Riforma Costituzionale, Confindustria: “Si unanime a referendum”

ll Consiglio Generale di Confindustria ha oggi condiviso, all’unanimità, la posizione favorevole al referendum sulla riforma costituzionale proposta dal Consiglio di Presidenza. In coerenza con il suo ruolo di rappresentanza e partecipazione alla vita politico-sociale del Paese, Confindustria ha sottolineato nel tempo l’esigenza di modifiche alla Costituzione volte a modernizzare le istituzioni, migliorare l’efficienza della macchina […]

ll Consiglio Generale di Confindustria ha oggi condiviso, all’unanimità, la posizione favorevole al referendum sulla riforma costituzionale proposta dal Consiglio di Presidenza.

In coerenza con il suo ruolo di rappresentanza e partecipazione alla vita politico-sociale del Paese, Confindustria ha sottolineato nel tempo l’esigenza di modifiche alla Costituzione volte a modernizzare le istituzioni, migliorare l’efficienza della macchina pubblica e l’efficacia dei processi decisionali.

Quella del Consiglio Generale è, dunque, una scelta a favore della governabilità, della competitività e del valore della responsabilità. La riforma costituzionale guarda all’interesse generale del Paese nel medio-lungo periodo e va sostenuta, quindi, a prescindere dalla situazione politico-elettorale del momento.

È senz’altro migliorabile, ma è pre-condizione indispensabile per realizzare quelle riforme economiche necessarie al rilancio della crescita, su cui Confindustria chiede un impegno forte da parte del Governo. È questo lo spirito con cui oggi il Consiglio Generale ha espresso il suo orientamento.

Quattro sono i punti che motivano il SÌ delle imprese al referendum:

  • il superamento del bicameralismo paritario, che significa più stabilità e governabilità. I Governi potranno assumere decisioni nell’interesse generale, senza guardare al consenso di brevissimo periodo, ma pensando al benessere dei cittadini;
  • il miglioramento della qualità dell’attività legislativa, che significa riduzione del time to market delle politiche pubbliche;
  • la semplificazione e la modernizzazione dei rapporti tra i diversi livelli di governo, che significa maggiore collaborazione tra Stato e autonomie e superamento della logica dei veti;
  •  l’introduzione di misure di efficientamento della finanza pubblica, che significa soprattutto maggiore controllo sulla quantità e qualità della spesa degli enti regionali e locali.

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