“Non è ammissibile accettare supinamente che la Calabria diventi una sorta di Chernobyl d’Italia. Non rimarremo immobili di fronte a una vicenda che rischia di infliggere un colpo durissimo ai già faticosi sforzi in atto, per rilanciare le politiche di sviluppo turistico. La decisione assunta dal governo, in accordo con le autorità internazionali, di destinare al porto Gioia Tauro il carico contenente le armi chimiche siriane, costituisce un danno gravissimo per la nostra regione”. Sono le durissime dichiarazioni di Giuseppe Nucera, presidente di Federturismo Calabria nonché esponente di Confindustria regionale, il quale esprime il suo netto dissenso sulla decisione del governo centrale di far transitare dal porto di Gioia Tauro le armi chimiche della Siria. Una decisione che i calabresi hanno appreso dai mass media e di cui non erano a conoscenza nemmeno gli amministratori regionali, il mondo della politica, i sindaci della piana di Gioia Tauro che hanno potere di gestione sull’area portuale scelta per lo stoccaggio del pericoloso carico.
“Non si riesce davvero a comprendere – incalza Nucera – come sia possibile che alla nostra regione vengano puntualmente imposte dall’alto decisioni così importanti senza il necessario coinvolgimento del suo tessuto sociale. Solo pochi giorni fa la nostra regione era tornata a far parlare di sé in chiave positiva in seguito al ritorno nel museo nazionale dei Bronzi di Riace. Una notizia che ha veicolato, in Italia e nel mondo, l’immagine di una Calabria in grado di svolgere un ruolo di primissimo piano nel più ampio panorama dell’offerta turistica nazionale”. Da ciò la conclusione che “parlare di armi chimiche è dunque quanto di più assurdo ci possa essere in questo momento. Federturismo – conclude Nucera – e gli imprenditori ad essa associati, sosterranno ogni iniziativa messa in atto dalle istituzioni locali, dalle associazioni e dai cittadini, per fare in modo che il governo nazionale riveda quanto prima questa scellerata decisione e impedisca che la Calabria possa apparire agli occhi del mondo come una regione pattumiera”. Anche il mondo della politica sta esprimendo la sua contrarietà alla decisione governativa di ospitare nel porto calabrese le oltre 500 tonnellate di armi chimiche tra cui iprite, gas nervini, sarin, tabun ed altro ancora. Il consigliere regionale Giuseppe Giordano ( Idv) definisce “una vergogna che l’Italia si sia resa disponibile a tale operazione, ma è ancor più inaccettabile che sia stata scelta l’area portuale di Gioia Tauro sulla quale si dovranno applicare misure straordinarie per accogliere ben 1500 contenitori dall’elevatissima pericolosità”.
Il consigliere regionale si chiede “se si sia valutato attentamente il rischio per la salute dei cittadini e dei lavoratori dell’area portuale nonché le possibile ripercussioni, anche economiche, sull’attività complessiva del porto”. Per il consigliere regionale Nino De Gaetano ( Pd) “ancora una volta si passa sulla testa e la dignità dei calabresi, ovviamente tenuti all’oscuro di tutto fino a quando la decisione non è, improvvisamente, balzata agli onori della cronaca. Ci si ricorda del Sud e della Calabria solo ed esclusivamente quando ci sono da stoccare rifiuti o compiere operazioni ad altissimo rischio per il territorio. Non è il solito piagnisteo meridionalista, ma è la pura verità dei fatti”.
De Gaetano plaude al fatto che “per fortuna c’è una Calabria che in queste ore alza la testa, che reagisce riaffermando la propria dignità: chi amministra quotidianamente il territorio è consapevole dei rischi e dei danni che derivano da questo tipo di operazione. Mi auguro che il governo riveda immediatamente questa decisione”. Intanto mentre la polemica si fa sempre più feroce, lunedì prossimo, alle 16.30, nel municipio di San Ferdinando si ritroveranno 33 sindaci del comprensorio gioiese. A guidare la “crociata” contro le armi chimiche siriane sono i primi cittadini Renato Bellofiore di Gioia Tauro, Elisabetta Tripodi di Rosarno e Domenico Madafferi di San Ferdinando, i tre principali centri nel cui territorio ricade l’area portuale gioiese. Lo stoccaggio delle armi nel porto calabrese, dovrebbe concludersi entro l’inizio del mese di febbraio. Le operazioni che riguardano il disarmo totale delle armi chimiche del dittatore Assad dovrebbe essere ultimata a fine giugno. Il ministro Emma Bonino ha assicurato che il trasbordo avverrà da nave a nave, senza che le armi tocchino il suolo calabrese. L’operazione, secondo quanto ha spiegato la titolare del dicastero degli Esteri, dovrebbe durare in tutto soltanto 48 ore. (msc)
La “Amica della Siria” Emma Bonino, intanto, sta correndo ad Istanbul dove,
forse, le daranno da raccattare dell’altro pattume che farà fare tanta
“bella figura” all’Italia.