Ho avvertito stanotte qualcuno pareva scuotermi il letto, sono rimasta inchiodata sopra e poi alla fine ho acceso la lucetta per capire se non era un incubo. No, tutto vero, come quando fu per l’Abruzzo: erano le 3.36 e il lume dal soffitto dondolava come se entrasse impetuosamente il vento. Ho pensato cosa poteva essere accaduto di così tremendo per avvertire io quella scossa, magnitudo 6.0. Mi sono riaddormentata ma ecco che dopo un’ora è tornato a vibrare tutto. Sono le 7.45 e ne sto scrivendo, io per mia fortuna.
Ho appreso dell’intervista al sindaco di Amatrice, quel paese che ha sul suo cartello in strada, l’invito a gustare il miglior piatto di spaghetti esistente: sembra che sia andato distrutto tanto, tanto… Non si sa quante siano le vittime. E ancora, il paese di Accumoli, luogo dell’ epicentro: un comune italiano di 667 abitanti della provincia di Rieti, nella regione Lazio. Fino al 1927 faceva parte della provincia dell’Aquila, in Abruzzo.
Cosa sarà in piedi di quel piccolo paese? E poi Pescara del Tronto, con soli 135 abitanti, tra il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Il 27 e 28 agosto ci sarebbe stata ad Amatrice ,2646 abitanti, la sua 50a Sagra degli Spaghetti e solo il 20 agosto c’è stata una lunga notte di festa, come ormai è in uso in tutti i paesi d’ estate: dal 2015 è entrata a far parte del Club “I borghi più belli d’Italia“.
Che ne è stato di Preta, un paesino vicino ad Amatrice, che è vissuto solo 22 abitanti d’inverno ma d’estate come tutti questi piccoli centri si rianima per godere delle bellezze del luogo e della genuinità dei suoi prodotti? Me ne parlava sempre l’amatissima amica ed ex collega di banca Lucia Santini, sposata con Vito Foglia, entrambi cresciuti in quel piccolo centro e che venne a mancare ai suoi giovanissimi figli per il solito atroce male.
Quanti piccoli paesi, tesori di umanità e arte e purtroppo assisteremo a questa forzata Transumanza delle genti perché hanno il paese semidistrutto, mentre in primavera Amatrice ne faceva una festa dei greggi e dei loro pastori.
Fate presto, fate presto nel raggiungere tutte queste persone rimaste sotto le macerie, fate presto negli aiuti, fate presto perché rimarranno in tanti senza più niente, senza casa e non si può sentire e vedere che dopo anni non ne hanno ancora una degna di questo nome. Fate presto, perché non possiamo essere rovine su rovine, l’Italia ha voglia di vivere.
Un abbraccio forte da un piccolo antico paese come i vostri.
Doriana Goracci-Pressenza
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