Le adozioni da parte di coppie omosessuali rischiano di segnare la fine del breve percorso parlamentare delle unioni civili. Nonostante sia il premier Matteo Renzi sia i vertici del Pd insistano sul via libera al ddl Cirinnà in tempi brevi e senza modifiche, la stepchild adoption resta un nodo politico che, al momento, appare di difficile soluzione, con una parte della maggioranza – l’area centrista che va da Ncd a Scelta civica – e un nutrito gruppo di parlamentari delle opposizioni – una fetta di Forza Italia e la Lega – che si oppone fermamente ad ogni ipotesi di adozione da parte dei gay.
Ma cosa prevede l’articolo 5 del ddl Cirinnà? In sostanza, al di fuori dei tecnicismi, equipara i partner omosessuali ai coniugi eterosessuali, consentendo che anche i ‘contraentì unione civile possano adottare il figlio del partner. Andando più nello specifico, l’articolo 5 del ddl sulle unioni civili recita: “All’articolo 44, comma 1, lettera b), della legge 4 maggio 1983, n. 184, dopo la parola: “coniuge” sono inserite le seguenti: “o dalla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso” e dopo le parole: “e dell’altro coniuge” sono aggiunte le seguenti: “o dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso”. Si va cioè a modificare il testo della legge che recita: “I minori possono essere adottati anche quando non ricorrono le condizioni di cui al comma 1 dell’articolo 7”, ovvero possono essere adottati “dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge”.
Il che vuol dire che anche alle coppie omosessuali sarà consentito adottare il figlio, anche se adottivo, del partner. Ed è su questo punto che si concentrano le maggiori critiche dei detrattori: si apre la possibilità alla ‘pratica’ dell’utero in affitto, è l’accusa. Gli estensori dell’articolo 5 del ddl Cirinnà specificano che la ‘stepchild adoption’ si può avere solo qualora venga a mancare uno dei due genitori del bambino, o per sopravvenuta morte, o perché il bambino non è stato riconosciuto o perché è stato successivamente disconosciuto.
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