Il taglio del 50% del finanziamento 2009 di circa 52 milioni, deciso dal Governo per le Aree protette, non è soltanto una severa misura finanziaria ma anche un negativo segnale politico di scarsa attenzione verso la tutela ambientale ed la promozione del patrimonio naturalistico e culturale di quello che resta del Belpaese.I Parchi, anche in un periodo di crisi mondiale, hanno sostenuto l’economia italiana con 80.000 occupati , 34 milioni di visitatori l’anno, un giro di affari di 1 miliardo di euro e 300 milioni di euro di incasso per l’erario.
In Abruzzo, questa decisione è ancora più penalizzante per il sistema dei Parchi e delle Riserve naturali che interessa gran parte del territorio regionale e che caratterizza l’identità e la peculiarità dell’offerta turistica complessiva.
Negli ultimi anni, purtroppo, si è dovuto registrare un indebolimento del ruolo dei Parchi e della loro capacità di valorizzazione delle risorse naturalistiche e di promozione delle potenzialità turistiche, a causa dello scarso sostegno della Regione e del cattivo funzionamento degli Enti Gestori.
In particolare, la gestione è stata affidata a personale di dubbia professionalità e rispondente solo alla lottizzazione partitica, che ha finito per soffocare la progettualità e la spinta per una sana ed innovativa politica ambientale.
Oggi, i Parchi sono a gestioni monocratiche in spregio ad ogni principio di democrazia e di partecipazione: I Parchi Nazionali sono amministrati da Commissari nominati dal Governo e, quindi, uomini di Destra, Diaconale al Parco Gran Sasso-Monti della Laga e Giuliante al Parco della Maiella, mentre Il Parco Regionale Sirente-Velino ha un Commissario, Schiazza, nominato dal Presidente Chiodi.
Commissariare per mesi ed anni gli Enti Parco significa solo occupare postazioni di falso potere e cancellare ogni possibilità seria e condivisa di tutela attiva del territorio, compromettendo ogni prospettiva di un nuovo e diverso sviluppo sociale ed economico delle zone interne e della montagna abruzzese.
Di fatto, si è deciso di chiudere i Parchi e, di conseguenza, di facilitare l’arrivo delle ruspe!
Registro con amarezza il silenzio dei Commissari dei Parchi, il silenzio dei Partiti di destra e di sinistra, il silenzio delle Associazioni ambientaliste.
L’I.d.V. esprime preoccupazione per questo silenzio che può significare complicità o rassegnazione ad una politica di assalto all’ambiente montano, con l’occupazione di spazi protetti, ed all’ambiente marino, con le piattaforme petrolifere.
Alla ripresa delle attività istituzionali, l’I.d.V. intraprenderà una serie di iniziative ai vari livelli per ripensare il ruolo dei Parchi, non più carrozzoni clientelari, per rilanciare e rinnovare una seria politica ambientale, capace di coniugare tutela e sviluppo e di impedire il saccheggio del territorio e la speculazione edilizia nei luoghi ancora incontaminati.
Lelio De Santis
Esecutivo Regionale – Italia dei Valori
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