Un coming out che ha smosso la Chiesa, ma che non ha portato ad un cambiamento coraggioso. Una lettera a Papa Francesco senza risposta e un giudizio sulla Chiesa polacca e sul futuro di quel paese che, a suo parere, sta diventando sempre più confessionale e nel quale sta iniziando la Giornata Mondiale della Gioventù. Un’intervista ad ampio raggio quella che Krzysztof Charamsa ha concesso ad Agenparl. Un’intervista in cui parla anche del suo libro “La prima pietra” attualmente in libreria. Un libro che l’ex sacerdote aggiunto della commissione teologica internazionale ha scritto dopo aver lasciato la Chiesa, in seguito alla sua affermazione pubblica di essere gay e di avere un compagno, con il quale attualmente vive a Barcellona. Un libro che sta avendo particolare successo tra il pubblico, soprattutto per il punto di vista dell’uomo di Chiesa “cacciato dalla Chiesa” che riesce a fornire.
Dopo il suo coming out nella Chiesa è cambiato qualcosa? in quale misura? E se no per qualche motivo c’è questa resistenza ad ammettere un fenomeno che interessa, comunque, l’istituzione che è comunque fatta di uomini?
Penso che ogni coming out, se è coraggioso e pubblico, cambia qualcosa, almeno inquieta e smuove la mentalità omofoba dominante nella Chiesa cattolica e mantenuta da questa stessa Chiesa nella sua dottrina anti-gay imposta ai fedeli. Certo, non è arrivato il cambiamento che avrebbe dovuto venire: il confronto delle interpretazioni bibliche e tradizionali imposte dalla Chiesa con l’attuale stato di scienze, alla luce di cui quelle interpretazioni si scoprono erronee. Non è arrivato il confronto della Chiesa né con il mio messaggio, né con il messaggio di molti gay e lesbiche credenti, che da decenni (molto prima di me!) chiedono alla Chiesa di iniziare a riflettere serenamente, senza pregiudizi e blocchi stereotipici sui sani e naturali orientamento sessuali (non-eterosessuali). La Chiesa chiude la bocca a tutti loro. Io devo ringraziare tutti coloro che precedono i tempi e da cattolici difendono i diritti umani delle persone LGBTIQ. Da loro ho imparato moltissimo prima della mia “conversione” del coming out.
Il motivo di questa chiusura della Chiesa è una forma del potere patriarcale e maschilista, che stigmatizzando le minoranze sessuali e, mettendole contro la maggioranza eterosessuale, mantiene un dominio sulla sessualità. La Chiesa decide (irrazionalmente, cioè fuori del confronto con la conoscenza razionale) quale sessualità è buona e possibile e quale no. Così vuole ancora continuamente dominare quel spazio della sessualità, che è tra i più intimi della nostra esistenza, dove si giocano le nostre storie d’amore. Lo fa con prepotenza e senza razionale confronto con la realtà.
Nel suo libro riporta integralmente la lettera che ha scritto a Papa Francesco e alla quale, secondo i giornali, non ha mai avuto risposta. Per quale motivo secondo lei?
Non ho ricevuto risposta, questo è vero. Ma a me molto più importante sarebbe che la comunità omosessuale ricevesse una risposta dalla Chiesa di papa Francesco: lui aveva promesso di prendere sul serio la realtà circostante e non schiacciarla con le idee preconfezionate, con quei dottrinalismi ciechi che lui denuncia e che invece dominano il pensiero della Chiesa. Questa risposta non è arrivata, pur essendo stata promessa. E questo è triste. Lei mi chiede sulle ragioni: ci sono molti motivi, forse il papa non aveva forza di confrontarsi con la fobia verso le persone LGBTIQ che nella Chiesa cattolica è enorme, depositata nel nostro subconscio. Neanche non ci rendiamo conto, che ridurre qualcuno a “patologia” quando quel qualcuno è sano, è un offesa e un torto verso la sua dignità e i suoi diritti. Non voler verificare gli errori della Chiesa in quel campo è una forma pericolosa di omofobia. Nella Chiesa siamo bloccati dai sentimenti negativi e stereotipici verso i gay. Queste emozioni di paura e di odio non ci permettono anche a livello istituzionale a confrontarsi con il sapere umano conquistato negli ultimi decenni sull’omosessualità o sulla transessualità. Ma ci sono molti altri motivi anche di natura politica, connessi con le forme di potere ecclesiale, non proprio evangeliche, ma molto umane. Ma così entriamo nei calcoli oscuri di un potere della Chiesa e del Vaticano che non ha nulla a che fare con il servizio di Dio e dell’uomo.
