Hassan Abouyoub è stato nominato Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia nel 2010. Originario del Sud del Marocco, 64 anni. Poliglotta, diplomato all’Emlyon Business School, la scuola di management di Lione, è stato anche ambasciatore in Francia. Un economista e un politico di rango che in questi giorni è arrivato agli Stati generali di Distretto33. Un Ambasciatore a un’iniziativa legata al territorio? Proprio così, e forse anche per rendere applicato il concetto di glocal. Ad Hassan Abouyoub abbiamo chiesto come vede il rapporto con le reti territoriali, le nostre aziende e le opportunità che il suo Paese apre agli operatori italiani. Ci ha risposto con la consueta chiarezza
Ambasciatore, cosa lo ha portato al convegno di Distretto 33?
Innanzitutto devo dire che sono molto contento di essere stato invitato. Credo sia importante sfruttare l’opportunità di aprire un dialogo con nuovi modelli di governance territoriale con cui mi sento in grande sintonia. Penso, anche, che il Marocco sia importante per la Lombardia Per sviluppare l’internazionalizzazione delle sue aziende l’Italia deve guardare al Sud, all’Africa. E, a conti fatti, forse il cancello per l’Africa, con tutto il rispetto e tutta l’umiltà del mondo, può essere rappresentato proprio dal Marocco.
Grandi, medie e piccole imprese. Quale il vostro focus di interesse?
Direi soprattutto le medie e piccole imprese perché hanno la possibilità di adattarsi all’ambiente caratterizzato dalla competitività regionale e macroregionale. Ovviamente questo richiede un’assistenza e una spinta forte, che siamo pronti a dare, ma soprattutto una visione collettiva che sappia portare a condividere i costi dell’internazionalizzazione. E’ proprio pensando a questo che ho lanciato l’idea di una piattaforma digitale fra Lombardia e Marocco,
Il Marocco cosa offre alle aziende italiane ?
Un ambiente che è molto simile al vostro nei suoi meccanismi giuridico/fiscali. Non abbiamo inventato l’acqua calda, abbiamo preso il meglio di ciò che abbiamo in Europa.
Quindi?
Il Marocco non è un paese basato sugli interventi statali, è un paese aperto, un paese molto liberale diverso dal nostro vicinato(Algeria ndr). Questo fa in modo che non ci siano barriere, specie per i rapporti basati sulle reti territoriali. Ma non è il solo punto a favore. Siamo anche vicini culturalmente e questo facilita molto.
Meccanismi fiscali e incentivazioni. Due punti a cui le aziende italiane sono molto sensibili. Cosa trovano nel vostro Paese?
Abbiamo un sistema molto simile al vostro, ad esempio abbiamo l’Iva. Un’azienda che vuole investire da noi può contare su incentivazioni, esenzioni importanti sia su import sia su export. Per non parlare delle esenzioni fiscali sull’utile. Possono durare anche dieci anni, dipende dall’attività che si svolge.
Quante aziende italiane lavorano oggi nel vostro Paese?
Ne abbiamo più o meno 200 di medio -piccolo livello. Potrebbero essere molte di più ma l’Italia sembrava avesse dimenticato il Marocco. Negli ultimi 3 o 4 anni, però, è cambiata la storia. Oggi c’è un interesse assolutamente incredibile e crescente. Certamente anche perché l’Area del Mediterraneo è molto complicata e il Marocco è forse uno dei pochissimi Paesi con cui è facile stabilire un rapporto, per stabilità politica e modello economico. Per il resto, in questo nostro grande mare, e in particolare nella sua sponda Sud, le cose non sono affatto facili.
Un’azienda cosa deve fare per lavorare con il Marocco?
Niente di complicato. Andare lì. Ci sono referenti a livello locale e a livello centrale. Nella capitale abbiamo un’agenzia di promozione degli investimenti. Io però raccomando sempre di prendere professionisti che abbiano studi legali e fiscali e che lavorano secondo il modello italiano.
E poi?
Darsi il tempo di scoprire , di capire, di respirare il profumo del Marocco. E andare avanti
Dario Tiengo-Tribunapoliticaweb.it
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