‘La citta’ invisibilé “non ha intenzioni politiche, né posizioni anti-Draquila. A me il film di Sabina Guzzanti è piaciuto, ma mancava la speranza, io invece volevo ci fosse nel mio”. Lo chiarisce subito parlando del suo film Giuseppe Tandoi, pugliese di nascita, aquilano d’adozione, che debutta alla regia con una commedia dai toni della favola moderna, ambientata in una tendopoli abruzzese, in uscita il 30 luglio distribuita da Iris Film, in 8 copie. All’Aquila arriverà il 27 agosto in occasione della Festa della Perdonanza.Il film, di cui il 10% degli incassi sarà devoluto al restauro della Chiesetta di Santa Maria Degli Angeli, “non è né di destra né di sinistra. Non punto il dito su nessuno, ma lo chiudo con l’invito a ricostruire la città – aggiunge -. L’Aquila è distrutta, non riparte. E’ ancora una città invisibile, si è riaperto qualche negozio, sgombrata qualche strada, ma manca un progetto di ricostruzione. Qualcosa si sta muovendo perché noi stiamo protestando, anche se poi si travisa la realtà, e dicono che siamo noi a attaccare i poliziotti… ma basta guardare le foto per capire qual’é la verità”. Tandoi, classe 1982, ha studiato cinema all’Accademia dell’immagine dell’Aquila, dove ha scelto di vivere: “E’ arrivato il terremoto e io ero là. Nei primi tempi avevo il rigetto della città distrutta, non volevo vederla. Poi ho lavorato da volontario a un laboratorio audiovisivo in una tendopoli e non potevo non raccontare quello che mi stava accadendo”. Così ha scritto “una piccola fiaba (girata a basso budget con una troupe under 35) che vivesse nella tendopoli. Ci siamo sbrigati, perché le stavano smontando. Abbiamo chiesto il permesso alla comunità e loro hanno partecipato, credendo nel film, nel nostro rendere visibile la città e la sua situazione attraverso un linguaggio giovanile”. La storia, ispirata anche a personaggi reali, ruota intorno a due coppie: l’universitario fuoricorso e fuorisede aspirante cantante Luca (Alan Cappelli), che trova in Lucilla (Barbara Ronchi), studentessa come lui di medicina, molto severa con se stessa, il perfetto contraltare; Valeria (Roberta Scardola), borghese privilegiata e piena di pregiudizi (nel film si parla anche di situazioni di convivenza difficile con gli extracomunitari verificatesi in alcune tendopoli, ndr), che si innamora di Sorin (Leon Cino, ballerino reso famoso da ‘Amici’), il romeno che l’ha salvata la notte del terremoto. Con loro fra gli altri, l’attivissimo sacerdote Don Juan (Gabriele Cirilli); Carmine (Riccardo Garrone) nonno saggio e un po’ folle di Lucilla, e Remo (Nicola Nocella, che rende omaggio a John Belushi) scatenato batterista del gruppo di Luca. “Un mese dopo il terremoto ero stata all’Aquila e avevo visto ragazzi senza la forza neanche di prendere un caffé. Mi ha convinto a fare il film, la storia, piena di speranza” dice Roberta Scardola. Nocella, lanciato da Pupi Avati, racconta che Tandoi é stato il primo regista “a pagarmi, quattro anni fa per un corto. Di La città invisibile mi ha convinto subito il ruolo, poi arrivato nella tendopoli mi sono spaventato, vedendo che erano tutti dalla nostra parte”.
Francesca Pierleoni
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