È il luglio del 1986 quando David McTaggart, tra i fondatori di Greenpeace International, dà il via alla storia di Greenpeace Italia con la nascita di un ufficio nazionale a Roma. Per l’organizzazione ambientalista si tratta dell’ideale apertura di una porta sul Mediterraneo. A distanza di trent’anni, in occasione del suo compleanno, Greenpeace Italia vuole continuare a rivolgere il suo sguardo sul Mare Nostrum e per questo lancia oggiAggiungi un appuntamento per oggi “Accendiamo il sole”, campagna di crowdfunding per regalare agli abitanti di Lampedusa energia pulita e rinnovabile.
Lampedusa è oggetto di un paradosso che accomuna molte delle isole minori italiane non collegate alla rete elettrica nazionale. Nonostante siano infatti famose per il sole e il vento, queste isole producono la quasi totalità della propria energia dal petrolio. Una fonte energetica sporca, inquinante e molto costosa, pagata in bolletta da tutti noi con oltre 60 milioni di euro di incentivi ogni anno.
Una situazione che Greenpeace vuole cambiare al più presto, iniziando dai fondi che verranno raccolti con questa campagna di crowdfunding. Grazie ad “Accendiamo il sole” verrà infatti finanziato un impianto fotovoltaico da 40 kWh da installare sul tetto del Comune di Lampedusa.
«Per il nostro trentesimo compleanno vogliamo fare un gesto concreto, e con l’aiuto di tutti metteremo un primo importante mattoncino per un futuro 100 per cento rinnovabile per Lampedusa e per tutti noi», dichiara Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Questo impianto permetterà ai cittadini dell’isola di risparmiare circa 200 mila euro, evitando allo stesso tempo l’immissione in atmosfera di quasi 300 tonnellate di CO2, l’equivalente delle emissioni catturate da oltre 7 mila e 300 alberi in 10 anni».
Il progetto di solarizzazione del tetto del palazzo comunale di Lampedusa è già stato autorizzato lo scorso anno sia dall’amministrazione dell’isola che dalla Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Agrigento, ma è stato nel frattempo bloccato da un cortocircuito burocratico che ha impedito l’accesso ai fondi di finanziamento. Una situazione non nuova nel nostro Paese, in particolare per il settore delle rinnovabili, in cui l’eccesso di burocrazia è spesso la più grande barriera allo sviluppo delle energie pulite, sia per i cittadini che per i grandi investitori.
«Il nostro è anche un gesto di pace. Lampedusa infatti non è solo un’isola bellissima, ma è anche un simbolo di accoglienza per tante persone che fuggono da povertà e guerre. Guerre in molti casi causate anche da quello stesso petrolio utilizzato per produrre energia vecchia e sporca», continua Iacoboni. «Il sole invece non solo rappresenta energia pulita, ma è anche un segno di speranza. Per i nostri trent’anni non spegneremo nessuna candelina, per i nostri trent’anni vogliamo accendere il sole», conclude.
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