Milano da sniffare

Fernanda Lessa, Francesca Lodo e Belen Rodiguez si accusano reciprocamente di un vizio che nessuna di loro è più in grado di riconoscere come tale, tanto è ordinario e diffuso oggi, soprattutto in certi ambienti in cui gonfiare a dismisura le proprie prestazioni ed il proprio rendimento è un fatto normale. La cocaina, usata dagli andini […]

Fernanda Lessa, Francesca Lodo e Belen Rodiguez si accusano reciprocamente di un vizio che nessuna di loro è più in grado di riconoscere come tale, tanto è ordinario e diffuso oggi, soprattutto in certi ambienti in cui gonfiare a dismisura le proprie prestazioni ed il proprio rendimento è un fatto normale. La cocaina, usata dagli andini per combattere fame e fatica, è divenuta un problema endemico del nostro Paese, soprattutto, pare, nella movida milanese, a ridosso di negozi strafichi e di nuovi cantieri dai cento piani in su, con il riverbero della moda e del lusso che occhieggia da ogni androne e da ogni macchinone parcheggiato in tripla fila: un vero e proprio classico di una società fuori di giri. Nell’occhio del ciclone, ora, due discoteche cult della Milano che vive e che sballa: Hollywood e The Club, con cocaina mischiata a champagne e mazzette, per serate iridescenti per vip ed industriali. . Agli arresti Alberto Baldaccini, socio della Vimar Srl, società proprietaria dell’Hollywood. Insieme a lui Davide Guglielmini, gestore della nota discoteca di corso Como e Andrea Gallesi responsabile del privè. Le indagini, avviate nel maggio del 2007, si sono sviluppate in due distinti filoni: il primo ha riguardato lo spaccio di droga all’interno dei locali notturni nei quali i tre destinatari della misura cautelare consentivano il consumo di cocaina nelle aree riservate; il secondo filone ha, invece, documentato episodi di concussione, corruzione e falsità materiale commessi dal funzionario comunale e dal componente della commissione per favorire i proprietari in occasione dei controlli amministrativi. Altre 19 persone sarebbero indagate. L’inchiesta, coordinata dal pm di Milano Frank Di Maio e dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, è nata da alcune irregolarità amministrative riscontrate dagli inquirenti nella gestione di alcuni locali notturni milanesi e nell’ambito di un procedimento “parallelo” su un presunto spaccio di droga all’interno di alcune discoteche del capoluogo lombardo. Il destinatario della quinta misura cautelare agli arresti domiciliari è Rodolfo Citterio, membro della commissione comunale di vigilanza sui locali e presidente del Sindacato dei locali da ballo (Silb). Secondo quanto è emerso dalle indagini Citterio avrebbe, dietro compenso, avvertito i proprietari dei locali di controlli imminenti oppure avrebbe rimandato le verifiche per permettere di apportare le modifiche strutturali necessarie ai locali. Coinvolta nell’inchiesta l’ormai onnipresente Belen Rodriguez (pare prossima presentatrice al Festival di Sanremo), che dice di aver fatto uso di “coca” nei bagni de l’Hollywood, solo due volte, con dosi fornitale da Francesca Lodo e di cui ignora la provenienza. “Francesca Lodo mi invitava spesso ad andare nei bagni dell’Hollywood, le domeniche, sere in cui stavamo insieme con tutti i componenti del gruppo Lele Mora, ma io non la seguivo perchè temevo l’effetto della cocaina”, ha dichiarato lo showgirl e donna immagine brasiliana, da poco in rotta con Corona. Quanto alla l’ex letterina Francesca Lodo, dopo aver appreso delle dichiarazioni della Belen, riportate nell’ordinanza, ha detto: “Le dichiarazioni di Belen al riguardo sono da considerarsi false, diffamatorie e calunniose. Ho dato mandato al mio legale di perseguire in ogni sede, sia civile sia penale e con i mezzi più appropriati, l’autrice di tali affermazioni”. L’inchiesta è nata, va ricordato, da uno stralcio di quella che ha riguardato Fabrizio Corona in relazione a presunti fotoricatti ai danni di vip. Gli investigatori avrebbero anche piazzato delle microcamere per filmare il via vai nei bagni dell’Hollywood, dove alcuni vip e frequentatori della discoteca hanno sniffato cocaina. Secondo le testimonianze, molto spesso la droga veniva assunta nei bagni dei