Entro i confini sempre più deboli e confusi del centrodestra si intravedono nuove iniziative. Casini e Rutelli, forse con Montezemolo, sono pronti a raccogliere i resti dell’eventuale implosione della maggioranza. Anche se Fini sembra ancora, tenacemente e nonostante tutto, per ora intenzionato a conquistarne il cuore con un lavoro di tipo culturale.Anche se dice di volersene stare lontano dalla politica, Luca Cordero di Montezemolo scende decisamente in campo, in questo delicato momento, con la sua Associazione Italia Futura che, sul proprio sito Internet scrive: “Andare alle elezioni non risolverà alcun problema. Perderemmo solo altri sei mesi” e, ancora: “Berlusconi, Fini e Bossi hanno il dovere di chiudere lo scontro istituzionale che non è degno di un Paese civile, di ricompattare la maggioranza sulla base di un programma elettorale anche minimo, di riforme essenziali per i cittadini e di completare la legislatura. Paradossalmente la prospettiva delle elezioni sembra elettrizzare proprio chi dovrebbe viverle come una sconfitta”. Il sito continua : “Evidentemente si ritiene esistano gli ingredienti per un nuovo successo elettorale, primo fra tutti l’identificazione di chi ha assassinato il governo: è successo nel ’94 con Bossi, nella legislatura 2001-2005 con Casini e sta accadendo ora con Fini. Non è che Berlusconi non abbia motivi legittimi di lagnanza ma saper gestire gli alleati, rispettare le istituzioni e contribuire a tenere il livello dello scontro politico entro limiti accettabili sono qualità che non dovrebbero difettare a chi è ormai da quasi un ventennio un uomo politico”. Tutto molto chiaro, anche circa la posizione, critica, circa l’attuale legge elettorale “In Italia – si legge sul sito dell’associazione – l’importanza del mandato popolare è svilita da un sistema elettorale che impedisce ai cittadini persino di scegliere i propri rappresentanti. Poco importa se gli spettatori sono sempre meno e la maggioranza dei giovani non vota”. “La centralità del momento elettorale e la connessa ‘sacralità’ dell`investitura del leader rappresentano conquiste innegabili della seconda repubblica. Troppo spesso però si finisce per dimenticare che in Italia l’importanza del mandato popolare è svilita da un sistema elettorale che impedisce ai cittadini persino di scegliere i propri rappresentanti. Tutto ciò sembra non interessare a chi vuole solo mettere in scena un altro cinepanettone”. “La seconda Repubblica – sta affondando tra veleni e dossier (di dubbia provenienza), distribuiti tramite giornali militanti (di destra e di sinistra) e siti di gossip, in spregio a qualsiasi regola di fair play, correttezza e civiltà. Qualcuno conta, tra l’altro, che questa palude di melma scoraggi qualsiasi velleità di partecipazione al dibattito pubblico di chi non è un politico di professione. E le sue speranze sembrano a questo punto ben riposte. Un assordante silenzio si leva dalla società civile. Le più importanti associazioni private, le personalità più in vista della finanza, del mondo economico, culturale e professionale si guardano bene anche solo dal commentare lo spettacolo indecente a cui assistiamo ogni giorno”. “Appare fondato – conclude la fondazione di Montezemolo – il sospetto che l’Italia stia completando la sua trasformazione in un Paese fai da te, dove, anche con una certa soddisfazione, si rivendica il dovere di pensare prima di tutto e soprattutto ai fatti propri. Una volta si usava dire con orgoglio che prima di essere imprenditori, banchieri, professionisti o sindacalisti si era cittadini e come tali si riteneva doveroso far sentire la propria voce nel dibattito pubblico anche sui temi di interesse generale. Oggi sembra prevalere un atteggiamento opposto. Fanno eccezione esponenti di primo piano del mondo cattolico ed ecclesiastico, che anche in questi giorni sono intervenuti con coraggio per criticare ‘il sottosviluppo morale’ di un Paese che ha difficoltà a ritrovarsi intorno a valori forti”. A queste parole risponde pronto Cicchitto, già impegnato nel trovare margini di ricucitura fra Berlusconi e Fini, il quale scrive: ”Luca di Montezemolo deve avere il coraggio di scendere in politica in modo esplicito”. ‘Allo stato, invece, parla di politica per interposta Italia Futura, che afferma che i risultati del governo sono