“Si va avanti così senza Casini e senza l’Udc per realizzare il programma”, ha detto ai giornalisti Umberto Bossi lasciando alle 15 Villa Campari, dopo aver incontrato Silvio Berlusconi. E a una domanda dei cronisti su possibili elezioni anticipate ha risposto: “no, al momento non si fa niente”. Tutti sono rimasti di stucco perché delle possibili soluzioni (dentro UDC e fuori i finiani, con sponda per ulteriori transfughi dal centro oppure, niente UDC e elezioni anticipate), questa era la più inattesa. Praticamente non si è deciso nulla e la palude regna sovrana nell’alleanza di governo e nel Paese. Non meno “incasinate” le prime dichiarazioni dai fronti opposti. Dice Maroni: “Io non sono certo che si riesca a ricomporre la situazione, credo anzi che ci sia un’operazione in corso per far fuori Berlusconi e dobbiamo capire come muoverci”. Ed aggiunge: “Se non c’e’ una maggioranza che venga certificata bisogna andare subito a nuove elezioni”. Per quanto riguarda invece il rapporto con l’Udc, il ministro della’interno duro non solo con i rom ed i “sans papier” ha tagliato corto, dicendo che “Bossi ha parlato chiaro”. Dal palco del Meeting di Rimini ha detto: “Vi è un progetto che a me non piace, ma che è sostenuto da molti, che prevede di concludere il lungo e utile periodo di guida di Berlusconi e sostituirlo con qualche altra cosa. Non ci sono complotti o società segrete, lo vedo leggendo sui giornali: quando qualcuno dice prima la liberazione dal berlusconismo, poi si vedrà o propone un governo tecnico, mi sembra un progetto, politicamente legittimo, ma che non tiene conto del sistema di democrazia reale, che a me non piace e che io intendo contrastare. Io e la Lega siamo contrari”. Ma allora come far mancare il necessario sostegno dell’UDC al leader da preservare? E la lettura si complica ancor di più, come accadeva al tempo delle “case chiuse”, quando in penombra bisognava ”sceglierà la meglio”, se leggiamo l’intervista di Italo Bocchino, che oggi Libero e Il Giornale, vorrebbero che vero autentico stratega dei finiani, mentre fino a ieri l’avevo apostrofato come zucca vuota o profeta del niente. Dice il centurione (meglio, per scaramanzia, non parlare di colonnelli: Fini potrebbe aversene a male): “Le parole di Bossi sul voto anticipato sono più che condivisibili, non c’é ragione di andare alle elezioni anticipate. La maggioranza ha gli stessi voti della prima fiducia, solo che ora i soggetti che la formano non sono più tre ma quattro: Pdl, Fli, Lega e Mpa. E’ velleitario sostituire Fini con Casini”. “Diverso sarebbe un ragionamento ‘tatarelliano’ di allargare la maggioranza a quell’area moderata che rappresenta il 65% degli italiani – ha continuato Bocchino – in quel caso se ne può discutere ma non sarebbe una novità. Lo stesso Berlusconi lo ha proposto a Casini che gli ha detto no, a Rutelli che gli ha detto no e ultimamente a Riccardo Villari, senatore rimasto deluso dal Pd. Ecco, nel caso Berlusconi volesse allargare la maggioranza senza rinunciare a chi è stato votato dall’elettorato, se ne può discutere”. Ma in che modo, ci si chiede, se si continua l’attacco al berlusconismo come metodo, tattica e strategia? Infine, buon ultimo, l’Idv, l’unica opposizione parlante del Paese. “Come era facile prevedere la paura fa novanta. Il dato che emerge dal vertice tra Berlusconi e Bossi è la conferma che l’attuale maggioranza ha paura del voto. Il presidente del Consiglio, infatti, si è reso conto che le elezioni anticipate sarebbero una sicura sconfitta per questo governo. Il dittatorello e i suoi sodali sono proprio arrivati al capolinea”. Lo ha detto Leoluca Orlando, portavoce dell’Italia dei Valori, che ha aggiunto: “Berlusconi e Bossi sono ormai minoranza nel Paese. Nei prossimi giorni, quando riproporranno le loro scelte dissennate in materia di giustizia e tenteranno di difendere l’impunità dei ‘ladroni di Roma’, della cricca e della casta, scopriranno quanto è seria l’opposizione in Italia”. Ma come crede sia possibile questo, se non esiste alcuna reale e concreta e documentata e soprattutto coesa (lo dimostrano i fatti) opposizione e solo Fini ha creato, sin’ora, autentici grattacapi? Infine i battitori liberi. “Mi risulta che Berlusconi offrì a Gianfranco Fini di guidare il partito e Fini scelse di fare il presidente della Camera”, ha affermato il ministro per l’attuazione del programma Gianfranco Rotondi, parlando dal palco di ‘Cortina InConTra’. ”Fu un errore per il partito, per il Governo e per Fini” ha concluso, creando ancor più disappunto in chi i giornali li legge ed aveva creduto ad un suo spostamento su piani critici rispetto al Cavaliere. Ancora dal meeting di Rimini (vero agorà politico a Camere chiuse), Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria sottolinea che: “Parlare di elezioni e di una politica che si continua a insultare e non si concentra sui problemi veri è inaccettabile”. Il governo “ha avuto la fiducia dei cittadini e ora deve governare e portare avanti il programma per il quale ha avuto la fiducia”. Ma come fare, benedetto dio, se Berlusconi non è riuscito a trovare la quota salvezza dei voti e la sicurezza di non cadere alle prima imboscata? Il destino degli uomini è in mano agli dei ma il nostro, ahinoi è più “incasinato” in mano ai politici.
Carlo Di Stanislao
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