Fa discutere l’ultima opera di Salvatore Garau: una gigantesca Anguilla di Marte contesa fra due paesi lagunari. E’ spesso il destino di molti artisti contemporanei, che si scontrano con un tempo e un’epoca comunque e sempre inadeguati. Troppa la distanza fra l’opera d’arte e il gusto e la cultura della maggior parte dei suoi fruitori. Incomprensioni e polemiche che raddoppiano quando a chiedere a un artista di guardare avanti è un’amministrazione comunale. Al grido “Via l’anguilla dalla nostra piazza” alcuni abitanti di Santa Giusta in Provincia di Oristano hanno acceso la miccia e l’opera Anguidda (anguilla di Marte) donata dall’artista sardo Salvatore Garau al suo paese, alta dodici metri per cinque tonnellate con tanto di pinna caudale, tutta in ferro battuto e posta al centro della principale piazza della cittadina lagunare, è ora al centro di una vera e propria questione diplomatica con tanto di richiesta di referendum, anguidda si anguidda no.
Angelo Pinna, esponente della Lista Civica e nuovo sindaco di Santa Giusta dal 1° giugno 2010, precisa che, nonostante all’Amministrazione comunale appena insediata l’opera non sia per niente gradita, non può rimuoverla in quanto voluta dall’ex sindaco Antonello Figus e sponsorizzata completamente dalla Fondazione Banco di Sardegna; ma nello stesso tempo sottolinea che la nuova Giunta non delibererà per la seconda parte della scultura che prevede la testa dell’anguilla, alta 15 metri, uscire dallo stagno.
Salvatore Garau da parte sua sostiene che la sua scultura è viva, e proprio per questo ha acceso un dibattito e una forte polemica in tutta la Sardegna: “Le richieste di ospitare la seconda parte dell’opera sono già state avanzate da un gruppo spontaneo di cittadini di Cabras (OR) altro importante paese lagunare a pochi chilometri da Santa Giusta, attraverso una raccolta di firme: “La coda a Santa Giusta, la testa nel nostro stagno”. Altro paese in lizza è la vicina Nurachi.
L’opera racconta di una enorme anguilla che arriva da Marte e si tuffa nella terra per poi sbucare con la testa dallo stagno di Santa Giusta. Ma se per alcuni la scultura di Salvatore Garau rappresenta un’opera d’arte elegante e allo stesso tempo vigorosa, che parla della cultura locale con un linguaggio contemporaneo, e come tale va lasciata al suo posto, per altri invece l’anguilla di Marte è inutile, uno sfregio nel paesaggio, e con un richiamo evidente all’organo sessuale maschile che entra con forza nel ventre della cittadina.
Anguidda è una scultura in ferro battuto alta dodici metri del peso di 5 tonnellate, realizzata dall’abile fabbro Stefano Piga. Ferro battuto letteralmente in ogni centimetro della struttura, con centinaia di ore di saldatura, sicuramente nel suo materiale una delle opere più imponenti in Italia. La scultura ha richiesto un progetto di calcoli statici e di ingegneria complesso; la struttura interna ha un’anima robusta per poter reggere l’urto di qualunque vento, un sistema che ha il contributo dei calcoli dell’ ingegnere Giuseppino Tinti. L’ancoraggio è composto da un grande monoblocco di cemento armato di metri 4×4.
Anguidda ha una forma semplice, slanciata; simula un’enorme anguilla, piovuta da chissà quale pianeta, che si infila in terra. La superficie della scultura levigatissima è lucida, dal colore grigio-scuro/verde proprio come un’anguilla.
Anguidda è un’opera contemporanea dalla forma essenziale che parla con un linguaggio universale e non solo per addetti ai lavori.
Anguidda è un monito per far rivivere uno degli stagni più famosi e pescosi d’Europa e che invece ora sta vivendo una lenta e dolorosa agonia, soffocato dall’inquinamento.
Due stagni (e tante polemiche) per una scultura
Fa discutere l’ultima opera di Salvatore Garau: una gigantesca Anguilla di Marte contesa fra due paesi lagunari. E’ spesso il destino di molti artisti contemporanei, che si scontrano con un tempo e un’epoca comunque e sempre inadeguati. Troppa la distanza fra l’opera d’arte e il gusto e la cultura della maggior parte dei suoi fruitori. Incomprensioni […]
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