deludenti. Non ci sembra proprio, visto che questo governo ha messo al riparo il Paese dalle conseguenze di una crisi economica internazionale durissima, come è stato riconosciuto anche dalla Comunità Europea. Montezemolo – dice Cicchitto – come anche qualcun altro, per ora sta in riva al fiume, sperando che passino le spoglie dei suoi avversari di centrodestra. Ma corre anche il rischio di rimanerci indefinitamente, su quella riva, a scrutare l’acqua, mentre il tempo scorre, gli anni passano e la nebulosa centrista rimane allo stato gassoso”. C’è tensione nelle file del Pdl, anche in queste ore in cui si consuma il progressivo linciaggio mediatico a suon di stracci in faccia, nei confronti del nemico più pericoloso: quell’irriconoscente Fini che si è rivoltato contro il Cavaliere che pure, a suo dire, l’ho ha aiutato in ogni modo. La guerriglia in atto ha diviso gli spettatori su diversi fronti, con commenti opposti e teorizzazioni più o meno fantasiose. Teorema 1: Fini vuole logorare il più possibile il Cavaliere d’accordo con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con Pier Ferdinando Casini e naturalmente con il Pd. Basta un incidente “spendibile” (vedi la questione morale) e, se i numeri dei fedelissimi lo consentono, si fa cadere il governo. Obiettivo: cambiare la legge elettorale con un governo di larghe intese e passare alle fase successiva di presa del potere. Questo teorema ora che è lui, Fini, alle prese con una o più (c’è anche la storia di Francia e delle pressioni in Rai) è scivolato sulla buccia di banana di fatti etici e deve almeno riconoscere che la “moglie di Cesare” non è al di sopra di ogni sospetto. Allora Teorema 2: lui (sempre Fini) non vuole far cadere il governo, ma danneggiare così tanto l’immagine del premier da arrivare alla fine della legislatura con tutti i numeri per dare vita al cosiddetto terzo polo, frantumare il bipolarismo e cercare di battere Berlusconi. Prima dell’appartamento di Montecarlo i numeri c‘erano: 12% di consenso personale e 85 deputatiti (oltre ad una dozzina di senatori) favorevoli a questo progetto. Sul berlusconiano panorama, il 2 agosto, Emanuela Fiorentino scriveva un ragionamento molto convincente. L’intensione di Fini e dei suoi è semplice quanto ardita e si basa sulla convinzione che il capo del governo è politicamente morto. Con l’emendamento che ammorbidisce la legge sulle intercettazioni e con i discorsi sulla necessità di eleggere le strutture del Pdl “come si fa nei partiti democratici”, quello che arrivava dal fronte finiano era e resta un manifesto politico impostato sul dopo Berlusconi. E se per Berlusconi è importante fare chiarezza (o con il documento programmatico su quattro punti o con l’eliminazione di Fini) per non perdere ulteriore forza e credibilità, per Fini, adesso il problema è trovare una collocazione, oltre che recuperare una credibilità. Come picconatore ha fatto, anche con un ritardo considerevole, un ottimo lavoro ma ora, con truppe un po’ scarne e neanche tanto scelte (una nota dei senatori a lui vicini è stata indirizzata oggi a Berlusconi per una riapertura di dialogo). Inoltre i suoi guai stanno ritardando la fase construens: nel Pd non c’è aria di casa e non può entrare, se non vuole scontentare gli elettori e un rientro nel Pdl appare assai improbabile, a meno di non farlo a testa bassa. Certo, resta il terzo polo, ma che finora è solo una bella idea, poiché ci si domanda quale potrà essere la convivenza sotto lo stesso tetto con Casini e Rutelli. Oggi, però, inaspettato un assist di prima forza: le dichiarazioni “non politiche” ma molto chiare di Montezemolo a ribadire un’intesa di massima che il Pdl teme. Qualcuno sostiene che il cofondatore del Pdl, in realtà, voglia solo passare alla storia come l’uomo che ha mandato a casa Berlusconi, chiudendo una stagione durata più di 15 anni. Del resto, ha detto un parlamentare di centro, “sul suo futuro, l’ex leader di An è sempre stato abbottonato, preferendo concentrarsi sul proprio posizionamento popolare”. Gasparri oggi lo definisce un bel vaso, ma pieno di incrinatura e da togliere rapidamente dalla vetrina. Evidentemente l’ex colonnello ignora che il vaso è considerato di pregio ancora da parte di molti estimatori.
Carlo Di Stanislao
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