Giornata mondiale dei Popoli Indigeni e l’impegno di Coopi

Nel Sud del mondo le popolazioni indigene sono vittime di sfruttamento e discriminazione, sono sradicate dal proprio habitat e private della propria cultura. Ieri 9 agosto, in occasione della Giornata Mondiale delle Popolazioni Indigene, il Coopi ha ricordato il suo impegno a fianco dei pigmei Aka in Centrafrica e delle minoranze quechua e aymara in Bolivia. Da molti […]

Nel Sud del mondo le popolazioni indigene sono vittime di sfruttamento e discriminazione, sono sradicate dal proprio habitat e private della propria cultura. Ieri 9 agosto, in occasione della Giornata Mondiale delle Popolazioni Indigene, il Coopi ha ricordato il suo impegno a fianco dei pigmei Aka in Centrafrica e delle minoranze quechua e aymara in Bolivia. Da molti anni l’ong italiana lavora a fianco di alcune popolazioni indigene, vittime di sfruttamento e discriminazione nel Sud del mondo, per aiutarle a prendere coscienza del loro valore umano e culturale. Lo scopo degli interventi è quello di renderle consapevoli a tal punto da poter far valere autonomamente le loro istanze ai Governi di riferimento. In questi anni COOPI è riuscita a portare in primo piano, a livello nazionale e internazionale, le quotidiane violazioni dei diritti dei Pigmei, a seguito di una vasta campagna di sensibilizzazione e formazione. Sono stati creati  6 gruppi, completamente conformati da leader Aka, che operano in difesa dei diritti umani a livello locale e sono stati riconosciuti ufficialmente, sia sul piano giuridico che amministrativo, tre villaggi Aka. Ciò significa che i capi-villaggio ora devono essere resi partecipi delle decisioni politiche, economiche e sociali a livello locale. Nell’ottobre 2006 è stata organizzata una giornata presso l’assemblea nazionale della RCA, durante la quale la Convenzione 169 dell’ILO (International Labor Organization) è stata presentata ai deputati. Nella stessa occasione un capo pigmeo ha tenuto, per la prima volta, un discorso in Parlamento sulle loro condizioni di vita e sulla necessità di tutela dei loro diritti. La ratifica della 169 è di certo un passo importante perché in questo modo le popolazioni indigene hanno uno strumento giuridico cui appellarsi in caso di violazioni dei diritti umani. Il progetto di salute interculturale del Municipio di Tinguipaya in Bolivia ha invece permesso una netta riduzione della mortalità materno-infantile. Attraverso un percorso di integrazione tra il sistema medico ufficiale e quello tradizionale è stato infatti costruito il primo ospedale interculturale del paese. La scelta di implementare un progetto di questa natura muove dal concetto di salute espresso nella dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della sanità di Alma Ata del 1976 e ribadito nella Carta della Salute di Ottawa del 1986. La salute non è solo fisica, ma comprende anche il benessere degli individui e delle collettività dato dalla qualità dell’ambiente e dalle condizioni socio-economiche. La medicina occidentale ha così accettato, nei propri centri di salute, riti e usanze del parto tradizionale. Contemporaneamente la medicina tradizionale ha ammesso l’intervento di quella occidentale in caso di complicazioni del parto, nonostante la sfiducia iniziale della popolazione indigena. Da una parte per l’incomunicabilità, visto che il personale sanitario spesso non conosce la lingua locale, dall’altra per il costo dei normali trattamenti medici, elevato per i campesinos indigeni. E’ stato così costruito un ospedale di salute interculturale, tenuto conto dei canoni estetici dell’architettura locale. Il progetto ha avuto così tanto successo che il governo boliviano ha proposto di riprodurre il modello dell’ospedale interculturale di Tinguipaya in altre zone del Paese. Segnaliamo al lettore, infine, che dossier, approfondimenti, materiale video e fotogallery sono presenti su questo linkhttp://coopi.org/it/comunicazione/news/780/coopi-sostiene-i-popoli-indigeni-di-bolivia-e-cent/.

Carlo Di Stanislao

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