La vicenda delle indagini sulla cosiddetta P3 (una piccola “banda Bassotti di pensionati sfigati” secondo Berlusconi), si fa sempre più intricata. Oggi, dopo quello del senatore Verdini, c’è stato l’interrogatorio a Marcello Dell’Utri, presentatosi davanti al pm Rodolfo Sabelli e al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed uscito dopo un ora, poichè, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ai giornalisti il senatore Pdl ha spiegato di non essere più uno “sprovveduto” come nel 1996, quando fu accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma di essere” un indagato ‘provveduto’ che sa che in questi casi occorre avvalersi della facoltà di non rispondere. “Il consiglio che do a tutti coloro che dovessero trovarsi in analoga situazione è di non parlare perché lo dice la legge, che permette di avvalersi della facoltà di non rispondere. A Palermo 15 anni fa ho parlato 17 ore e sono stato rinviato a giudizio sulla base della mie dichiarazioni. Ho imparato da allora”. Così, a differenza di Verdini che è rimasto in Procura quasi nove ore, Dell’Utri ha evitato di sottoporsi a un lungo e “pericoloso” interrogatorio. Nel frattempo il Csm ha dato il via libera al trasferimento del giudice Umberto Marconi che, presidente della Corte d’Appello di Salerno, ha lasciato la città per Napoli, nell’ufficio che ricopriva prima della sua promozione, come consigliere. La decisione è stata presa all’unanimità. Unico astenuto è stato il vicepresidente Nicola Mancino, secondo il quale la sede di Napoli era comunque inopportuna. E veniamo al sottosegretario alla giustizia Nicola Caliendo , che è stato invece iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma e, secondo quanto si è appreso, con accusa contestata di di violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Caliendo potrebbe venire interrogato entro la fine di questa settimana e dovrà chiarire la sua partecipazione ad una cena , il 23 settembre dello scorso anno, a casa del coordinatore del Pdl Denis Verdini, in piazza dell’Ara Coeli a Roma. Alla cena, come sembra, parteciparono anche Flavio Carboni, Arcangelo Martino, Pasquale Lombardi, il senatore Marcello Dell’Utri, e i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller. Fine della cena, secondo gli inquirenti, come intervenire sul lodo Alfano, nominare Alfonso Marra a presidente della Corte d’Appello di Milano e come procedere per il ricorso presentato in Cassazione dall’ex sottosegretario Nicola Cosentino contro l’ordinanza d’arresto emesso dalla Procura di Napoli. Tra le altre discussioni anche l’ispezione ministeriale, mai avvenuta, che doveva essere inviata contro il collegio della Corte d’Appello di Milano che aveva respinto il ricorso contro l’esclusione dalle regionali della lista del presidente Roberto Formigoni. Infine, per completare il punto, come annunciato lo scorso 24 luglio da Rosy Bindi, la vicepresidente della Camera e presidente dell’assemblea nazionale del Pd, insieme ad altri deputati dell’opposizione, illustreranno domani a Montecitorio la proposta di legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla P3. Davvero un gran casino per una semplice “banda Bassotti”. E, tornando a scherzare, che fino hanno fatto, intanto, le indagini sulla “banda del mattone”, oscurate dai fatti recenti della P3? Il 23 scorso, solo 4 giorni fa, si è aperto un nuovo capitolo (lo si apprende da La Nuova Sardegna) sulle bonifiche nell’ex arsenale dopo lo scandalo Formato G8: la Corte dei conti ha incaricato i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di verificare se le decine di milioni spesi finora siano compatibili con i lavori svolti realmente. Per questo motivo, ma anche per accertare lo stato dei luoghi – come disposto dalla Procura di Tempio – dalla prossima settimana i sommozzatori dell’Arma effettueranno una serie d’immersioni, setacciando l’area di sei ettari ancora contaminata dinanzi al Main Conference, e non solo. Lo stesso quotidiano poi ricorda, ricostruendo la vicenda dalla sua emersione, lo scorso 10 febbraio, che se la cricca è ritenuta responsabile di aver fatto ampiamente