Possibile svolta nei rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Cuba, gelidi da più di cinquant’anni, ma che negli ultimi tempi, in particolare da quando al potere nell’isola caraibica c’è Raul Castro, fratello di Fidel, sembrano essersi decisamente raffreddati e lasciano sperare addirittura in una normalizzazione. Oggi il presidente cubano è tornato a pestare il piede sull’acceleratore diplomatico, per spingere gli americani a “smantellare” l’embargo economico in vigore contro Cuba dal 1962.
Castro si è rivolto direttamente al Presidente statunitense Barack Obama, chiedendogli di utilizzare il suo potere esecutivo per arrivare in breve tempo alla fine dell’embargo ultracinquantennale. In particolare Raul ritiene che il mantenimento dell’embargo sia un paradossale ostacolo al processo di riavvicinamento delle due nazioni, iniziato da tempo, ma che prenderà il via, anche dal punto di vista sostanziale il prossimo 20 luglio, quando nei due Paesi verranno riaperte le rispettive ambasciate.
Solo il Congresso degli Stati Uniti ha la facoltà di revocare l’embargo, a meno che non sia il presidente a decidere di ricorrere ad un ordine esecutivo per ottenere lo stesso risultato. L’auspicio, ha detto Castro nel suo intervento all’assemblea nazionale del partito, è che Obama “continui a ricorrere ai suoi poteri esecutivi per smantellare aspetti di questa politica che provoca danni e sofferenze alla nostra gente”. I commenti di Castro sono stati resi noti dal portale statale di news Cubadebate poiché ai media non è stato consentito assistere all’evento. Lunedì “inizierà una nuova fase, lunga e complessa, sulla strada della normalizzazione delle relazioni, che richiederà soluzioni a problemi che si sono accumulati in oltre 50 anni” ma poiché ciò avvenga, ha precisato Castro, l’embargo dovrà essere necessariamente “rimosso”.
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