Papa Francesco può fare qualcosa per cambiare radicalmente la Chiesa e il modo di intendere la sessualità e la vita di coppia, sia etero che gay? Ha gli strumenti adatti secondo lei?
Mi piace la sua domanda: infatti oggi non è solo l’omosessualità la grande questione con cui la Chiesa non riesce confrontarsi, ma tutta la sessualità che sia gay o trans o inter o etero…, il vissuto della sessualità con tutte le nostre umane ricerche dell’amore, dell’intimità, della relazione. Oggi sappiamo molto più sulla nostra sessualità e siamo molto più capaci di una sessualità matura e responsabile che i nostri nonni, quando la sessualità era un tabu, rimpiegata nei dettami del dominio della Chiesa, come se la Chiesa fosse la sessuologa e psicologa per tutti, al contempo non permettendo neanche di parlare apertamente di chi siamo in quanto essere sessuati. Oggi finalmente iniziamo a parlare apertamente della nostra sessualità e dei suoi vissuti, dei suoi reali problemi e sfide. La Chiesa invece continua a pretendere che essa è l’unica competente in materia, mentre è del tutto ignorante di un campo che è stato per gli ultimi decenni esplorato dalle scienze. Pensi alle fantasie dei rapporti sessuali delle coppie di oggi, al meraviglioso mondo dei piaceri delle nostre relazioni intime o anche alle esperienze positive di masturbazione maschile o femminile che ci permettono conoscere il nostro corpo, etc. etc. – tutto stigmatizzato dalla Chiesa e ignorato. Torno ora alla sua domanda: ogni papa ha i poteri che spettano ad un papa e che nella Chiesa cattolica sono enormi. Ha tutti gli strumenti necessari per sviluppare la dottrina in riferimento allo sviluppo umano. Purtroppo non li ha usati. No ha aperto quegli studi che sembrava incoraggiare in principio del suo pontificato. Prima del Sinodo sulla famiglia – a parte l’ottimo e rivoluzionario articolo del Card. Walter Kasper sulla giusta accoglienza dei divorziati risposati – nella Chiesa non è stato fatto nulla di serio per capire la famiglia e il matrimonio di oggi, per iniziare seri e oggettivi studi sulla sessualità, per confrontarsi con le scienze e le esperienze umane. Proprio nulla di serio! Quel blocco l’ho vissuto dentro nel Vaticano. L’unica cosa a cui ci si dedicava seriamente era come distruggere qualsiasi discussione e riportare l’argomento allo stato del tabù vigente nel passato grazie al controllo legalista da parte della Chiesa. Si lavorava seriamente solo per non permettere liberarci dalla paranoia anti-gay che blocca il razionale pensare sulla realtà delle persone LGBTIQ. Ho impressione che il papa alla fine ha acconsentito a questa forma di mantenere ancora il potere patriarcale della Chiesa che obbliga tutti a essere eterosessuali. Ma questa è la disumana imposizione, che nel futuro per forza sarà integralmente rivista.
Con l’Amoris laetitia è stato fatto un passo avanti per quanto riguarda l’affettività della coppia. Il suo parere in merito al documento.