la cresta su questi e altri lavori, va ricordato come di recente i giudici amministrativi fossero già intervenuti per bloccare il sistema basato sulle continue emergenze avallato da Palazzo Chigi. E precisamente quando avevano escluso che il Vuitton Trophy, in quanto semplice regata, tra maggio e giugno scorsi potesse rientrare tra le competenze di Bertolaso. Fatto che aveva indotto a una rapida retromarcia, all’affidamento dell’organizzazione alla giunta regionale, allo stanziamento di 2,3 milioni per la competizione internazionale. Ma che aveva a sua volta suscitato un’altra polemica perché l’opposizione parlamentare aveva dimostrato che quei soldi, con una partita di giro che si è solo promesso di ripianare, erano stati sottratti alle bonifiche del Sulcis. Per la verità il 21 luglio, in Parlamento, Bertolaso ha confermato che, a La Maddalena, resta l’urgenza di completare il risanamento a mare nei 60mila metri quadrati dell’ex arsenale. L’ultima volta che qualcuno ha parlato di Bertolaso (e non in termini lusinghieri), è stato il 6 luglio, quando, sul Corriere, Zampolini fornisce la sua versione, confermata dal proprietario dell’appartamento Raffaele Curi, circa la casa in via Giulia. Ed eccola la versione di Zampolini, confermata dal proprietario dell’appartamento Raffaele Curi: “Di Bertolaso ho sentito parlare la prima volta quando Anemone mi disse che cercava un appartamento. Io l’ho aiutato a trovarlo, era quello di via Giulia. Ho saputo dopo che la casa era per lui, me lo disse lo stesso Curi. Se non sbaglio fu consegnato un acconto iniziale di alcuni mesi. Diego mi diede i soldi in contanti, successivamente Curi si rivolgeva a me per avere il pagamento dei canoni successivamente maturati tanto che alla fine, a causa dei lunghi ritardi nei pagamenti, si è determinato a risolvere il contratto. Mi sentivo responsabile anche del fatto che il canone, per il contratto che avevo procacciato personalmente, non venisse pagato. Ricordo che quando Diego mi disse che cercava l’appartamento era il 2005, 2006. La seconda volta in cui ho incontrato Bertolaso è stato all’inaugurazione della Maddalena”. Ancora più antica (subissata dalla vicenda P3), risalente al 3 luglio, l’apertura di un´inchiesta su almeno sei ordinanze di Protezione Civile emanate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, riferite ad altrettanti Grandi eventi, da parte della procura regionale della Corte dei conti del Lazio, con il procuratore Pasquale Iannantuono, che sospetta che il governo (nella persona del premier Silvio Berlusconi e del sottosegretario alla presidenza Gianni Letta) e il dipartimento (con Guido Bertolaso) avrebbero aggirato la normativa sugli appalti pubblici utilizzando indebitamente la “procedura d´urgenza” per numerose opere. Secondo i magistrati contabili “non qualsiasi Grande evento rientra nella competenza della Protezione Civile, ma solo quegli eventi che pur se diversi da calamità naturali e catastrofi, determinano situazioni di grave rischio per l´integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell´ambiente dai danni o dal pericolo di danni”. La contestazione di danno erariale, che coinvolgerebbe il premier Berlusconi, i due sottosegretari Letta e Bertolaso e, a vario titolo, gli imprenditori e i tecnici inseriti nei progetti, potrebbe trasformarsi in un salasso. Specie se l´indagine si dovesse allargare alle altre ordinanze di Protezione civile emanate dal 2008 in poi. Il sottosegretario Guido Bertolaso, sarebbe già stato ascoltato dai giudici della Corte, rimettendo l´interpretazione della norma sui Grandi eventi al consigliere giuridico della Protezione civile, Giacomo Aiello (avvocato dello Stato). Scrive oggi su La Voce Alessandro Gatta che Verdini, Scajola, Bertolaso e gli altri, sono la nuova classe politica senza compromessi di cui perfino Bettino Craxi aveva paura, perché in grado di limare la reputazione del partito con atti pubblici dal minimo tornaconto economico ma dal pessimo ritorno mediatico. Spero che su alcuni nomi si dimostri che ha torto.
Carlo Di Stanislao
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