Il “fenomeno mafioso, abbandonata la stagione dello stragismo e del clamore mediatico che ad esso si accompagnava, ha comunque continuato ad insinuarsi in modo capillare nei settori nevralgici del nostro Paese, al Sud come al Nord,e pone un’odiosa e pesante ipoteca sul futuro, ostacolando lo sviluppo dell’economia, soffocando la crescita culturale e civile e acuendo il senso di rassegnazione e di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni”. Lo dice la presidente della Camera Laura Boldrini, aprendo il convegno ‘Il contrasto alle mafie nella dimensione nazionale, regionale e locale’ in corso a Montecitorio.
“Oggi- aggiunge- non possiamo più negare, come qualcuno ha fatto fino a poco tempo fa, che le mafie hanno esteso la loro presenza anche in territori diversi da quelli in cui hanno avuto origine”.
Per Boldrini “come aveva ben compreso don Pino Puglisi, la mafia si combatte a partire dai banchi di scuola, attraverso un’opera di educazione al rispetto delle regole e delle leggi, capace di indirizzare le nuove generazioni e non solo, verso una cultura di legalità e fiducia nello Stato di diritto. E nella scuola, così come sulla stampa, in tv e su internet, bisogna sforzarsi di proporre ai giovani modelli positivi, evitando ogni rappresentazione del fenomeno mafioso e dei suoi esponenti che possa risultare in qualche modo attrattiva”.
Il mito del boss, della sopraffazione violenta, del denaro facile, va smontato e demolito, va stigmatizzato. Ad esso vanno contrapposti un altro modello e ben altre figure, personalità che possono costituire un esempio di impegno morale e civile. Anche per questo- conclude la presidente della Camera- è importante trasmettere ai giovani la memoria del sacrificio di quanti hanno contribuito alla lotta contro le mafie pagando di persona, spesso con la vita”.
Antonio Bravetti-Dire
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