Ha ragione e vedo che Lei ha letto il testo! In esso è stato fatto un discreto passo avanti circa l’affettività della coppia eterosessuale. È un fatto positivo, ma esso è stato compiuto negando e offendendo le coppie che non sono eterosessuali, invece di riflettere anche su di essere senza pregiudizi. Dunque quel passo positivo, che è stato fatto per gli uni, al contempo è stato fatto contro gli altri. Quando leggevo il lunghissimo testo dell’esortazione, scoprendo che alle coppie omosessuali (reali ed esistenti, che si amano nella fedeltà ai propri compagni, ne conosco moltissime che festeggiano 30 o 40 anni della loro relazione), a queste coppie sono state dedicate solo le negative note, che li privano del loro diritto di esistere con una insensibilità disarmante. Mai non la aspetterei dal papa Francesco, che mi annuncia misericordia, comprensione, apertura mentale. Una vera contraddizione! Per di più, lui prometteva di essere attento alla realtà prima che alle idee preconfezionate e arretrate. Lui diceva di voler difendere bambini: nell’Amoris laetitia non c’è neanche una parola dedicata ai bambini che vivono nelle famiglie arcobaleno, bambini felici di avere due madri o due padri (quei bambini esistono e dalla Chiesa sono stati ridotti di nuovo al silenzio del tabù: questo è anti-evangelico!). Amoris laetitia, come tutto l’insegnamento pontificio precedente, è omofobico, cioè paralizzato dalla paura e dai sentimenti negativi verso i gay.
Adesso ci sarà la Giornata Mondiale della Gioventù e sarà un’occasione per tanti giovani di vivere un momento di fede comunitaria nella sua Polonia, un paese che ha avuto un Papa poi diventato santo in tempi recenti. Secondo lei quale sarà il messaggio di queste giornate?
Purtroppo non posso confermare la sua descrizione ottimista della speranza per questa Giornata Mondiale della Gioventù. Questa Giornata non dovrebbe svolgersi attualmente in Polonia, perché il mio paese vive un pericoloso processo – indirizzato in maniera subdola e nascosta – per diventare un paese confessionale cattolico. Un papa, che giustamente si distacca nelle sue interviste dai paesi confessionali e riconosce la bontà degli stati laici che devono sforzarsi di difendere il bene di tutti e non solo di una religione, non dovrebbe andare ora in Polonia, perché la sua sarà la “benedizione” di un crescente regime cattolico, che non rispetta i diritti umani, fa crescere xenofobia, l’odio verso i rifugiati, dei quali non abbiamo accolto neanche uno in Polonia, l’antisemitismo, la violenza sulle donne e la onnipresente omofobia. Purtroppo il governo polacco, che si presenta come l’unico governo giusto in Europa, perché cattolico, sponsorizza con i soldi pubblici la Giornata Mondiale della Gioventù (mentre non ha soldi per le pensioni degne o per la sanità) e così userà questa visita per la promozione della crescente dittatura cattolica in Polonia. La Chiesa polacca sostiene tutto ciò in maniera arrogante, influisce sul governo del paese, con privilegi impensabili negli stati civili di diritto. La Chiesa è responsabile per aver diviso i polacchi e per mantenere in loro l’odio per tutti coloro che sono percepiti diversi: Ebrei, gay o lesbiche, ma anche donne. Lei non può immaginare cosa ha fatto la Chiesa polacca (sotto pontificato di Papa Francesco) affinché non si firmasse la convenzione contro la violenza sulle donne! Non può immaginare che discorso di odio omofobico viene promosso dalla Chiesa e dai cattolici polacchi, felici per la strage omofobica di Orlando. In Polonia si scriveva la mattina dopo: “finalmente una buona notizia”, “ci toglie il lavoro facendo ordine con quei schifosi pervertiti”, “che ben che ha riempito i loro c..i di pallottole, doveva piacere a questi animali…”, “speriamo che non ci sarà alcuna persona razionale che si dispiace per aver eliminato quei deformati rifiuti umani” (in effetti il governo polacco non ha fatto neanche condoglianze dopo Orlando). In Polonia si dice nelle chiese che gli atei sono i peggiori delinquenti dell’umanità, e