Ha vinto Antonio Pennacchi con il suo Canale Mussolini, in una serata sul filo del rasoio, con un testa a testa sino alla fine fra questo libro e Acciaio, dell’esordiente Silvia Avallone. Così, per il quarto anno di fila, lo “Strega” va alla Mondatori. Lo scorso anno Tiziano Scarpa prevalse su Antonio Scurati per un punto. E questa volta lo scontro si è deciso con l’ultima decina di schede. Ma dietro gli scrittori la partita si è giocata fra case editrici. Fra la Rizzoli e la Mondadori, in particolare, che – a detta di molti testimoni – si sono spese come non accadeva da tempo, contattando uno per uno i giurati e mescolando blandizie e pressioni. Come se lo Strega di quest’anno contasse molto più delle altre volte. E’ saltata, infatti, la regola dell’alternanza, che vigeva finché a reggere le sorti del premio era Anna Maria Rimoaldi, la vincere un anno l’uno, un anno l’altro e riservandosi ogni tanto il gusto di favorire un terzo gruppo. Da quando quella norma non scritta è decaduta, però, ha sempre vinto la Mondadori (compreso lo scorso anno, quando ad aggiudicarsi il titolo è stata l’Einaudi). Quest’anno la Rizzoli si era data l’impegno di rompere il monopolio di Segrate e, venuta meno l’ipotesi Walter Veltroni, ha puntato sull’esordiente Silvia Avallone, senza badare a spese, per esempio, quanto a inserzioni pubblicitarie. Un piccolo, particolare. La Mondatori è di proprietà di Berlusconi, che è accusato di aver pagato i giudici di Roma per ottenere una decisione a suo favore nel Lodo che doveva decidere la proprietà della casa editrice. Il giudice dell’udienza preliminare, Rosario Lupo, ha deciso l’archiviazione del caso, con formula dubitativa. La Procura ha fatto ricorso alla Corte d’appello, che nel giugno 2001 ha deciso: per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari; concesse le attenuanti generiche, il reato dunque è prescritto, poiché risale al 1991 e la prescrizione, con le attenuanti generiche, scatta dopo 5 anni. Il giudice ha disposto, invece, che restino sotto processo i suoi coimputati Cesare Previti, Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Vittorio Metta.
La Mondatori, quindi, è di Berlusconi e Berlusconi è abiutato a vincere (in politica, nel calcio e così via). Per Pennacchi la Mondadori pareva spendersi poco, all’inizio della corsa dello Strega. Poi la strategia è mutata, e pancia a terra da Segrate ci si è mossi per sostenere il proprio candidato e per mettere di nuovo, per la quarta volta consecutiva, i propri stendardi sul Ninfeo di Villa Giulia. Il regista Paolo Sorrentino, che pure con Hanno tutti ragione era dato tra i favoriti, e giunto terzo, superando Matteo Nucci con Sono comuni le cose degli amici e Lorenzo Pavolini con Accanto alla tigre. Pennacchi ha dedicato la vittoria al fratello Gianni, giornalista scompaso di recente a cui è peraltro dedicato il libro, e ha definito gli altri romanzi in finale “quattro bei libri”, facendo un “in bocca a lupo ai più giovani”. Nella serata della cultura italiana, a Villa Giulia, mentre si attendeva l’esito delle votazioni, ha fatto irruzione l’allarme per una legge che colpisce la libertà d’informazione e la lotta alla criminalità. “In un Paese normale certe cose non accadrebbero, ma questo già da qualche tempo non è più un Paese normale”, ha detto uno dei finalisti, Matteo Nucci. “Oggi sono andato alla manifestazione di piazza Navona – racconta – qui non si rispettano più le elementari regole della convivenza civile. Appena c’è un momento in cui qualcuno alza la testa, io sono lì”. Analoga partecipazione alla protesta ha espresso un altro finalista, Lorenzo Pavolini: “Come tutte le persone che usano le parole sono preoccupato per questa legge che vuole limitare la libertà di espressione. Oggi ho seguito la manifestazione, una parte a piazza Navona e una parte su internet la protesta mi è sembrata ampia e trasversale contro questa strumentalizzazione della privacy”. Tornando al premio, il libro vincitore di questa 64° edizione, Canale Mussolini ripercorre la storia di una famiglia contadina, i Peruzzi, sradicata dalla sua terra d’origine nella bassa padana per andare nell’agro pontino, capeggiata dal fascistissimo zio Pericle. Proprio il percorso della famiglia Pennacchi. È lo zio Pericle a convincere tutti a scendere dalle pianure padane: i vecchi genitori, i fratelli Iseo, Treves e Turati, le nuore, la nonna, una schiera di sorelle. Spicca la moglie di Pericle, l’Armida, bella, generosa, donna particolare, sempre circondata dalle sue api che le parlano ma non la salveranno Armida dalla sorte che l’aspetta. Emerge anche la figura del nipote prediletto Paride, che sarà però causa della sfortuna che travolgerà i Peruzzi. Pennacchi si è imposto all’attenzione nel 2003 con Il fasciocomunista, portato sullo schermo da Daniele Lucchetti con il titolo Mio fratello è figlio unico. Fra i suoi libri anche Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni e Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce. l Premio Strega è il più importante fra i premi letterari italiani ed è stato creato nel 1947, all’interno del salotto letterario di Maria e Goffredo Bellonci, con il contributo di Guido Alberti, proprietario dell’omonima casa produttrice del Liquore Strega, al quale il premio è intitolato e che ancora sponsorizza la manifestazione. Inizialmente erano i suoi frequentatori, chiamati Amici della Domenica, ad eleggere il vincitore del Premio.Nel dopoguerra, il salotto Bellonci e il Premio rappresentavano il primo tentativo culturale di tornare ad una normalità comunitaria di persone e di idee. Il primo scrittore a ricevere il primo Premio Strega, nel 1947, è stato il “nostro” Ennio Flaiano, con il libro Tempo di uccidere.
Carlo Di Stanislao
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