insignito del Premio Nobel per la Pace! Credo che quest’uomo, dopo Hitler, sia stato l’uomo più nefasto dell’umanità. È lui che in quegli anni, entrando a far parte del Club, ha suggerito ai suoi membri miliardari come diventare padroni del mondo.

Da che cosa è scaturito l’interesse per l’argomento tanto da farne un romanzo?
Lo spunto me l’ha data l’inaugurazione nel 2008, nelle isole Svalbard a mille chilometri dal Polo Nord, del più grande deposito di semi del pianeta. Questo deposito è stato voluto dal governo Norvegese, al quale appartengono le isole Svalbard, dalla fondazione Rockefeller, dalla fondazione Bill Gates, dalla Monsanto, Syngenta, DuPont e Pioneer Hi-Bred, queste ultime sono le multinazionali dei semi OGM. I loro amministratori delegati appartengono tutti al Bilderberg. Il deposito è destinato ad accogliere circa cinque milioni di semi di tutte le varietà della terra. In caso di un disastro globale (nucleare, carestie, terremoti, black out) sarebbe l’unico deposito a continuare a proteggere i semi perché, grazie al permafrost, la temperatura è stabile a meno diciotto gradi. Mi sono domandato perché questa gente che fa soltanto affari ha deciso d’investire milioni dei loro dollari per quest’Arca dell’Apocalisse? Che cosa ci guadagnano? Che cosa sanno che noi non sappiamo? Da questa domanda è nato il romanzo.

In che cosa e come di fatto si realizzano i tre obiettivi?
Kissinger disse a una riunione del Bilderberg: «Per dominare le nazioni dobbiamo conquistare il petrolio, ma per soggiogare le popolazioni dobbiamo impadronirci dell’agricoltura». Il petrolio fuori dal territorio americano, è stato conquistato dagli Usa prima con l’accordo con la famiglia Saud. Gli americani promisero alla dinastia di proteggerla, anche con l’esercito, dalle altre tribù dell’Arabia, in cambio del loro petrolio. Poi vennero le guerre in Iraq e quella in Afghanistan per l’oleodotto. Per quanto riguarda l’agricoltura invece negli anni settanta, spinti da istituzioni intergovernative per lo più a capitale americano, ci fu la trasformazione dell’agricoltura cosiddetta “del villaggio”, che sfamava le popolazioni autoctone, a quella della cosiddetta “monocultura”, dove il prodotto sarebbe stata acquistato con valuta pregiata dalle multinazionali, schiavizzando di fatto intere nazioni.

E la figura di Mister K…?
Mister K non è altri che Henry Kissinger, amico dei miliardari e nemico dell’umanità.

Milla invece…?
Milla è la nostra eroina. Non è un caso che è donna, non è un caso che è una quarantenne, con disastri sentimentali alle spalle e che non ne vuol sapere d’innamorarsi ancora con uomini di poco valore e magari di grande fascino. Milla è la nostra ultima speranza. Le donne sono la nostra ultima speranza perché solo loro, visto che noi uomini abbiamo fallito, possono prendere in mano le redini della Vita e riportarci ai veri valori per cui vale la pena viverla.

Egli afferma: “Abbiamo lasciato la responsabilità dei governi nelle mani di insignificanti uomini politici. Ma la sovranità è nelle nostre mani”… Un’affermazione che fa quanto meno riflettere sui giochi pochi trasparenti della politica nostrana e non solo: quanto sei d’accordo su questa frase? In che cosa oggi la vedi attuata?
Riflette esattamente la situazione attuale. I Bilderberg nella loro subdola astuzia hanno saputo dirigere l’economia delle nazioni facendo leva su uomini politici di bassissima levatura. Tanto per rimanere in Italia, basta leggere le biografie di chi ci ha governato in questi ultimi decenni. Tutta gente di scarso livello intellettuale e quando invece erano valide menti, la loro etica e la loro morale erano praticamente equivalenti allo zero assoluto. Potevano essere facilmente corrotti da un pugno di dollari. Basta aprire i giornali. Ogni giorno leggiamo di amministratori, ai livelli più alti, traviati dai soldi. I Bilderberg, che in quanto a soldi non avevano problemi, hanno fatto man bassa dei governanti di tutto il mondo

OGM e piante transgeniche, anticrittogamici, nazioni-granaio…: come ti sei informato su queste realtà? ne eri prima a conoscenza? e quanto ne sa la gente comune?
Di OGM ormai se ne parla, ma mai abbastanza. La gente comunque è confusa, sento dire certi sfondoni che danno la misura dell’ignoranza in materia. Molti ad esempio confondono la manipolazione genetica degli OGM con gli innesti di piante simili. Alcune amiche mi dicono: «E le clementine? Non sono OGM?». Il problema è che gli scienziati e i ricercatori del settore, non sono affidabili. Perché non sono affidabili? Ma perché una parte è foraggiata di sottobanco dalla Monsanto, la principale multinazionale di semi OGM, e una parte viceversa da altre lobby. Quei pochi scienziati indipendenti non sostenuti da nessuna consorteria, sono stati licenziati dalle loro università e ora sono disoccupati. C’è quindi molta confusione nell’opinione pubblica. Gli OGM fanno bene? Fanno male? Uno di quegli scienziati caduti in disgrazia, avevano verificato che alcune cavie, con il passare del tempo, nutriti con cibi OGM, avevano sviluppato dei tumori. Per me è stato più che sufficiente per capire da che parte fosse la verità.

Alcune figure sono invenzioni letterarie ma alcuni personaggi – citati nel loro ruolo – e alcune istituzioni sono reali: come ti sei mosso nel delicato equilibrio fra verità e fantasia dato l’argomento spinoso?
Chi conosce i miei romanzi è ormai abituato a questa commistione tra realtà e fantasia. Questo attaccamento ai fatti mi viene dalla professione di giornalista. Lo scopo, molto terra terra, è quello di poter avvicinare il lettore (specialmente i giovani) a tematiche un po’ ostiche o che potrebbero sembrare sorpassate. Invece quei fatti apparentemente legati a un passato più o meno lontano, sono ancora indissolubilmente legati alla realtà di oggi e se non li conosciamo, rischiamo di non saper capire perché accadono certi eventi o vengono eseguite certe scelte.

Che cosa speri che il lettore provi o pensi alla fine del libro?
La mia ambizione è quella di creare quanto meno una presa di coscienza da parte della gente che gli avvenimenti che stiamo vivendo non sono nati per caso. Tutto è stato preordinato in una drammatica strategia che ha cominciato a concretizzarsi negli anni Settanta. Dobbiamo avere la consapevolezza di ciò che ci sta accadendo e quindi creare un grande movimento di coscienza dove si possano riportare al centro delle problematiche umane non il denaro, che tutto corrompe, bensì i valori della tolleranza e della fratellanza. Indicativo è alla fine del romanzo il discorso di Milla sul PIL. Un discorso che lei riprende da una lezione di Robert Kennedy all’Università del Kansas nel 1968.

Giovanni Zambito

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