nessuno reagisce a una tale stigmatizzazione. Nel parco di una città si vieta fare jogging o sport, perché in quel luogo fu celebrata la messa con Giovanni Paolo II forse vent’anni fa e hanno posto una croce in memoria di quell’evento e ora la gente in tenuta sportiva offenderebbe quella croce (così agiscono i municipi in Polonia). In Polonia funziona così: i vescovi dicono che nei media non si può mai presentare positivamente un gay come persona normale (lo dicono apertamente nelle interviste). I gay che sono ritenuti i “pervertiti” devono essere sempre presentati negativamente così da mantenere sentimenti di rifiuto e di odio da parte della gente verso di loro. E il governo, i mezzi di comunicazione sociale sono sottomessi a questa stigmatizzazione. Questa è la Polonia e la Chiesa polacca che organizza la Giornata Mondiale della Gioventù con il papa Francesco! Ma questo non è momento di fede che si aspetterebbe dal pontificato di Francesco. Questo è anti-Vangelo…
In realtà, sotto sotto, in Polonia c’è molta opposizione a questa Giornata (segno di prepotenza della gerarchia), ma non si può criticarla apertamente, perché il Parlamento ha votato una legge a protezione di questo evento (sic!). Non si può, per esempio, discutere quanto costerà tutto quell’evento, che in Brasile l’ultima volta ha lasciato a banca rotta qualche diocesi. I giovani polacchi non si sono iscritti per venire a Cracovia, come sperava la gerarchia cattolica che disperata scrive adesso le lettere alle parrocchie per spingere più possibile le iscrizioni. I giovani volontari devono pagare per poter essere volontari (sic! questo è la conseguenza di un’esasperata sete del denaro nel clero polacco: non riescono neanche nasconderla!). Insomma quella Giornata è l’effetto di una mentalità e di dominio patriarcale e machista che si vuole mantenere e il papa serve a questo!
Sa cosa si dice nel clero polacco: in realtà la Giornata Mondiale della Gioventù la si era inventato card. Dziwisz (ex segretario del papa Wojtyla), che non voleva andare in pensione (l’altro “delitto” morale delle gerarchie cattoliche assettate del potere che non sanno lasciare la scena). Dunque per avere prolungato il governo oltre la sua età di pensione, ha organizzato questo evento mastodontico, senza badare a costi e a capacità del territorio. Tutto per la vanagloria propria! Così dicono i preti in Polonia. Non si dovrebbe coinvolgere il papa in tali progetti umanamente discutibili, ma prudentemente saper discernerli e cambiare simili piani patologici.
Mentre se mi chiede circa il “mito” di Giovanni Paolo II, rinvio al mio libro La prima pietra chi vorrà leggerlo. Povero papa Giovanni Paolo II: quando penso cosa hanno fatto di lui i miei connazionali! Credo che quando vede tutto questo dall’al di là, è disgustato da ciò che si fa con il suo nome.
In un’intervista ha dichiarato che la Chiesa ha paura di donne e gay. Come mai secondo lei?
Sì, la Chiesa prima di essere omofobica (= paura e odio per i gay) è misogina (= paura e odio verso le donne). La donna è nel subconscio cattolico percepita come qualcosa inferiore rispetto all’uomo maschio, che è il vero soggetto dell’umanità e della Chiesa, superiore a quegli “altri da lui” che sono le donne (solo lui può governare, solo lui può essere prete, etc. etc.). Mentre i gay sono percepiti in questa mentalità retrograda come uomini mancati, come “effeminati”, perciò essi stessi sono visti come se “scegliessero” la posizione inferiore delle femmine. Tutta una visione falsa, ma pare non removibile nella mentalità cattolica. Così l’omofobia e la misoginia sono le due fasce della stessa medaglia. Difendendo la identità e i diritti degli uni, si difendono anche gli altri. Su questo dedico anche le pagine nel mio libro ovviamente in una maniera divulgativa, riflessiva, a partire da una storia umana per arrivare con il messaggio al pubblico più ampio possibile comunque non specialistico), perché sono problemi che riguardano noi tutti.
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