“La maggior parte degli operai dipendenti di imprese impegnate alla ricostruzione post-terremoto, che risultano avere sede legale sul territorio, arriva da fuori provincia. La massa salariale indicata per tali lavorazioni, pur in presenza del sostanziale stesso numero di imprese e di operai impiegati, continua a decrescere, confermando l’ipotesi della presenza di irregolarità nei cantieri della ricostruzione”.
La denuncia è del segretario Cisl della provincia dell’Aquila, Paolo Sangermano che, alla vigilia del settimo anniversario del terremoto, parla di “un territorio che ancora non riesce a metabolizzare la confusione e l’interpretabilità di norme e regole, spesso in contraddizione tra esse, che si è determinata all’indomani del sisma (con la certezza che ne seguiranno altre…), a cui si aggiunge l’evidente disagio sociale che ancora permane tra la popolazione. Ad oggi, tutti gli indicatori economici della provincia aquilana continuano ad essere negativi”, sottolinea Sangermano, “l’export, dal 2014 al 2015 è sceso del 16,2%, contro un -2,6% della media abruzzese. 1.641 le imprese iscritte alla Camera di commercio, contro 1.791 cessazioni di attività. Il territorio, nell’ultimo anno, ha perso 150 imprese. Il quadro economico è il peggiore del Centro-sud, in termini occupazionali e di sviluppo, nonostante gli ingenti flussi finanziari legati alla ricostruzione. Ma ciò che maggiormente preoccupa è la situazione delle aziende impegnate nei lavori di ristrutturazione”.
Sangermano evidenzia come “la massa salari continua a diminuire, favorita dalla presenza di oltre 600 norme che regolano le attività sulla ricostruzione, spesso scollegate o in contraddizione tra loro, che favoriscono il proliferare di imprese poco serie, oltre ad un aumento del numero dei subappalti, ben oltre quanto previsto dalla vigente normativa, falso lavoro autonomo, disinvolto utilizzo dei distacchi di manodopera, aumento dei “vouchers” (lavoro occasionale non organizzato), utilizzo di contratti diversi dall’edilizia, incompatibili con l’attività di ricostruzione strutturale, condizionata dal rispetto delle norme sulla sicurezza per la presenza di perenne rischio di infortuni. A tutto ciò”, prosegue Sangermano, “si aggiunge il problema dell’introduzione, da parte del Governo, del meccanismo del DOL ( Durc on line), non utilizzabile nei Comuni del cratere, che diversi addetti, contrariamente alle disposizioni legislative in merito, utilizzano trascurando il fatto che tale comportamento annulla, di fatto, ogni possibilità di controllo della congruità della manodopera impiegata nei singoli cantieri. Tale atteggiamento favorisce l’aumento del lavoro irregolare nei cantieri della ricostruzione con grave nocumento per la trasparenza, la legittimità degli atti e per la ricostruzione in senso lato”.
Secondo i dati elaborati dalla Cassa Edile dell’Aquila, a chiusura di bilancio 2015, gli operai residenti in provincia dell’Aquila sono stati 4.418 contro i 9.646 totali. Tra questi, 2.666 lavoratori risultano di origine non italiana e rappresentano il 27,64% del totale, mentre i non residenti nel territorio aquilano provengono da ben 91 province d’Italia. “Le ore lavorate”, conclude Sangermano, “denunciate alla Cassa Edile e per le quali sono stati effettuati versamenti contributivi sono state 7.641.772 , con un decremento di 426.565 ore (-5,28%), rispetto al 2014. In sostanza, si è lavorato di meno pur in presenza di un importante aumento dei flussi finanziari provenienti da Roma”.
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