“Fa male sapere che in alcuni settori dell’apparato dello Stato si annidavano figure opache, più inclini a deviare che a cercare la verità. Per questo ancora dopo tanti anni resta attuale come non mai la domanda di trasparenza”. Lo sottolinea la presidente della Camera Laura Boldrini nell’Aula di Montecitorio per il “Giorno della memoria”.
La presidente sottolinea che il dolore delle vittime continua “per una giustizia che non arriva” e parla del terrorismo come di “atti di insensata violenza” e “delitti funzionali a piani eversivi che puntavano a colpire la democrazia”.
Boldrini sottolinea che l’incontro di oggi serve a “ricordare chi non c’è più, per abbracciare chi è sopravvissuto a quei terribili anni di piombo e per unire in questo abbraccio anche le nostre figlie e i nostri figli” con “la speranza di non vedere mai più ripetersi prove così dure per la nostra convivenza civile. Quella del terrorismo- aggiunge la presidente di Montecitorio- è stata una lunga stagione, costellata da vere e proprie stragi, come quelle commesse quarant’anni fa a Piazza della Loggia a Brescia e con l’attentato al treno Italicus e, dieci anni più tardi, sul Rapido 904. Si trattò di delitti funzionali a piani eversivi che miravano a colpire le istituzioni democratiche. La scelta crudele di uccidere persone inermi era parte di quel folle progetto”.
Per Boldrini “non meno odiosi furono i crimini contro singole persone, scelte come simbolo per il loro impegno nel mondo del lavoro, dell’imprenditoria, nella magistratura e nelle forze dell’ordine. Al sacrificio di queste persone si devono purtroppo aggiungere le molte altre vittime del clima irrespirabile di odio politico che prevaleva in quegli anni. Nel rievocare quel periodo troppo spesso è accaduto che sotto i riflettori dei media siano finiti più gli autori dei delitti che le vittime. Trovo quindi molto importante che tutti i sopravvissuti e i familiari abbiano avuto dalla legge un’occasione solenne come questa per fare udire la loro voce e per sentire la concreta vicinanza delle istituzioni e di tutto il paese”.
Boldrini sottolinea poi che è ancora “essenziale la ricerca della verità sia in sede storica che giudiziaria” e ricorda il suo impegno “per rendere pubblico il maggior numero possibile di atti e documenti su cui hanno operato le diverse Commissioni parlamentari. Abbiamo da ultimo, ad esempio, chiesto al Governo di rimuovere la classificazione di segreto sugli atti che riguardano le ‘navi dei veleni’ e l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Proprio in questi giorni dal governo è venuta la risposta positiva alla nostra richiesta. Una risposta che ci consente ora di rendere pubblica quella documentazione”.
ALDO MORO – A 36 anni dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani, il 9 maggio 1978, questa mattina personalità e istituzioni locali e nazionali si sono riunite davanti la targa in suo ricordo per deporre una corona di fiori. A rendere omaggio al presidente della Democrazia cristiana, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, la presidente della Camera, Laura Boldrini, il sottosegrario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, il preisdente del Senato, Pietro Grasso, e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Proprio il capo dello Stato ha voluto dedicare un altro omaggio a Moro, facendo deporre un cuscino di fiori dal consigliere per gli Affari giuridici e le Relazioni costituzionali, Giancarlo Montedoro, sulla tomba a Torrita Tiberina. Durante la cerimonia, Zingaretti ha ricordato l’iniziativa della Regione in ricordo delle vittime della violenza politica: “Da ieri stiamo distribuendo nelle scuole l’almanacco con la storia di tutte le vittime del terrorismo del Lazio, un atto dovuto e sentito per tutte le famiglie che sono state distrutte e per ribadire la qualità e centralità della scuola italiana nella formazione dei ragazzi”. Il 23 al teatro Argentina, inoltre, ci sarà l’ultimo appuntamento di ‘Il terrorismo raccontato ai ragazzi’, “un evento attraverso cui oltre 2.000 giovani e 45 scuole del Lazio hanno approfondito con i testimoni e i familiari il problema del terrorismo. Quindi oggi siamo qui non per vivere questa giornata come una parentesi nel nulla- ha concluso Zingaretti- ma come uno dei 365 giorni di impegno civile per non dimenticare”.
PEPPINO IMPASTATO – “L’omicidio di Peppino Impastato passò quasi inosservato nel giorno in cui l’Italia viveva la tragedia del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro. Morì nella notte del 9 maggio. Trentasei anni fa. Lo stordirono, lo misero sulle rotaie della ferrovia di Cinisi con una carica di tritolo e la fecero esplodere. Ai mafiosi davano fastidio le sue denunce, le parole taglienti che deridevano Cosa Nostra pronunciate nelle piazze, dai palchi di comizi improvvisati, e da una piccola ma temeraria radio indipendente. Raccontava affari e delitti che conosceva bene perché suo padre faceva parte del clan”. Lo ricorda su facebook la presidente della Camera, Laura Boldrini. “Ci sono voluti molti anni- prosegue-, e l’ostinata richiesta di verità e giustizia da parte di familiari e pochi amici, perché assassini e mandanti di quel delitto fossero riconosciuti tali. Oggi la sua ribellione è un simbolo e un punto di riferimento importante per chi vuole affermare una mentalità e comportamenti opposti a quelli di Cosa Nostra. ‘Il futuro siete voi’ era l’esortazione che non si stancava di ripetere Felicia Bartolotta, l’indimenticata mamma di Peppino. Un futuro senza mafia”.
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