Le condizioni di stress psico-fisico di un rave party possono, da sole, causare alterazioni neurologiche simili a quelle provocate dall’ecstasy. I ricercatori del laboratorio di Neurofarmacologia, dipartimento di Patologia molecolare, Ircca Neuromed di Pozzilli (IS) hanno pubblicato i risultati di una loro ricerca sulla rivista scientifica internazionale Pharmacological Research. Sovraffollamento, luci intermittenti e suoni ad alto volume generano, in modelli animali, disfunzioni in aree cerebrali critiche per i processi di apprendimento e memoria, anche senza assunzione di droghe. I ‘rave party’ vengono di solito considerati eventi ad alto rischio per i giovani, principalmente per via delle droghe che spesso sono assunte dai partecipanti, prima fra tutte la cosiddetta ecstasy (Mdma nella denominazione chimica). Ma, anche senza l’uso di droghe, le particolari condizioni ambientali di un evento del genere sono capaci di creare disfunzioni neurologiche simili a quelle provocate dalla droga sintetica. “Questo esperimento – dice Carla Letizia Busceti, del laboratorio di Neurofarmacologia del Neuromed, primo autore del lavoro scientifico – fa seguito ad una nostra precedente ricerca nella quale avevamo visto come l’ecstasy provocasse alterazioni neurochimiche estremamente simili a quelle della malattia di Alzheimer nell’ippocampo, una regione cerebrale che sappiamo essere profondamente implicata nei processi di apprendimento e memoria”.
“L’ecstasy è una droga molto usata nel contesto dei rave party. Ci siamo così chiesti se anche le condizioni esterne tipiche di quegli eventi particolarmente stressanti potessero avere, indipendentemente dalle droghe, un qualche effetto neurologico. Ed è proprio quello che abbiamo trovato: i topi sottoposti ad una situazione di stress analoga a quella di un ‘rave’ presentavano alterazioni nelle capacità di apprendimento e memoria”. Lo studio ha permesso di svelare uno stretto parallelismo tra gli effetti neurochimici associati all’uso di ecstasy e quelli indotti dalla esposizione ad una condizione di stress multifattoriale rappresentata da fattori ambientali che ricalcano le condizioni della musica techno ad alto volume. “Abbiamo trovato – continua Busceti – alterazioni comportamentali e neurochimiche simili a quelle che si riscontrano dopo l’assunzione di Mdma. Ad essere colpita, in particolare, è la proteina Tau, un componente critico della struttura cellulare dei neuroni. Gli effetti, come nel caso dell’ecstasy, erano principalmente a carico dell’ippocampo. Ed ancora una volta, sono caratteristiche simili a quelle che si riscontrano nella malattia di Alzheimer. Ci troviamo di ad un potenziale fenomeno subdolo, nel quale non c’è un malessere evidente eppure le capacita’ cognitive sono alterate, e lo rimangono nel tempo”..
Le alterazioni del comportamento e gli effetti neurochimici osservati negli animali esposti allo stress multifattoriale erano transitorie, ma non per tempi brevi: il picco delle alterazioni si aveva a trentasei ore dall’inizio delle stimolazioni stressanti. Questo vuol dire che per un periodo critico di tempo il cervello rimane comunque alterato in quei processi critici che negli esseri umani sono legati allo studio, alla concentrazione sul lavoro e alla capacità di usare macchinari o guidare un’automobile”.
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