Nel campo di Bentiu, nel nord ricco di petrolio del Sud Sudan, i profughi hanno raggiunto quota 122.000. Ieri le Nazioni unite hanno inoltre affermato che nei campi profughi da loro allestiti, se ne contano piu’ di 200mila. Numeri che rendono le condizioni di vita terribili e la gestione molto complessa da parte degli operatori umanitari. L’afflusso cosi’ consistente di civili dimostra che le violenze non tendono a ridursi, in un paese in cui oltre 2,2 milioni di persone sono state forzate a lasciare le proprie case.
L’accordo di Pace firmato a fine agosto dal presidente Salva Kiir e dall’ex presidente Rieck Machar non sta dando i frutti sperati, perche’ non riesce a porre fine allo scontro – che dura ormai da due anni – tra le fazioni che afferiscono a questi due leader. Intanto le dimensioni della crisi umanitaria che pesa sulla popolazione civile sono considerevoli: gia’ a ottobre le Nazioni unite avevano lanciato l’allarme malnutrizione. A causa degli scontri, intere regioni sono tagliate fuori dalla rete di distribuzione di generi alimentari diretta dalle agenzie umanitarie sul campo.
Oltre a questo, proseguono i massagri etnici, gli stupri e le torture, anche su bambini e anziani. I minori vengono reclutati per combattere, oppure trucidati nei modi piu’ efferati nel quadro della pulizia etnica, come aveva denunciato l’Unicef a giugno scorso. Le donne, infine, sono rese schiave sesuali dai diversi gruppi combattenti. (Dire)
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