Nuovo incubo nel Golfo del Messico

Un’altra piattaforma petrolifera è esplosa a ieri, alle 9 del mattino, largo delle coste della Louisiana, a 80 miglia a Sud di Grand Isle. Come nel caso della “Deepwater Horizon” della Bp, anche questa volta la compagnia proprietaria della piattaforma “Vermilion Bay”, la “Mariner Energy“, immediatamente dopo l’incidente, aveva cercato di minimizzare i danni, affermando […]

Un’altra piattaforma petrolifera è esplosa a ieri, alle 9 del mattino, largo delle coste della Louisiana, a 80 miglia a Sud di Grand Isle. Come nel caso della “Deepwater Horizon” della Bp, anche questa volta la compagnia proprietaria della piattaforma “Vermilion Bay”, la “Mariner Energy, immediatamente dopo l’incidente, aveva cercato di minimizzare i danni, affermando che dall’impianto non c’era stata “alcuna fuga di greggio” e che la struttura non risultava operativa, bensì era soltanto in manutenzione. Ma la smentita è arrivata poco dopo. Gli uomini della Guardia Costiera hanno infatti comunicato che è stata evidenziata, in mare, una chiazza “lucente” di petrolio, lunga quasi due chilometri e larga 30 metri. Come testimoniato, inoltre, da due operai il pozzo era operativo e non in manutenzione. I primi a lanciare l’allarme dello scoppio erano stati alcuni elicotteri e navi di passaggio che, intorno alle nove, avevano notato del fumo provenire dalla Vermilion Oil 380.  I 13 operai sono riusciti a mettersi in salvo dalle fiamme, buttandosi tutti in mare, con i giubbotti salvagente. Subito dopo aver lanciato lo stato d’emergenza, sulla zona, sono sopraggiunti gli uomini della Guardia Costiera, con sette elicotteri, due aerei e quattro navi. Ora si indaga sule cause dell’esplosione. La “Mariner” parlerebbe di un incendio in un deposito di gas, all’interno della base, e ricorda che, al momento dello scoppio, la piattaforma non era attiva. Una circostanza che è stata messa in dubbio dal Governatore della Louisiana, Bobby Jindal: “Stanno dicendo che la base era chiusa. Se ciò è vero – ha detto – è un fatto molto importante. Tuttavia si tratta di qualcosa che non abbiamo ancora verificato in modo indipendente”. E, anche secondo la Guardia Costiera, l’impianto stava estraendo greggio. Secondo dati diffusi dal TGcom, la piattaforma si trova a 160 km dalle coste della Lousiana e a circa 320 km dalla piattaforma Deepwater Horizon della Bp. A differenza della Deepwater, quella della Mariner Energy estrae il greggio in acque “basse”, a circa 105 metri di profondità, rispetto ai 1500 metri dell’altra. Ciò significa che un’eventuale operazione di chiusura del pozzo sotto il mare sarebbe stata molto più agevole. Le prime notizie dell’incidente hanno fatto salire di 40 centesimi il costo del greggio alla Borsa di New York, raggiungendo i 74,53 dollari al barile, perché all’esplosione si sono aggiunti i problemi che l’uragano Earl porterà alle infrastrutture estrattive della costa della Carolina del nord. Le azioni della Mariner Energy sono invece scese del 2% a 22,93 dollari dopo le prime notizie dell’esplosione. Anche i titoli di Apache, che era in procinto di comprare la Mariner Energy, sono scivolate dell’1,3% a 91,18 dollari.

Carlo Di Stanislao

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