Boko Haram, la terribile associazione terroristica jihaidista diffusa nel nord della Nigeria e non solo, è tornata a spargere sangue nel continente africano, causando la morte di oltre 50 persone, con una serie di attentati in Nigeria e Camerun. Due bambine kamikaze hanno provocato il decesso di 11 persone ed il ferimento di un’altra trentina in Camerun, facendosi esplodere all’ingresso del mercato di Marua, capoluogo situato all’estremo nord del Paese. Le due giovani avevano un’età inferiore ai 15 anni e si erano infiltrate al mercato come mendicanti.
A Gombe, nel nord-est de Nigeria, ci sono stati 42 morti nell’esplosione di alcune bombe in due stazioni degli autobus. La prima ha preso di mira la stazione di Dadin Kowa, vicino a una moschea piena di fedeli, e 20 minuti più tardi è stata colpita la zona di Duku.
Poco prima di questi nuovi attacchi, Boko haram aveva postato in rete un video per avvertire che il gruppo jihadista non è stato sconfitto e “tornerà più forte di prima”. Nelle stesse ore il presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, in visita a Washington, ha lamentato che il rifiuto degli Usa di fornire armi al suo esercito per “presunte violazioni dei diritti umani” favorisce Boko Haram.
Era dal 12 luglio che attacchi suicidi non insanguinavano il Camerun , da quando due donne kamikaze si erano fatte saltare in aria a Fotokol, al confine con la Nigeria, uccidendo 10 civili e un soldato del Ciad. I jihadisti di Boko Haram, responsabili di numerosi attentati, tentano di creare il proprio califfato islamico al confine tra Nigeria e Camerun. L’esercito di Yaoundé partecipa, assieme al Ciad, alle operazioni militari contro i jihadisti nello Stato nigeriano del Borno.
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