Ormai tutta la popolazione italiana guarda la televisione, senza pero’ disdegnare la radiom e aumentano gli utenti dei social network in particolare Facebook, usato da oltre il 50%. Nel 2015, spiega il Censis nel suo rapporto sullo Stato sociale del Paese, ha una quota di telespettatori vicina alla totalita’ della popolazione (il 96,7%). In aumento l’abitudine a usare i nuovi device: +1,6% di utenza rispetto al 2013 per la web tv, +4,8% per la mobile tv, mentre le tv satellitari si attestano a una utenza complessiva del 42,4% e il 10% degli italiani usa la smart tv che si puo’ connettere alla rete. Se la tv spadroneggia, la radio non e’ da meno confermandosi con larghissima diffusione di massa (l’utenza complessiva corrisponde all’83,9% degli italiani), con l’ascolto per mezzo dei telefoni cellulari (+2%) e via internet (+2%) ancora in ascesa.
Continuano ad aumentare gli utenti di Internet (+7,4%), raggiungendo una penetrazione del 70,9% della popolazione italiana. Le connessioni mobili mostrano una grande vitalita’, con gli smartphone forti di una crescita a doppia cifra (+12,9%) che li porta oggi a essere impiegati regolarmente da oltre la meta’ degli italiani (il 52,8%), e i tablet praticamente raddoppiano la loro diffusione e diventano di uso comune per un italiano su quattro (26,6%). Sempre piu’ italiani sui social network, che vedono primeggiare Facebook, frequentato dal 50,3% dell’intera popolazione e addirittura dal 77,4% dei giovani under 30, mentre Youtube raggiunge il 42% di utenti (il 72,5% tra i giovani) e il 10,1% degli italiani usa Twitter.
Al tempo stesso, non si inverte il ciclo negativo per la carta stampata, che non riesce ad arginare le perdite di lettori: -1,6% per i quotidiani, -11,4% per la free press, stabili i settimanali e i mensili, mentre sono in crescita i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di informazione (+4,9%). Non e’ favorevole l’andamento della lettura dei libri (-0,7%): gli italiani che ne hanno letto almeno uno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale, e gli e-book contano su una utenza ancora limitata all’8,9% (per quanto in crescita: +3,7%). Tra i giovani la quota di utenti della rete arriva al 91,9%, mentre e’ ferma al 27,8% tra gli anziani. L’85,7% dei primi usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 13,2% dei secondi.
Il 77,4% degli under 30 e’ iscritto a Facebook, contro appena il 14,3% degli over 65. Il 72,5% dei giovani usa Youtube, come fa solo il 6,6% degli ultrasessantacinquenni. I giovani che guardano la web tv (il 40,7%) sono un multiplo significativo degli anziani che fanno altrettanto (il 7,1%). Il 40,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, dieci volte di piu’ dei secondi (4,1%). E mentre un giovane su tre (il 36,6%) ha gia’ un tablet, solo il 6% degli anziani lo usa.
In picchiata il settore delle tv locali che deve fronteggiare una triplice torsione: grave flessione dei ricavi pubblicitari, consistente riduzione dei contributi pubblici, rilevante calo degli ascolti. I ricavi complessivi, dopo essere cresciuti in modo costante nella precedente fase espansiva, hanno subito un crollo, passando dai 223 milioni di euro del 1996 ai 335 milioni del 2000, fino a salire ai 647 milioni del 2006, per poi cominciare a calare significativamente, fino ai 409 milioni del 2013 (-15% rispetto all’esercizio precedente).
Il calo della raccolta pubblicitaria (passata da 390 milioni di euro nel 2011 a 329 milioni nel 2012, poi a 287 milioni nel 2013) ha inciso profondamente sulle perdite totali, rappresentando piu’ del 70% delle risorse totali. I contributi pubblici, lievitati nel corso della prima parte degli anni 2000 fino a raggiungere i 161,8 milioni di euro nel 2008, si sono poi progressivamente ridotti, attestandosi per l’anno 2013 su una cifra pari a 56,9 milioni di euro, con una flessione del 20,4% rispetto all’anno precedente. Non mancano preoccupazioni sul fronte dell’occupazione. Il numero dei dipendenti si era mantenuto sostanzialmente stabile nel periodo 2009-2011 (compreso tra 5.000 e 5.200 addetti), ma nel 2013 si e’ ridotto del 14,3%: 630 unita’ in meno
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