Modello internazionale per il Percorso nascita in Italia e per un welfare sostenibile. “Ostetrica di comunità”. E’ il modello promosso dalla Federazione delle ostetriche italiane che in questi giorni sta inviando a tutti i decisori politici, regionali e nazionali, un documento per spiegare quale impatto avrebbe il modello sulle criticità oggi presenti nel Percorso nascita e più in generale nell’assistenza di genere. A fronte di una forte denatalità, meno 15.000 nati nell’ultimo anno rispetto al 2014, aumentano i contenziosi medico legali, spesso conseguenti ad atti di medicina difensiva che producono un over treatment e maggiore rischio per la salute materno infantile.
Oggi, malgrado i L.E.A. non c’è uniformità nell’assistenza del percorso nascita e le donne spesso devono ricorrere alle cure di strutture private per completare le indagini cliniche con grande esborso di denaro, fine a mille euro solo per gli esami e molto di più se si cumulano visite e assistenza prima e dopo il parto. L’Italia è fra i paesi dell’Unione europea, che vive maggiori difformità organizzativa legata spesso a un deficit di visione strategica nell’offerta sanitaria, soprattutto nell’area materno infantile ed è ancora oggi “maglia nera” per ricorso inappropriato ed eccessivo al taglio cesareo, con conseguente aumento del rischio di morbilità e mortalità materna e fetale. (CeDAP 2015 per nascite 2013) La Federazione nazionale delle ostetriche promuove i diritti delle donne ad operare consapevolmente le scelte in merito al luogo del parto ed ai servizi territoriali ai quali rivolgersi per avere un’assistenza efficace e di qualità. Il modello dell’Ostetrica di Comunità e l’inserimento di questa figura professionale all’interno delle Case della salute, permetterebbe di superare molte delle criticità che ancora oggi impediscono l’erogazione di percorsi di cura differenziati sulla base del rischio ostetrico. Il modello proposto dalla FNCO oltre a consentire un’individuazione precoce e tempestiva delle situazioni di rischio per l’attuazione degli interventi di prevenzione e di cura necessari nei diversi livelli di necessità, assicurerebbe l’inquadramento di tutte le situazioni sanitarie e sociali che si riverberano sulla salute delle donne e dei bambini, come quelle degli abusi e delle violenze domestiche. Oggi molti professionisti sanitari rivendicano un ruolo nell’assistenza materno infantile come ad esempio gli infermieri, vedi il caso del Collegio IPASVI di Trento, dopo che la Provincia autonoma aveva approvato il modello di assistenza ostetrica che sta dando ottimi risultati misurandone l’efficacia in esiti di salute in rapporto all’utilizzo delle risorse.
Fino ad oggi purtroppo, anche l’inappropriatezza nell’allocazione delle risorse professionali ha dato luogo nel corso degli anni in Italia alle criticità su esposte. Molti professionisti, formati per la cura della persona “in generale”, sono ancora impropriamente impiegati in area materno-infantile che , invece, necessita di professionisti dedicati ed appositamente formati all’interno di strutture ospedaliere e territoriali (Consultorio/Domicilio). Guardando ai modelli accreditati dal panel di esperti dell’OMS e altre organizzazioni internazionali, per la riduzione della morbilità e mortalità materno infantile nel mondo, la FNCO auspica l’istituzione dell’Ostetrica di Comunità che può intercettare i disagi sanitari e sociali delle donne e delle famiglie, assistendole direttamente o indirizzandole verso i servizi specialistici. Per questi motivi, la FNCO invita i decisori politici e amministrativi a rigettare le proposte di modelli di assistenza “diffusa” sinonimo di sapere “generalista e aspecifico” in contesti assistenziali dove, invece, è indispensabile l’adozione di modelli di assistenza appropriati alle specificità dell’area materno infantile che l’ostetrica è in grado di assicurare così come avviene nel Regno Unito dove per implementazione delle Linee guida del National Institute Care Excellence (NICE) il modello di assistenza è quello qui proposto dalla FNCO Anche a livello internazionale la Global Strategy for Women’s, Children’s and Adolescents’ Health si concentra sui bisogni emergenti, le evidenze scientifiche (come la Global Investment Framework for Women’s and Children’s Health) e una migliore comprensione dei determinanti di salute e, tra le varie cose, si focalizza sui gruppi di popolazione a maggior rischio (come i neonati, gli adolescenti e coloro che vivono in contesti di fragilità e conflitto), sul migliorare la qualità ed equità dei servizi sanitari e sui settori che portano a un miglioramento, anche se indiretto, della salute (empowerment della donna, educazione, nutrizione, igiene, ecc). La rinnovata Strategy mira ad essere una vera e propria roadmap per la prevenzione di tutte le morti evitabili di donne, bambini e adolescenti e per il miglioramento della loro salute e benessere, allineandosi con i nuovi “2015-2030 Sustainable Development Goals (SDGs)” (obiettivi di sviluppo sostenibile), adottati alla conferenza Onu Rio+20 e ufficialmente nella Assemblea Generale Onu. La comparazione fra regioni, a livello europeo e internazionale può aiutare i decisori a intraprendere quelle riforme che dall’ Global Strategy for Women’s, Children’s and Adolescents’ Health, sono state considerate il modello migliore di riferimento per ridurre la morbilità e mortalità materno fetale, sia nei paesi ricchi e industrializzati sia nei paesi poveri o via di sviluppo.
Gli interventi sono classificati secondo tre livelli: Quello della cura che a livello di comunità può essere fornita da ostetriche e operatori sociali e volontari (con formazione limitata) ; Quello delle cure primarie, presso unità territoriali fornite in prima istanza da ostetriche riunite in comunità clinica insieme ad altri operatori, ginecologo, pediatra; Quello delle cure primarie con rinvio a strutture ospedaliere fornite da ostetriche e medici per assicurare il parto cesareo e le cure di emergenza. Questi modelli di organizzazione delle cure per livelli di intensità, dovrebbero essere implementati anche in Italia, perché l’adozione dell’ostetrica di Comunità proposta dalla FNCO porterebbe benefici in termini di miglioramento degli esiti materni e neonatali e consentirebbe una maggiore soddisfazione dell’utenza e un utilizzo migliore delle risorse.
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