Il 1° luglio l’amministrazione Obama ha diffuso informazioni sul numero delle persone uccise dai droni Usa a partire dal 2009.
Questo è il commento di Naureen Shah, direttrice del programma Sicurezza e diritti umani di Amnesty International Usa: “Si tratta di una significativa presa di distanza dalla politica, seguita per lungo tempo dall’amministrazione Obama, di non rendere pubbliche le informazioni sul numero di civili uccisi negli attacchi coi droni. È un passo determinante per smantellare il pericoloso precedente costituito da un programma globale di uccisioni segrete”.
“Amnesty International chiede da tempo agli Usa non solo di essere più trasparenti sugli standard adottati in tema di raccolta di dati e sulle politiche seguite, ma anche di chiarire chi è considerato un civile. In assenza di informazioni sulla definizione e sugli standard legali seguiti dall’amministrazione Obama in merito agli attacchi coi droni, ogni valutazione sui numeri sarà incompleta. In ogni caso, non siamo alla fine ma all’inizio del confronto pubblico sul programma Usa di attacchi coi droni”.
“Nell’ultimo anno di presidenza, è più importante che mai che l’amministrazione Usa chiarisca tanto le ragioni quanto le statistiche relative a tutte le persone uccise dagli attacchi coi droni, e non solo a quelle di paesi occidentali”.
“La disponibilità del presidente Obama a valutare a fondo l’impatto del programma di attacchi coi droni e a fornire scuse e risarcimenti alle vittime influenzerà in modo decisivo l’eredità che lascerà nel campo dei diritti umani e stabilirà un chiaro riferimento per le successive amministrazioni”.
In un importante rapporto diffuso nel 2013, Amnesty International Usa aveva rivelato che gli Usa avevano compiuto uccisioni illegali coi droni in Pakistan, alcune delle quali avrebbero potuto essere considerate crimini di guerra o esecuzioni extragiudiziali. Il rapporto, intitolato “Sarò io il prossimo? Attacchi Usa coi droni in Pakistan”, aveva fornito nuove prove sull’uccisione, mediante i droni, di persone che non costituivano alcuna minaccia, tra le quali Mamana Bibi, una donna di 68 anni, e Saleh Khan, un ragazzo di 14 anni.
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