E’ viva e sta bene Beatrice Stockly, la missionaria svizzera rapita a gennaio scorso dai jihadisti di Al-Qaedanel Maghreb islamico (Aqmi). Lo rivela un video che ieri il gruppo stesso ha inviato all’agenzia di stampa mauritana Al-Akhbar, la cui veridicità è stata poi confermata anche da Site, il centro americano per il monitoraggio dei siti internet terroristi. Il filmato dura 50 secondi e mostra Beatrice con indosso un velo, il volto visibilmente provato, che con un filo di voce conferma la sua identità e la data del giorno: 17 maggio 2016. Poi spiega – esprimendosi sempre in francese – di essere nelle mani dei rapitori da ormai 130 giorni, di essere in buona salute ma di avere difficoltà a sopportare il caldo intenso.
Il gruppo a gennaio, poco dopo il suo sequestro – avvenuto nella notte nella sua abitazione di Timbuctù – aveva chiesto la liberazione di alcuni compagni arrestati dalle autorità svizzere, ma Berna ha risposto esigendo il rilascio della connazionale “senza condizioni”. Beatrice era stata già sequestrata nel 2012 ma solo per nove giorni. A Timbuctù lavora come missionaria per la chiesa protestante, e non nasconde la sua volontà evangelizzatrice, fatto che le attira l’ostilità degli estremisti. In Mali il jihadismo è una minaccia concreta, che si articola attraverso quattro gruppi armati, alcuni dei quali rivendicano l’indipendenza del paese – o di parte di esso – dal governo centrale, considerato filo occidentale. (Dire)
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