“Oggi, lo straordinario impegno del prefetto Franco Gabrielli, il lavoro determinato e insensibile alle minacce ricevute che stiamo compiendo ad Ostia, e la nuova consapevolezza della presenza di questo cancro metastatico nella nostra comunità, stanno spingendo tutte le forze democratiche ad unirsi per contrastare questi fenomeni, che sono chiaramente mafiosi. La mia voce oggi è meno isolata”. Lo scrive sul sito ufficiale il sindaco di Roma, Ignazio Marino, sottolineando che “la mafia a Roma esiste, come in Italia e in molti altri Paesi”.
Che la mafia a Roma esista, prosegue Marino, “l’ho affermato spesso in campagna elettorale, già nella primavera del 2013, l’ho ribadito da sindaco, quasi inascoltato. Dico, quasi inascoltato, perché, mentre ci si divideva tra chi ne denunciava l’esistenza e chi la contestava, c’era chi, tra tutti il procuratore capo Giuseppe Pignatone, ne definiva incisivamente i caratteri distintivi, l’originalità territoriale, i metodi d’infiltrazione nella comunità civile e democratica, nonché le dinamiche di relazione con la politica”.
Dopo gli arresti della Procura di Roma “è stato un funerale a svelare al mondo il contesto criminale nel quale la mia Amministrazione si è trovata, sin dall’inizio, ad operare- spiega il sindaco- ieri i vivi hanno parlato con il corpo di un morto, quello di Vittorio Casamonica. Nessuno vuole negare una silenziosa pietà umana, proprio nell’anno del Giubileo straordinario della Misericordia ma, come bene ha detto don Luigi Ciotti, non possiamo permettere che il rito religioso sia strumentalizzato. Per parlare a chi? Non certo alle nostre coscienze. A chi allora? In primo luogo alla politica e alle sue istituzioni democratiche”.
Il sindaco di Roma conclude: “Il 27 agosto 2015 il Consiglio dei ministri riceverà la relazione del ministro degli Interni Angelino Alfano e quella sarà l’occasione non solo per fare il punto su un eventuale inquinamento mafioso del Campidoglio – sul quale non mi pronuncio – ma ritengo anche per stabilire quali azioni ulteriori intraprendere perché a Roma vinca la legalità, patrimonio della stragrande maggioranza dei romani e degli italiani”.
Intanto sulla presenza dei vigili urbani in strada il giorno del funerale oggi è voluto intervenire anche il comandante Raffaele Clemente. “Ieri mattina alle 10- ha fatto sapere- il gruppo Tuscolano ha ricevuto la comunicazione di un grande ingorgo sulla via Tuscolana, fuori dal raccordo anulare ma in direzione centro città. A quel punto la sala operativa ha inviato una pattuglia per verificare le ragioni del blocco della circolazione. Gli agenti intervenuti hanno scoperto, in quel momento, che l’intralcio era dovuto alla presenza di un corteo funebre costituito da un carro con cavalli, nove furgoni con corone di fiori e almeno 250 auto. Tutte al seguito del carro”. Così in una nota il comandante della Polizia Locale di Roma Capitale, Raffaele Clemente.
“Ciò avveniva all’altezza dello svincolo tra la via Tuscolana e il raccordo anulare- spiega- Per impedire che il blocco del traffico si estendesse anche al raccordo, i vigili hanno fatto accostare il corteo e regolato il tratto di carreggiata per far defluire la circolazione che nel frattempo si era intasata alle spalle della processione. Lo stesso corteo è stato quindi allontanato dalla via Tuscolana per evitare che si creassero ulteriori disagi in una zona della città densamente abitata e trafficata, facendolo transitare per piazza Quinto Curzio. Contemporaneamente, sono intervenute altre tre pattuglie in piazza don Bosco per impedire che le numerose auto che nel frattempo erano già convenute per la cerimonia funebre, bloccassero la circolazione e le linee di trasporto pubblico”.
Pertanto, precisa il comandante della Polizia Locale di Roma Capitale Raffaele Clemente, “l’attività della Polizia Locale di Roma Capitale nella vicenda del funerale di Vittorio Casamonica si è limitata alla sola garanzia della sicurezza della circolazione. In questo frangente, insieme ad Ama, gli agenti si sono preoccupati di sollecitare la pulizia della sede stradale ingombrata dai fiori lanciati dai partecipanti al corteo, che potevano mettere a repentaglio l’incolumità dei cittadini, specie di quanti si muovono sulle due ruote. Tutte queste informazioni sono contenute in una nota al prefetto di Roma, Franco Gabrielli, nell’ambito di una inchiesta che lui stesso ha attivato presso tutte le Forze di Polizia”.
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