Ha il conforto dell’Accademia della Crusca la presidente della Camera Laura Boldrini: dire ‘la ministra’, ‘la’ presidente è “anche grammaticalmente corretto”. Lo ribadisce a SkyTg24, intervistata da Maria Latella, tornando, in occasione della Giornata delle donne, al suo cavallo di battaglia, l’uso del linguaggio in funzione antidiscriminazione: “Linguaggio e immagini non sono quisquilie– insiste Boldrini- Se accetto di essere chiamata al maschile, accetto anche di essere discriminata sul lavoro. Tutto si tiene. La problematica femminile mi è chiarissima perchè la vivo tutti i giorni, so bene che i salari delle donne sono più bassi, so bene che con la crisi non c’è lavoro, e se non c’è lavoro ‘le donne lasciamole a casa”. Ma tutto si tiene, appunto. E chi non usa ‘la ministra’ o ‘la presidente’ è “lo stesso che dice ‘lasciamo le donne a casa’. Invece l’una cosa non esclude l’altra. Tutto fa parte di una stessa idea di diseguaglianza. Io mi sono battuta sempre, fin dall’inizio, a 360 gradi per le donne”.
Boldrini spiega come è nata la sua proposta di ‘femminilizzare’ il linguaggio in Parlamento: “Tante deputate mi hanno detto di tenere al loro genere femminile, quindi ho deciso di scrivere ai colleghi e alle colleghe sostenendo che nelle aule parlamentari è opportuno utilizzare il genere, ho poi scritto alla segretaria generale della Camera Lucia Pagano per fare lo stesso con gli atti parlamentari”.
E non è un caso: “La mia sollecitazione- aggiunge Boldrini- nasce da una presa d’atto di realtà. Abbiamo per la prima volta il 30% di parlamentari donne e dobbiamo recepire questa realtà con provvedimenti reali, concreti. Se non riconosciamo alla donna il suo genere femminile quando ha raggiunto dei ruoli, vuol dire che la vogliamo mascolinizzare perché ha raggiunto quei ruoli”.
Non teme le critiche né le ironie la presidente: “Chi mette in atto cambiamenti troverà sempre resistenze. Nel linguaggio in particolare siamo conservatori, ci piace usare le parole di sempre. Cambiare è cacofonico? Certo, non siamo abituati, e anche dal punto di vista grammaticale è un errore non declinare al femminile, ce lo conferma la Crusca. Comunque, io non ho paura di essere ridicolizzata, fa parte del gioco, anche se certa stampa inventa di sana pianta, non so cosa c’entri col giornalismo, qualcuno un giorno me lo spiegherà”.
E, conclude Boldrini, “io spesso sono stata oggetto di questo tipo di demolizione, ma mi è scivolato, vuol dire che quello che dico disturba e se disturba vuol dire che bisogna continuare“.
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