9 luglio 2014: dieci anni dalla costruzione illegale del Muro

In occasione del decimo anniversario della storica sentenza contro il Muro israeliano, esperti di diritto chiedono al mondo di agire – Mentre proseguono le proteste in Palestina, si stanno organizzando eventi in tutto il mondo e anche in Italia, per porre fine all’impunità di Israele; – Alle Nazioni Unite, 86 dei massimi esperti legali esigono […]

Checkpoint Bethlehem - 6In occasione del decimo anniversario della storica sentenza contro il Muro israeliano, esperti di diritto chiedono al mondo di agire
– Mentre proseguono le proteste in Palestina, si stanno organizzando eventi in tutto il mondo e anche in Italia, per porre fine all’impunità di Israele;
– Alle Nazioni Unite, 86 dei massimi esperti legali esigono che l’ONU e gli stati agiscano;
– Tra le firme, l’Associazione nazionale dei Giuristi Democratici.
Esperti di diritto noti a livello internazionale e reti di legali di tutti i continenti, tra i quali relatori speciali delle Nazioni Unite, giudici ed ex giudici, noti professori di diritto e associazioni professionali nazionali e continentali, hanno invitato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban-Ki Moon e i leader mondiali ad intraprendere “azioni concrete” contro il muro di Israele nella Cisgiordania occupata.
Il 9 luglio 2014 segna dieci anni da quando la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) emise il parere consultivo sul Muro che Israele sta costruendo nella Cisgiordania occupata, e che coinvolge anche Gerusalemme est. L’ICJ ha concluso che il Muro fa parte dell’illegale sistema israeliano di insediamenti e annessioni. Ha chiesto a Israele di cessare la costruzione, abbattere le sezioni già costruite e pagare risarcimenti per i danni causati.
La lettera denuncia il fallimento delle Nazioni Unite per non aver fatto eseguire la sentenza dell’ICJ e fornisce agli Stati raccomandazioni concrete affinché gli stessi escano dal loro immobilismo.
Jamal Juma’, coordinatore della campagna palestinese Stop the Wall ha commentato:
“Mentre Gaza è ancora una volta sotto un attacco militare su larga scala, l’anniversario della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sul muro rappresenta un monito che ricorda in modo tempestivo la connivenza internazionale con l’ingiustizia in atto contro il nostro popolo e l’obbligo giuridico della comunità internazionale di fermare le violazioni che Israele continua ad attuare nei confronti dei nostri diritti fondamentali.”
La sentenza dell’ICJ ha affermato che il diritto internazionale obbliga la comunità internazionale a non riconoscere, aiutare o dare assistenza nel mantenimento della situazione illegale creata da Israele con il Muro e con il regime associato di leggi, ordinanze e provvedimenti amministrativi. La Corte Internazionale di Giustizia ha inoltre invitato la comunità internazionale ad adottare ulteriori misure volte a porre fine a questa situazione illegale e a garantire che Israele rispetti la Quarta Convenzione di Ginevra.
Dieci anni più tardi, di fronte all’inazione internazionale mentre Israele prosegue nella costruzione del muro e degli insediamenti, decine di coalizioni palestinesi e organizzazioni hanno lanciato un appello per fare di luglio il “Mese contro il Muro dell’Apartheid” sotto lo slogan “Stop all’impunità israeliana”.
“Con il nostro appello all’azione, vogliamo sottolineare il fatto che la continua occupazione e colonizzazione israeliana della terra palestinese, la discriminazione razziale, l’oppressione e il trasferimento forzato del nostro popolo, sono la causa delle proteste palestinesi passate e presenti e che esse devono finire”, dice Jamal Juma’.
La lettera sarà presentata in una riunione speciale del Comitato ONU sull’Esercizio dei Diritti Inalienabili del Popolo Palestinese, cui saranno presenti il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e gli Stati membri. Sottoscritta da esperti di diritto, la lettera esorta le Nazioni Unite e i suoi Stati membri “a rispettare i loro obblighi e ad adottare misure giuridicamente legittime per garantire la rimozione dai Territori palestinesi occupati del Muro israeliano e del regime associato di colonie, discriminazione istituzionalizzata e annessione”. Tali misure comprendono il divieto globale e vincolante sul commercio con gli insediamenti israeliani illegali, l’interruzione di tutti i rapporti economici con le imprese e le istituzioni coinvolte nelle violazioni israeliane del diritto internazionale, nonché azioni legali contro gli attori coinvolti in crimini di guerra.
L’accordo che l’ACEA di Roma ha firmato con l’israeliana Mekorot, che fornisce gli insediamenti israeliani, e la Pizzarotti SpA, che sta costruendo la TAV israeliana che attraversa i Territori palestinesi occupati, sono solo due esempi di imprese italiane coinvolte nelle violazioni israeliane del diritto internazionale.
“Credo che la lettera rifletta l’approccio giusto per una giusta causa”, dice Shawqi Issa, il ministro palestinese che rappresenterà lo stato della Palestina in occasione della riunione delle Nazioni Unite. “Tutti gli Stati sono legalmente responsabili, come indicato nella sentenza della Corte internazionale di giustizia e nella IV Convenzione di Ginevra, e devono agire immediatamente per quanto riguarda il diritto internazionale e la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia adottando le misure raccomandate nella lettera.”
Al fine di esercitare pressione sui governi ad adottare le misure raccomandate, nel mese di luglio saranno organizzate in almeno trenta paesi manifestazioni contro il Muro e l’impunità israeliana. Dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dal Paraguay al Sud Africa e all’India, la società civile sta organizzando proteste, petizioni, conferenze, proiezioni di film, mostre d’arte e altro ancora. In Italia sono in programma iniziative a Firenze, Torino, Trento, Salerno, Roma e Parma per ricordare anche al governo italiano i suoi obblighi giuridici.

Una risposta a “9 luglio 2014: dieci anni dalla costruzione illegale del Muro”

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