Le sorprese che i nostri monumenti in restauro riservano non finiscono mai di stupire. Così dietro quella che sembrava essere una normale facciata emergono piccoli tesori da conservare, studiare e rendere fruibili alle nuove generazioni. Questa volta è l’abbazia di San Benedetto di Arischia a regalare un felice ritrovamento. L’edificio – come è noto – è in restauro. Nella fase di sistemazione e rinforzo della facciata, tra le tante pietre smontate, sono state ritrovate alcune che sul retro presentano iscrizioni e fregi. Senza alcun dubbio ci troviamo di fronte a materiale lapideo. Che si tratti di questo genere di reperti è chiaro da quanto è ancora leggibile sulla superficie delle pietre; in particolare su una di esse si nota ancora chiaramente la scritta ‘sumptibus’ a indicare la committenza che ‘a proprie spese’ aveva commissionato l’intera iscrizione. Le dimensioni del reperto dimostrano che lo stesso è stato asportato dal pavimento, tagliato, rifinito e infine riutilizzato capovolto sulla facciata. Molto probabilmente le pietre fanno parte di quello che doveva essere l’antico pavimento dell’abbazia (con tanto di lapidi e altro materiale funerario), le quali, a seguito dei numerosi terremoti e dei restauri ‘discutibili’ dell’ultimo secolo, sono state utilizzate per colmare l’imponente facciata del monumento. La storia della facciata dell’abbazia di Arischia è tanto interessante quanto ignorata e, di conseguenza, poco documentata. Delle prime fasi di costruzione abbiamo solo due foto. La prima risalente alla fine dell’800 in cui si vede la facciata in piena fase di montaggio: mancano la parte destra e tutta la parte superiore, mentre al posto del rosone vi era ancora una grande finestra rettangolare. La seconda invece, scattata nel 1925, mostra la facciata completata e le pietre tutte al loro posto. Tra le due datazioni non si può dimenticare il terremoto del 1915, che distrusse la Marsica e fece danni anche nell’abbazia arischiese; con molta probabilità nei lavori di restauro successivi al sisma si decise di asportare il materiale lapideo dell’interno della chiesa e di riutilizzarlo come elemento di facciata, sfruttando già la squadratura delle pietre. La mancanza di una documentazione scritta non ci permette di dare datazioni sicure del trasferimento delle lapidi dall’interno della chiesa e della loro sistemazione sulla facciata. Quello che è certo è che ora sono riemerse delle testimonianze medievali molto interessanti e che presto, a detta anche delle istituzioni competenti, potranno essere esposte nell’abbazia restaurata.
Luca Capannolo
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