Quello dell’efficacia della lotta all’immigrazione clandestina operata dal governo Berlusconi rimane uno dei temi caldi della politica italiana. Dopo le polemiche innescate nei giorni scorsi da Oliviero Forti, responsabile nazionale della Caritas, secondo cui gli sbarchi sono ripresi e le rotte stanno cambiando, è stato lo stesso ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a sottolineare i risultati ottenuti sul fronte della politica anti-immigrazione e ad annunciare una nuova iniziativa che riguarda le coste della Puglia: estendere gli accordi siglati con la Libia anche a Grecia e Turchia, sempre che i loro governi siano d’accordo. Ma quello intercettato ieri dalla Guardia di Finanza è il 28esimo viaggio dall’Asia Minore verso la provincia di Lecce registrato nel 2010. Oltre 850 gli immigrati complessivamente approdati tra Otranto, Gallipoli e Leuca, il triplo di un anno fa, nonostante il governo si vanti di aver adottato, con i respingimenti, le misure migliori. La cosa curiosa è che nella maggior parte dei casi hanno viaggiato “in prima classe”, a bordo di costosissimi yacht e barche a vela e non con le solite “carrette del mare”. La barca di ieri è stata rintracciata al largo di Castro, solo dopo lo sbarco e con a bordo una lista con 27 nominativi: una sorta di registro- passeggeri in dotazione ai due trafficanti arrestati, un greco ed un iracheno. I finanzieri del Reparto aeronavale di Bari e del Gruppo aeronavale di Taranto con il coordinamento della Centrale operativa di Lecce, hanno recuperato il natante battente bandiera finlandese mentre era fermo, in piena notte, ad un miglio dalla costa. Le testimonianze dei profughi rintracciati hanno consentito di individuare in Lefkada (Grecia) il porto di partenza della traversata. Due giorni sottocoperta, nutriti e al riparo. Niente a che vedere con quanto si è verificato negli anni scorsi su barconi e gommoni provenienti da Albania o più di recente dalla Libia, quando più di qualcuno ci ha rimesso la pelle per asfissia, malnutrizione, freddo. Forse anche per questo il costo di questi viaggi si aggira sui 5mila euro a persona, minori inclusi. Si paga il maggiore “comfort”, rispetto alle altre soluzioni disponibili. Basti pensare agli scomodissimi tir in partenza dalla Grecia, che costano tra 600 e 3mila euro. Come dire che anche per i viaggi di questi disperati ci sono diverse classi di prezzo. Nella composizione del “prezzo” vanno considerati anche altri fattori: “La tariffa verosimilmente varia a seconda dell’impegno del viaggio e in relazione alla probabilità che l’organizzazione criminale possa essere scoperta”, spiega il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Lecce, Patrizio Vezzoli. “Un’imbarcazione ha un costo decisamente superiore rispetto al tir. Ciò vale sia nel caso in cui il natante sia di proprietà dell’organizzazione sia che lo si noleggi”. Le barche a volte risultano rubate. Nel corso della riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, svoltosi domenica scorsa (come ogni Ferragosto) a Palermo (sede non abituale), il ministro Maroni ha evidenziato come gli sbarchi abbiano subito “un calo dell’88 per cento rispetto alle 29mila unità del periodo 1 agosto 2008-31 luglio 2009. Risultati significativi, dal momento che dal primo agosto 2009 al 31 luglio di quest’anno sono sbarcate in Italia 3.499 persone”. “Dall’inizio del 2010 — ha aggiunto il ministro dell’Interno — sono stati rimpatriati nei Paesi di origine novemila immigrati clandestini. L’accordo con la Libia funziona molto bene e l’intenzione del Viminale è estendere questo accordo anche ad altri Paesi come Turchia e Grecia. Un’azione politica di cui ci occuperemo a settembre per evitare che la piccola breccia aperta, quella pugliese, possa diventare significativa”. E’ proprio vero che ciascuno vede le cose con i propri occhi e descrive le cose che vede come più gli aggrada. Dal 13 maggio 2009 il governo Berlusconi ha trasformato di fatto l’immigrazione clandestina in reato ed intensificato le misure xenofobe, che hanno reso la vita degli immigrati davvero impossibile. mmigrati clandestini possono essere incarcerati nei centri di detenzione per un periodo fino a sei mesi. I comuni sono autorizzati a mantenere le ronde, e gli insegnanti, gli infermieri e i proprietari di case sono tenuti a segnalare gli immigrati clandestini. Gli immigrati privi di documenti sono sempre più sottoposti a condizioni di lavoro disumane, da cui anche la mafia trae benefici. Nel mese di gennaio, migliaia di lavoratori immigrati africani hanno protestato a Rosarno contro condizioni di lavoro comparabili a schiavitù. Lavoravano nella raccolta delle arance controllati dalla ’Nndragheta, subendo minacce di morte. A metà febbraio, la morte di un giovane egiziano a Milano ha causato scontri tra giovani egiziani e latino-americani. Gli scontri sono stati subito sedati dalla polizia e dai militari, ma hanno dimostrato quanto sia esplosiva la situazione. E già lo scorso giugno, alla luce dei recenti sviluppi delle mobilitazioni contro i respingimenti in mare verso la Libia e contro le altre forme di respingimenti verso la Grecia, che in realtà prendono il nomen iuris di riammissioni, una nota della’Osservatorio Faro sul Porto di Ancona e dell’Ambasciata dei Diritti – Marche, mette in evidenza come, nella mentalità del nostro governo, non interessa difendere i diritti di chi è perseguitato in patria o fugge da una guerra; il migrante nell’assetto legislativo attuale, è visto esclusivamente come forza-lavoro funzionale al modello post-fordista di produzione. Comunque, fra notizie e interpretazioni contrastanti, anche sulla interpretazione di numeri e risultati, a pagarla, ono sempre i migranti e i rifugiati, indipendentemente al “biglietto” di viaggio.
Carlo Di Stanislao
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