Solo in Abruzzo ai danni materiali si somma una vera strage con diecimila animali morti, feriti e abortiti nelle aree del terremoto per l’effetto congiunto delle scosse, della neve e del gelo che hanno fatto crollare le stalle con la perdita di animali tra le macerie e provocato stress da freddo e paura con diffusi casi di aborto. E’ quanto emerge dalla mobilitazione degli agricoltori e degli allevatori colpiti dal terremoto e dal maltempo in Abruzzo che si sono dati appuntamento questa mattina in Località Basciano, in provincia di Teramo, nell’azienda agricola San Vincenzo (Salumieri di Castel Castagna) dove sono morti migliaia di animali e crollate numerose stalle. Una mobilitazione molto sentita dagli allevatori che hanno incontrato (prima a Basciano, in provincia di Teramo, e poi a Penne, in provincia di Pescara) il presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo, che ha voluto toccare con mano i territori maggiormente colpiti da calamità, accompagnato dall’unità di crisi di Coldiretti Abruzzo e da tanti gli allevatori presenti, provenienti da tutte le province, che hanno raccontato le conseguenze dirette delle calamità di gennaio e le aspettative di un settore provato che rischia l’estinzione e che ora ha bisogno che l’attenzione non si spenga.
Secondo la stima di Coldiretti ammontano infatti a 52 milioni di euro i danni subiti dalle aziende agricole e dalle stalle a seguito degli ultimi eventi calamitosi che hanno colpito soprattutto l’attività di allevamento che ora rischia concretamente di scomparire insieme alle specialità locali, alla loro storia e al futuro di una regione che ha nell’agroalimentare una forza trainante dell’economia. Nel dettaglio – sottolinea la Coldiretti – i settori più colpiti in termini di mancato reddito e danni strutturali sono sicuramente quello dell’allevamento di mucche da latte e della pastorizia ma anche l’allevamento di maiali destinati ai salumi tipici ha subito perdite pesantissime, come nel caso dell’allevamento di Basciano che ha registrato una perdita di circa 3mila capi.
La calamità ha messo a rischio specialità conservate da secoli, dal pecorino di Farindola al pecorino Amatriciano, dalla mortadella di Campotosto al caciofiore aquilano, dalla scamorza abruzzese alla ventricina teramana fino ad arrivare al salame aquila o al caciocavallo abruzzese che nell’insieme rappresentano un patrimonio culturale del paese, oltre che una opportunità produttiva ed occupazionale insostituibile. Un volano per l’economia del territorio anche dal punto di vista turistico se si considera che nelle zone particolarmente interessate dagli eventi ci sono circa 160 agriturismi, molti dei quali già fortemente colpiti dal sisma del 2009 e negli ultimi anni in ripresa, con perdite quantificabili anche in termini di mancate presenze in circa nove milioni. Sono stati registrati danni al settore olivicolo con una stima presunta dei danni, diretti e indiretti, che si aggira introno al 35% della produzione lorda aziendale ed è quantificabile all’incirca in quindici milioni.
E per sottolineare l’importanza dell’agroalimentare abruzzese, nel corso della visita del presidente Moncalvo (dopo la visita a Basciano Moncalvo ha incontrato gli allevatori di Penne nella stalla di Gianluca D’Angelo) sono state esposte le eccellenze che rischiano di scomparire: dal pecorino di Farindola a quello amatriciano dal salame aquila al caciofiore aquiliano passando per la ventricina teramana o alle mortadelle di Campotosto fino a tutti i prodotti caseari e gli insaccati tradizionali. Tutti a rischio di estinzione, come rischiano di estinguersi le 280 stalle che sono state danneggiate in tutta la regione, con conseguenze terribili sull’economia abruzzese.
“E’ determinante intervenire sulla semplificazione e sulla velocizzazione delle procedure in una situazione in cui a piu’ di 5 mesi dalle prime scosse di terremoto in Italia sono state montate e rese operative appena il 15% delle stalle mobili previste” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che l’ultimo decreto sul terremoto contiene la conferma di circa 35 milioni di euro di aiuti diretti per il mancato reddito delle imprese di allevamento da erogare entro febbraio con un sostegno per animale allevato per un importo stabilito in 400 euro a capo bovino e 60 euro per ogni pecora posseduta prima del sisma, ma aiuti sono previsti anche per il settore suinicolo e per quello equino secondo quanto riferimento dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento” ha precisato Moncalvo nel sottolineare l’esigenza che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.
“Gli eventi di gennaio – aggiunge Coldiretti Abruzzo – hanno colpito al cuore un intero settore ed è necessario ora non abbandonare nessuna azienda che va invece accompagnata verso un percorso di rinascita contro una burocrazia che potrebbe ora incidere in modo letale. Bisogna restituire speranza ad un settore, ed in particolare al comparto zootecnico, che in questo momento chiede la dovuta attenzione per evitare di scomparire portandosi dietro un patrimonio inestimabile di tradizioni e di eccellenze che, una volta estinte, sarebbero irrecuperabili. Non solo sono a rischio le eccellenze agroalimentari come il pecorino, la mortadella di Campotosto e i salumi teramani solo per citarne alcuni, ma anche la storia della nostra regione e la forza trainante dell’economia agricola sugli altri comparti. La ricostruzione deve andare di pari passo con la ripresa dell’economia che va favorita in prima battuta attraverso lo snellimento la burocrazia”.
Oltre agli allevatori provenienti dalle diverse province, il presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo, accompagnato dal presidente di Coldiretti Abruzzo Domenico Pasetti e dal direttore regionale Giulio Federici, ha incontrato l’assessore regionale alle politiche agricole Dino Pepe, il colonnello Gualberto Mancini, nonché l presidente dell’istituto zooprofilattico Manola di Pasquale e Pierluigi Imperiale della Asl de L’Aquila.
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