privée dei due locali e Pietro Tavallini, arrestato tempo fa, interrogato sempre nel marzo 2007, aveva affermato di aver visto anche “Aida Yespica e Annalaura Ribas assumere cocaina e so che l’hanno fatto insieme”. Anche Fernanda Lessa, sentita come testimone il 27 marzo 2007, aveva detto: “Ho assunto cocaina insieme a Tavallini parecchie volte, in diverse circostanze e talvolta all’interno di qualche locale come l’Hollywood o il The Club“. Secondo la ricostruzione del gip Giulia Turri, “l’attività di consumo è non solo tollerata dai gestori, ma anche favorita, attraverso vari espedienti, quali in particolare la creazione di spazi riservari a tale finalità e il controllo dei privè a opera degli addetti alla sicurezza, garanti della riservatezza”. “Dall’esame degli atti trasmessi dal pm – scrive il gip – emerge come il consumo delle sostanze stupefacenti all’interno dei locali fosse considerato talmente normale che i clienti erano consapevoli, non solo della possibilità di reperirlo all’interno dei locali stessi senza alcune difficoltà, ma anche della facilità di consumo in tutta riservatezza che il sistema di sorveglianza dei privè garantiva loro”. Nelle carte dell’inchiesta ci sarebbe anche una intercettazione nella quale Emiliano Bezzon, ex comandante della polizia locale di Milano, parla con Citterio, chiedendogli di fargli sapere quali sono i locali dove si spaccia, in modo da intervenire con un blitz delle forze dell’ordine. Bezzon risulta indagato nell’inchiesta per abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio. Indagata per abuso d’ufficio anche la ex vice direttrice generale del Comune, Rita Amabile. Il suo nome compare nell’ordinanza di custodia cautelare a carico delle cinque persone finite agli arresti domiciliari, si parla di “rapporti di amicizia e conoscenza” tra Citterio e la stessa Amabile. Citterio, secondo l’accusa, avrebbe chiesto una tangente da 40 mila euro ad Alberto Savoca “per fargli ottenere” il “parere di agibilità” dalla commissione comunale di vigilanza per aprire il locale Qin nella zona del parco Lambro. Citterio, sempre stando all’ordinanza, avrebbe manifestato a Savoca i suoi “rapporti di amicizia e conoscenza” con la Amabile. Secondo le centinaia di intercettazioni che accompagnano l’ordine d’arresto, Citterio per permettere a locali notturni di non avere fastidi, veniva aiutato dall’ex comandante dei vigili, Emiliano Bezzon (indagato per favoreggiamento e abuso d’ufficio), ma anche da numerosissimi funzionari pubblici. A cominciare da Rita Amabile (accusata di abuso d’ufficio), ex braccio destro del sindaco Letizia Moratti, ma anche da funzionari della Provincia e della Regione. Citterio, dal canto suo, attraverso il legale Andrea Sogliani, giura di essersi “sempre attenuto alle regole dell’attività sindacale svolta” ed esprime rammarico per “aver subito una sovraesposizione mediatica”. Gerco preso in prestito da certa politica di oggi, anch’essa convinta che tutto sia lecito per chi la vita sa “prenderla a morsi”. “Per me l’Hollywood è stato, e forse lo è ancora uno dei più bei locali del mondo, ma ho smesso di frequentarlo tre anni fa quando mi hanno coinvolto in Vallettopoli”. Lo ha detto Lele Mora, manager del mondo dello spettacolo, per anni ospite della discoteca milanese finita sotto inchiesta. Mora era di casa all’Hollywood quasi tutte le settimane con una corte, ogni sera, di belle ragazze, aspiranti attori, nomi già noti. “L’ho frequentata per 10 anni e non ho mai notato niente anche perchè chi usa droga deve starmi ben lontano – ha raccontato Mora – Per per era un posto dove andare ascoltare buona musica e incontrare bella gente, poi se c’è chi vuole farsi del male sono fatti suoi, ma io non mi sono mai accorto di nulla”. «Sono dispiaciuto per quanto sta accadendo adesso anche se non conosco i particolari – ha continuato – L’Hollywood è legato a uno dei periodi più belli della mia vita, ma ora ho cambiato genere, anzi ho dovuto proprio rimboccarmi le maniche e ricominciare da capo: avevo creato un impero che è stato distrutto”. Un impero davvero di cartapesta se è questo il risultato finale.

Carlo Di Stanislao

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