L’Ottocento vede spiccare la figura del Canina fra le persone più rappresentative dell’Antiquaria a livello nazionale. In lui è possibile riconoscere il principale fondatore della moderna archeologia nell’ambito dei monumenti funerari fra I secolo a.C. e II secolo d.C. del Suburbio Romano. Le sue segnalazioni rappresentano tuttora un punto di partenza imprescindibile per ogni lavoro di ricerca.Da non dimenticare la rappresentativa opera di Rodolfo Lanciani: Pagan and Christian Rome da cui trarre aspetti salienti sull’architettura funeraria dell’Antica Roma.
Il XX secolo apre all’insegna di un rinnovato interesse in ambito preistorico e protostorico quale riflesso dell’attività svolta nella Capitale da Luigi Pigorini.
A Thomas Asbhy si riconosce il merito di aver condotto nel primo quindicennio del ‘900, sotto il Pontificato di Paolo III, una ricognizione della Campagna Romana da cui estrapolare informazioni utili sui monumenti funerari. Lo stesso archeologo nel 1921 sposta la sua attenzione su una delle principali arterie dell’Urbe: la Via Flaminia. E proprio sulla sua scia numerosi archeologi di fama internazionale e nazionale da quel momento in poi spostarono la loro attenzione sull’indagine delle principali vie di comunicazione fra la campagna e Roma, con un certo riguardo per i monumenti che le costellavano.
Significativo è il contributo di Von Hagen incentrato sull’importanza assunta dalle arterie dell’Impero Romano quali canalizzatrici ideali di storia, testimonianze archeologiche e identità collettiva.
Gaetano Messineo ha avuto la caparbietà e destrezza di pubblicare, singolarmente o insieme ad altri esponenti del ramo archeologico, negli anni ottanta del secolo scorso diversi articoli su talune tipologie di mausolei per alcune arterie della Capitale.
La realizzazione nel 1986 di una pubblicazione sui mausolei dell’Urbe basata su una minuziosa indagine delle fonti e dei testi antichi, essenzialmente centrata sull’Età romana si deve all’erudito tedesco M. Eisner. L’opera intitolata Zur Typologie der Grabbauten in Suburbium Roms rappresenta tuttora un punto di partenza da cui estrapolare, oltre i rilievi dei singoli monumenti classificati per tipologie, dati importanti dal punto di vista archeologico.
Un esempio lampante è “Monumenta. I sepolcri romani e la loro architettura (Milano, 1984) ” di Henner Von Hesberg in cui l’autore, ponendo la sua attenzione sull’evolversi delle diverse tipologie costruttive a destinazione funeraria nell’Impero Romano fra II sec. a.C. e IV d.C., riscontra un’analogia tra il mausoleo “a torre” e il mausoleo “a edicola”.
Gaetano Messineo sei anni più tardi darà vita a una raccolta delle notizie relative all’area di Saxa Rubra caratterizzata da un rigoroso ricorso alla documentazione per la valorizzazione del patrimonio di Età Classica e del riordino delle diverse segnalazioni in ambito dei monumenti funerari “a torre” e analogie fra I secolo a.C. e II sec. d.C., come nel caso dell’esemplare di Grottarossa.
Proseguendo il cammino intrapreso nel 2003 Massimiliano Valenti, direttore del Polo Museale di Monte Porzio Catone, in accolito con i suoi collaboratori ha ideato per il mese di ottobre dello scorso anno una giornata di studi sui “Monumenti sepolcrali romani” traendo spunto dalla presenza nel Tuscolano di alcuni ragguardevoli esemplari (quello di Celio Veniciano sulla Via dei Sepolcri; il Cappello del Prete a Tuscolo; quello di Metilio Regolo; il cosiddetto Sepolcro di Locullo e il Torrione di Micara a Frascati). L’incontro è stato presieduto dal Professor Von Hesberg, direttore dell’Istituto Archeologico Germanico a Roma e specialista della materia.
L’aspetto che ha fatto da fil rouge è stato quello della monumentalità di alcune costruzioni di edilizia romana a destinazione funeraria e del rapporto che intercorreva tra la loro forma, la loro collocazione, il loro apparato decorativo e epigrafico oltre al desiderio di esaltare il defunto e la propria gens di appartenenza.
Francesca Ranieri
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