Per questi uomini e donne le cui condizioni di vita permangono precarie e incerte, essere di nuovo in grado di provvedere alle proprie necessità è essenziale. I loro mestieri e le loro competenze sono i punti d’appoggio che permetteranno loro di accedere nuovamente a quell’autonomia a cui ogni essere umano ha diritto per sentirsi parte di questo mondo, prendervi il proprio posto e dare il proprio contributo.
Poter acquistare le materie prime necessarie per l’esercizio del loro mestiere è il primo passo, il successivo è quello della distribuzione ai fini della vendita, preferibilmente sul mercato internazionale.
Ciò implica che i prodotti debbano avere un design e una qualità accettati da questo mercato, il che costituisce una vera sfida ma anche una garanzia di stabilità nel tempo.
Design for Peace è anche la storia di un incontro. Quella tra diciassette artigiani tuareg detentori di variegate competenze tradizionali e sei designer francesi formati nelle “grandes écoles” d’arte e design [scuole superiori di livello universitario].
I primi, scelti in base ai loro talenti e alle loro competenze, lavorano il cuoio, il legno, il vimini, la lana o il metallo,.
I secondi, creativi in vari settori, hanno risposto all’appello presentando non solo i loro book personali ma anche proposte basate su due proverbi Tuareg. “i gesti sono i tamburi d’acqua della parola” e “colui che risiede faccia in modo che il viandante ricordi”. Una prima riflessione e un’immersione anticipata nell’universo a loro riservato, una volta selezionati, dal soggiorno artistica di 7 settimane in Burkina Faso a cui sono invitati.
La collezione “Transhumance” risultante da questa collaborazione riflette la mescolanza di mondi e culture dei loro creatori, nella quale la tradizione è rispettata ma anche reinventata giocando con l’utilizzo dei materiali e dirottandolo, modificando talvolta gli usi e le finalità degli oggetti.
Guardando le creazioni nate da questo inedito scambio si immagina l’effervescenza, l’allegro disordine, i gesti condivisi, i tentativi e probabilmente gli errori prima di potersi infine capire e l’incontro possa avvenire, un incontro tecnico e artistico, ma anche umano.
Gli oggetti sono il risultato di interrogazioni e di ricerca comuni, come la volontà di valorizzare oggetti di uso quotidiano che, per le popolazioni nomadi, devono rimanere di piccole dimensioni per essere trasportabili.
Sono anche la testimonianza dell’interesse e del rispetto reciproco presente tra i partecipanti.
Divenuti a loro volta nomadi, gli oggetti decorativi e gli accessori di moda abbelliranno delicatamente le nostre vite spargendovi un poco di quello spirito della transumanza sahariana.
La raccolta è ospitata presso la galleria Made in Town a Parigi fino al 23 luglio e presso l’Institut français de Ouagadougou dal 04 giugno al 23 luglio.
[…] Design for peace: un progetto pilota di creatività solidale […]