Crollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -43% per cento dei pomodori al -27 % per il grano duro fino al -30% per le arance rispetto all’anno scorso.A denunciralo e’ la Coldiretti che ha mobilitato migliaia di agricoltori a Bari sottolineando come anticipo dei calendari di maturazione, accavallamento dei raccolti, varieta’ tardive diventate precoci, con eccesso di offerta prima e crollo della disponibilita’ poi, siano solo alcuni degli effetti dell’andamento climatico anomalo sulle coltivazioni che subiscono anche la pressione delle importazioni, determinate dall’accordi agevolati. E’ il caso delle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi, oltre all’olio di oliva dalla Tunisia.
L’Egitto invece – ha precisato la Coldiretti – nel periodo 1 febbraio – 14 luglio puo’ esportare a dazio zero uva da tavola nei territori dell’Ue con un impatto sulla produzione nazionale che nel Mezzogiorno arriva sul mercato gia’ a partire da maggio. “Il settore agricolo diventa merce di scambio senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale ed ambientale sui nostri territori” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel chiedere che “si attivino urgentemente le clausole di salvaguardia previste dall’accordo, vista la grave perturbazione di mercato creata dall’eccessivo aumento delle importazioni”.
In difficolta’, secondo la Coldiretti e’ anche il settore degli agrumi con una pianta di arance su tre (31%) che e’ stata tagliata negli ultimi quindici anni, mentre i limoni si sono dimezzati (-50%) e le piante di clementine e mandarini si sono ridotte del 18%. Sotto accusa e’ il fatto che “a distanza di un anno e mezzo dall’approvazione da parte del Parlamento italiano della legge che aumenta la quantita” minima di succo nelle bibite a base d’arancia dal 12 al 20% non e’ stato ancora emanato il decreto applicativo. A pesare – sempre secondo Coldiretti – sono inoltre gli effetti dell’embargo russo che e’ costato all’Italia 240 milioni di euro nel 2015 nel solo settore agroalimentare.
Intanto si addensano i problemi anche per l’olio di oliva con la possibile decisione Ue di togliere la data di scadenza per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte con un disegno di legge europeo volto a modificare la legge che prevede un termine minimo di conservazione non superiore ai diciotto mesi per l’olio di oliva. Di fatto, secondo Coldiretti, si tratta di una norma che favorisce lo smaltimento di olio vecchio e fa invece venir meno una importante misura di salvaguardia per il consumatore, poiche’ numerosi studi hanno dimostrato che con il tempo l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche. Il disegno di legge europea rischia di modificare in peggio l’etichettatura degli oli di oliva, abrogando le norme che prevedono che “l’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva deve essere stampata con diversa e piu’ evidente rilevanza cromatica rispetto allo sfondo, alle altre indicazioni e alla denominazione di vendita”, con l’effetto – denuncia la Coldiretti – di attenuare i livelli di tutela nella commercializzazione dell’olio di oliva. “Un danno per i consumatori ed i produttori denuncia il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo – in un Paese come l’Italia che e’ il primo importatore mondiale di olio di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianita’ da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri”.
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